“Qua parlo come Silvia Sardone: per me tutti i tipi di velo islamico sono simbolo di sottomissione, perché io non credo che una donna libera abbia la voglia con la temperatura che abbiamo in questi giorni di andare in giro con un sacco dell’immondizia addosso”. Così Silvia Sardone, eurodeputata e vice segretaria della Lega, nel corso di una conferenza stampa alla Camera in cui insieme al deputato del Carroccio Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione, ha presentato una risoluzione in Commissione Cultura di Montecitorio che impegna il governo a fermare “l’islamizzazione delle scuole”. “Spesso – aggiunge Sardone - quando si parla di velo islamico nelle scuole viene citata la parola libertà, viene detto che è una scelta libera e consapevole: allora io mi chiedo, quando vedo delle bambine della scuola materna o elementare con il velo, come possa essere una scelta libera e consapevole quella del velo islamico da parte di una bambina di 5 o 6 anni?”. “Il velo islamico – sottolinea - non è un simbolo di libertà ma di sottomissione, quindi sono fermamente contraria e vorrei tanto che il divieto di velo islamico possa esserci anche in Italia per bambine così piccole alle quali viene chiaramente imposto”. Obiettivo della risoluzione, su cui in VII Commissione verranno svolte delle audizioni, è quello di chiedere “al governo di impegnarsi per impedire l’islamizzazione delle scuole. Lo stiamo vedendo passo passo, giorno dopo giorno: l’islamizzazione parte dalle scuole e il rischio è che poi arrivi all’intero Paese, così come sta succedendo in altri Stati europei. Non è un processo che si conclude in un giorno, e quindi riteniamo che il governo debba intervenire” sottolinea Sardone, per poi aggiungere: “Lo abbiamo visto con la scuola di Pioltello che chiude con la fine del Ramadan, con i lavoretti con l’angioletto che tiene in mano il Corano, con i bambini dell’asilo portati in gita scolastica in Moschea, con la merenda tolta a Soresina durante il Ramadan: insomma vediamo queste cose troppo spesso e crediamo che sia importante mettere dei paletti anche per la tutela delle nostre tradizioni, dei nostri valori, della nostra cultura, della nostra identità e da donna dico anche della nostra libertà”. “Sicuramente – conclude la numero due della Lega - informare i genitori su quello che si va a fare a scuola e ottenerne il consenso, sono sicura che possa migliorare la situazione oggi delle scuole, che non possono essere utilizzate come luogo di propaganda politica ma per formare gli italiani di domani”. Secondo Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione, “l'Italia è come la Francia di 20-30 anni fa. Noi vogliamo evitare quella stessa deriva che si è verificata in altri paesi europei, che porta ogni giorno centinaia di insegnanti francesi per esempio a rischiare la propria incolumità quando parlano di Maometto, quando parlano di Corano. Vogliamo evitare che succeda come a Londra, che in certi quartieri ci siano i tribunali della Sharia: senza scomodare né Oriana Fallaci né Houellebecq, che parlavano di sottomissione, è chiaro che i tentativi avvengono per piccoli step. Prima ci tolsero Crocifisso e Recite di Natale, perché altrimenti l'accusa di essere poco inclusivi avrebbe rovinato la comunità educante, per non urtare la sensibilità di qualche famiglia musulmana. Poi invitarono l'Imam in una seconda elementare a leggere i versetti del Corano, chiedendo ai bambini di inginocchiarsi con la testa sul pavimento perché altrimenti non avremmo favorito il dialogo interreligioso. Dopo cosa succederà? Allora, senza lanciare allarmi, senza essere accusati di islamofobia, noi vogliamo che la scuola sia un luogo dove bambini di tutte le religioni possano convivere pacificamente senza il predominio di uno sull'altro”. Il deputato si esprime poi contro lo Ius Scholae, rilanciato da Forza Italia: “Rispedisco al mittente l'ipotesi prettamente estiva, puntualmente ricorrente dello Ius scholae: così non si fa il bene dei bambini, non si fa il bene dei ragazzi: il bene dei ragazzi stranieri, che hanno gli stessi diritti dei ragazzi italiani, non hanno nessun diritto in meno, lo si fa aiutandoli ad integrarsi realmente, non regalando loro una cittadinanza che così non ha senso”. In merito al divieto del velo nella scuola, Sasso la definisce “una posizione di buon senso, il velo è il simbolo della sottomissione della donna: in audizione chiameremo persone che hanno subito atti di sottomissione e che hanno voluto provare a liberarsi e hanno subìto conseguenze drammatiche”. (PO / Roc)
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