Quattordici giorni per decidere se entrare direttamente in guerra contro l’Iran al fianco di Israele. È il tempo di riflessione che si è concesso il presidente americano Donald Trump secondo quanto reso noto dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, nella conferenza stampa di ieri. Leavitt ha condiviso un messaggio del presidente nel quale il tycoon si dice persuaso del fatto che “sussistono concrete possibilità di negoziati con l'Iran nel prossimo futuro”. Per questo motivo, ha aggiunto Trump, “prenderò la mia decisione” se intervenire o meno “nelle prossime due settimane”. “Sia chiaro – ha aggiunto Leavitt - che l'Iran ha tutto ciò che serve per realizzare un'arma nucleare. Tutto ciò di cui ha bisogno è una decisione della Guida Suprema in tal senso, e ci vorrebbero circa due settimane per completare la produzione di quest'arma, il che, ovviamente, rappresenterebbe una minaccia esistenziale non solo per Israele, ma anche per gli Stati Uniti e il mondo intero”.
Per questo motivo, ha aggiunto la portavoce “certamente il mondo intero è dalla parte del presidente quando si tratta del fatto che l'Iran non può ottenere un'arma nucleare. Questo è un punto su cui praticamente tutta l'umanità, tranne il regime terrorista iraniano stesso, è d'accordo. E quindi il presidente si aspetta che l'Europa trasmetta questo messaggio direttamente agli iraniani”, ha risposto, riferendosi all’incontro previsto oggi a Ginevra nel quale i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito (il cosiddetto E3) incontreranno il loro omologo iraniano Abbas Araghchi. Leavitt ha aggiunto che la “priorità assoluta” di Trump è garantire che l'Iran non ottenga un'arma nucleare.
I DUBBI DELL’AIEA. Fatto sta che le prove raccolte dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica sul programma nucleare iraniano “difficilmente possono costituire la base per un'azione militare”, come ha affermato anche ieri il direttore dell'organizzazione. “Un'azione militare, da qualsiasi parte provenga, è una decisione politica che non ha nulla a che vedere con ciò che diciamo”, ha detto Rafael Grossi intervistato dalla CNN. Dopo aver lanciato la prima ondata di attacchi contro l'Iran, Israele ha fatto riferimento a un recente rapporto dell'AIEA che ha riconosciuto che l'Iran sta arricchendo l'uranio a un livello superiore rispetto ad altri paesi privi di programmi di armi nucleari, violando i propri obblighi di non proliferazione nucleare. Ma Grossi ha dichiarato alla CNN che non c'era alcuna indicazione di un “programma sistematico in Iran per produrre un'arma nucleare”. Alla domanda se sia preoccupato per le possibili conseguenze di un attacco statunitense a Fordow, Grossi ha risposto: “La diplomazia è la strada da seguire”. (20 GIU - deg)
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