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GUANTANAMO, ITALIANI
A RISCHIO DEPORTAZIONE

GUANTANAMO, ITALIANI <BR> A RISCHIO DEPORTAZIONE

Ci sarebbero anche italiani tra i circa 9mila migranti illegali che saranno deportati a Guantanamo secondo il piano anti-immigrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. A farlo sapere è stato il Washington Post, che ha citato come fonti alcuni funzionari statunitensi. In totale, gli europei sarebbero circa 800, tra cui cittadini di Gran Bretagna, Francia, Germania, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Lituania, Polonia e Ucraina. Fonti informate, inoltre, hanno riferito a Politico che se da una parte il Dipartimento di Stato ha specificato di non voler rivelare l'identità dei migranti illegali che saranno spediti a Guantanamo (tramite la portavoce Tammi Bruce), dall’altra sembrerebbe da quanto emerso che il Dipartimento di Stato starebbe cercando di convincere quello della Sicurezza Nazionale a non mandare cittadini europei nell’area di detenzione. Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, ha commentato la notizia a margine dell'Assemblea di Confcommercio, affermando che “su Guantanamo non c'è nessuna comunicazione ufficiale, c'è solo un articolo di giornale. Abbiamo contatti con i responsabili della sicurezza interna ed eventualmente la questione riguarderebbe soltanto cittadini di Paesi che non sono disponibili ad accogliere i loro connazionali irregolari negli Stati Uniti”. Al riguardo, il titolare della Farnesina ha specificato che “l'Italia aveva risposto qualche tempo fa a un questionario, venuto dagli Stati Uniti, dicendo che noi siamo pronti ad accogliere i nostri concittadini irregolari, qualora ce ne fossero, con il rispetto dei diritti di queste persone e con il rispetto delle regole consolari”. Il ministro Tajani, comunque, ha assicurato che domani telefonerà al Segretario di Stato statunitense Marco Rubio, aggiungendo che non ci sarebbero pericoli eccessivi per eventuali italiani irregolari e che non dovrebbero esserci possibilità per loro di essere portati a Guantanamo.

Sullo sfondo, si stanno estendendo in tutti gli Stati Uniti le proteste contro le operazioni nei confronti degli immigrati irregolari scatenate dall’amministrazione Trump, iniziate venerdì a Los Angeles. La situazione nella metropoli californiana è esplosa in seguito alla decisione del presidente di inviare prima la Guardia Nazionale e poi i Marines. Dopo l’entrata in vigore del divieto di accesso nella “zona calda”, la polizia ha reso noto di aver effettuato “arresti di massa”. Le proteste contro l'Immigration and Customs Enforcement (ICE), adesso, hanno scatenato l’ira di migliaia di manifestanti nelle principali città degli States. A New York, ad esempio, un corteo improvvisato ha marciato per ore a Manhattan mantenendo un clima pacifico per gran parte della giornata, ma la situazione si è aggravata in serata con scontri tra polizia e manifestanti che si erano radunati vicino all'edificio che ospita l'ufficio ICE della Grande Mela. Scontri con le forze dell’ordine anche a Chicago e in diverse città del Texas, tra cui Austin (dove le forze dell’ordine hanno fatto ricorso ai gas lacrimogeni arrestando 13 persone) e Dallas. Come conseguenza, il governatore Greg Abbott ha annunciato lo schieramento della Guardia Nazionale del Texas in diverse località dello Stato. A San Francisco le tensioni si sono concentrate soprattutto nei dintorni di due tribunali preposti alle cause riguardanti l'immigrazione. Problemi anche a Denver, in Colorado, dove i manifestanti hanno bloccato alcune arterie di primaria importanza. E ancora Santa Ana, Las Vegas, Atlanta, Philadelphia, Milwaukee, Seattle, Boston e nella stessa Washington. A Los Angeles, intanto, dopo l’entrata in vigore del coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino decretata dal sindaco Karen Bass, sono state arrestate 25 persone che hanno violato l’ordinanza. Ma l’azione repressiva non sta scoraggiando i manifestanti che continuano a radunarsi nelle aree “off-limits”.

A criticare le politiche anti-immigrazione di Trump sono arrivate anche le dichiarazioni del governatore della California Gavin Newsom, il quale ha nuovamente accusato Trump di aver deliberatamente alimentato il fuoco delle proteste e di aver “implementato una rete militare” su Los Angeles, “mettendo in pericolo i manifestanti pacifici e prendendo di mira le laboriose famiglie di immigrati”. “Il governo di Donald Trump non sta proteggendo le nostre comunità, le sta traumatizzando”, ha aggiunto Newsom, parlando in un video discorso trasmesso poche ore dopo le dichiarazioni di Trump sull’invio di truppe per proteggere gli agenti dell'immigrazione. “Questo sfacciato abuso di potere da parte di un presidente in carica ha infiammato una situazione esplosiva, mettendo a rischio il nostro popolo, i nostri ufficiali e persino la nostra Guardia Nazionale - ha detto Newsom - È stato allora che è iniziata la spirale discendente. Ha raddoppiato il suo pericoloso dispiegamento nella Guardia Nazionale, alimentando ulteriormente il fuoco. E il presidente lo ha fatto di proposito”. Per il governatore, il presidente sta devastando il progetto storico dei padri fondatori, avvertendo che “la situazione che si sta sviluppando in California è solo l'inizio”. Se si tratta solo di un inizio, allora le proteste sono destinate a continuare. In risposta alle decisioni di Trump, Newsom ha annunciato lunedì una causa contro l’amministrazione statunitense per l’intervento della Guardia Nazionale, ma non è ancora chiaro se è stata già depositata in tribunale. L’invio della forza militare di riservisti è avvenuto contro la volontà dello stesso Newsom e con una decisione senza precedenti, la prima del genere dal 1965. Entrando nello specifico della motivazione, l’ordine di Trump scavalcherebbe l’autorità dello stesso Newsom senza ragionevoli ragioni, violando di conseguenza la Costituzione statunitense e una legge che regola l’utilizzo della GN da parte del presidente. (11 GIU - gci)

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