Dopo un iter durato oltre un anno e decisamente travagliato, il provvedimento sulla sicurezza del governo Meloni è finalmente legge. Partito a inizio 2024 come disegno di legge, approvato in prima lettura dalla Camera lo scorso settembre, oggetto di rilievi da parte del Quirinale e infine trasformato in decreto dopo un lungo stallo in Senato, oggi il decreto è stato approvato in via definitiva proprio da Palazzo Madama previa fiducia, come la settimana scorsa alla Camera. Forti le polemiche anche nell’ultimo giorno di esame, a partire dalla protesta di alcune opposizioni (PD, M5S, Avs) durante le le dichiarazioni di voto finali: i senatori di Pd, M5S e Avs hanno inscenato una protesta a mo’ di resistenza passiva, una delle fattispecie introdotte dal decreto, mostrando quindi fogli con la scritta ‘denunciateci tutti’. Protesta alla quale non si è accodata Italia Viva: “Noi siamo decisamente contrati a questo atto, ma la nostra modalità di protesta è una modalità istituzionale – spiega Raffaella Paita - : noi le cose le diciamo dai banchi nella forma più dura, a più netta, però sempre con un atteggiamento di postura istituzionale molto, molto rispettosa, elle regole e delle norme. Questo è la nostra cifra”. In aula poi è toccato a Matteo Renzi polemizzare contro l’ennesima richiesta di fiducia, rivolgendosi ai senatori di maggioranza: "Vi stanno rendendo degli schiaccia-tasti: tra di voi ci sono professionisti, sindaci e la statista della Garbatella avrebbe potuto imparare qualcosa da amministratori che, come voi, conoscono i problemi sul territorio”.
Toni accesi per tutte le dichiarazioni di voto, fino all’ultima di Alberto Balboni, di Fratelli d’Italia, censurato per due volte dalla presidenza di turno per presunti accostamenti tra le opposizioni e la criminalità organizzata (in particolare ricordando che “mentre voi andavate a trovare i terroristi e i mafiosi in carcere…”), che manda in tumulto l’aula. In particolare, il capogruppo di M5S Stefano Patuanelli annuncia in risposta che “dopo il vergognoso intervento di Balboni non parteciperò al voto”. Il decreto introduce misure urgenti per il rafforzamento della sicurezza pubblica, intervenendo su fenomeni come baby gang, degrado urbano e aggressioni a operatori pubblici: si prevede l'estensione del Daspo urbano, la trasformazione del blocco stradale in reato, l'inasprimento delle pene per l'accattonaggio con minori, le norme sulle bodycam e il sostegno legale alle Forze dell'ordine. Inoltre si introducono aggravanti per reati contro pubblici ufficiali o operatori sanitari, restrizioni alla vendita di cannabis light, mentre altre novità concernono l'istigazione a disobbedire, il reato di rivolta in carcere e nei centri per immigrati, la disciplina operativa della Guardia di finanza, le misure per l'Intelligence, la protezione dei militari in missione e il reinserimento dei detenuti.
(Sis)
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