Metti una sera nel cuore della storia romana, con un artista che la capitale la rappresenta da anni, senza però aver mai dovuto sentire la necessità di cantarne i luoghi o la gente. I luoghi da evocare sono più quelli del Delta del Mississippi che della foce del Tevere, i suoni arrivano da oltreoceano e riecheggiano quaggiù, trasformati e rivisti durante una lunga carriera che ogni anno aggiunge un capitolo fatto di istinto, di blues e di storie.
Le Terme di Caracalla sono state teatro di una tappa speciale del tour di Alex Britti, che celebra i 27 anni dall’uscita di “It. Pop”, album che lo lanciò sulla scena musicale nazionale. Quel disco, caratterizzato da un pop intriso di influenze internazionali, impose all’attenzione del pubblico il cantautore romano capace di unire la maestria chitarristica a una spontaneità rara; elementi che ancora oggi costituiscono la sua cifra stilistica.
Il concerto romano è stato un abbraccio collettivo tra l’artista e le sue migliaia di fan. Britti, antidivo per eccellenza, ha dialogato col pubblico e ha saputo smontare i luoghi comuni dello spettacolo con parole sincere e dirette, presentandosi a tratti in una veste quasi intima. Invece, dal punto di vista musicale, lo show è stato una poderosa dimostrazione — se mai ce ne fosse ancora bisogno — della succitata anima blues e della sua straordinaria capacità di “interpretare” la chitarra elettrica: dallo slide a passaggi più hard, fino a momenti lirici e ispirati tra infiniti delay e sonorità acustiche, come una delicata “Roma nun fa la stupida stasera”, intonata insieme al pubblico.
A supportarlo sul palco una band di altissimo livello, con il fidato Matteo Pezzolet al basso, un poliedrico Giacomo Voltekker a dividersi tra tastiere, piano ed elettronica, Matteo Morini alla batteria, fenomeno ed “eroe di casa” con un assolo esaltante di 6 minuti, e le tre bravissime coriste Cassandra De Rosa, Francesca Carbonelli e Annalaura Alvear.
Nella scaletta non sono mancate le hit più amate, ma c’è stato spazio anche per brani più ricercati. L’apertura dello show è di impatto con “Una parola differente” e “Buona fortuna” fino al blues di “Da piccolo”, rispolverato dal 1998 e tiratissimo, a far capire che la serata sarà “calda” per il pubblico di casa. La scena si fa più rarefatta per le dolci atmosfere di “Piove”, Alex alterna assoli graffianti e saturi con le sue Stratocaster a passaggi in pieno american style, con lo slide a disegnare dei paesaggi musicali sui quali la band cavalca in perfetta sintonia. Dopo “Esci piano”, il divertente racconto di “Come chiedi scusa”, canzone con sapore funky dedicata a un amico che si è autoinvitato a casa sua e non ne voleva uscire. E dopo “Bene così” è il momento del primo featuring: per accoglierlo Britti porta direttamente dal suo salotto un Wurlitzer d’epoca (“io lo uso solo per suonare Grazie Roma” scherza Alex, ma forse non troppo). L’amico (in questo caso gradito ospite) è Marco Masini con cui – dopo aver ricordato le comuni origini da turnisti – intona “L’uomo volante” (successo con cui l’artista fiorentino vinse Sanremo nel 2004) e “Se non ci sei”. Britti rientra nel suo show con “La vasca”, svelando di aver “mutuato” il riff da “Highway to hell” degli Ac/Dc: pubblico in piedi, come prevedibile e spettacolo che, dopo la dolcezza e spensieratezza di “Lo zingaro felice” e “Immaturi”, arriva al secondo featuring. Stavolta tocca a Mario Biondi, visibilmente felice di condividere il palco con Britti, e la sua “Love is a temple”, seguita da un grande classico del repertorio “brittiano”, quella “Gelido” che risulta essere tra le canzoni preferite dai suoi fan.
Si torna a ballare sulle note di “Mi piaci” (anche qui dedicata a un amico che, rivela Britti, non sente più da oltre 20 anni… proprio dopo l’uscita della canzone) e dal trittico “Milano”, “Supereroi” e “Tutti come te”. L’ultimo featuring è del vulcanico Clementino, che dopo la sua “O’ vient” duetta su una nuova versione di “Tutta la vita”, regalando anche un freestyle di grande impatto. Si chiude con un pokerissimo di classici: “Una su un milione” cantata insieme al pubblico, “Jazz” che dà spazio al solo di Morini, l’immancabile “Oggi sono io” e una indiavolata “7000 Caffè”. C’è spazio per un bis ma guai a chiamarlo così: lo sottolinea Britti, demolendo ancora una volta le regole del pop e facendo emergere la sua spontaneità. Non è un bis di quelli con le luci spente e l’artista che rientra: è un gran finale con “Baciami e portami a ballare”. E in fondo, è proprio ciò che è successo l’altra sera a Caracalla. (Marcello Lardo)
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