Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

GAZA, AMNESTY:
GENOCIDIO DELLA FAME

GAZA, AMNESTY: <BR> GENOCIDIO DELLA FAME

Strazianti testimonianze raccolte tra personale medico, genitori di bambine e bambini ricoverati per malnutrizione e persone sfollate che lottano per sopravvivere hanno restituito un quadro devastante di fame acuta e disperazione e ulteriori conferme del catastrofico impatto delle restrizioni israeliane nei confronti degli aiuti salvavita, aggravate da uno schema militarizzato di distribuzione, da trasferimenti forzati di massa, da bombardamenti incessanti e dalla distruzione delle infrastrutture essenziali alla sopravvivenza. “Mentre l’attenzione globale si è spostata sulle recenti ostilità tra Israele e Iran, il genocidio nella Striscia di Gaza è proseguito senza tregua, anche attraverso l’imposizione di condizioni di vita segnate da fame e malattie, che hanno spinto la popolazione al limite della sopravvivenza”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. “Nel mese successivo all’introduzione dello schema militarizzato di ‘aiuti’ gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation, centinaia di palestinesi sono stati uccisi e migliaia feriti nei pressi dei punti di distribuzione o lungo il percorso verso i convogli umanitari. Queste morti quotidiane sono state il risultato diretto del fuoco deliberato delle forze israeliane e delle modalità di distribuzione irresponsabili e letali il cui esito era facilmente prevedibile”, ha aggiunto Callamard. “Israele continua a impedire alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni umanitarie di distribuire beni essenziali come cibo, carburante e riparazione, e mantiene in vigore uno schema militarizzato disumano, letale e inefficace, trasformando l’accesso agli aiuti in una trappola mortale per persone allo stremo. Alimenta deliberatamente il caos e moltiplicato la sofferenza invece di alleviarla. Gli aiuti distribuiti, inoltre, sono drammaticamente inferiori rispetto ai bisogni di una popolazione sottoposta a bombardamenti quasi quotidiani da 20 mesi” si legge in una nota dell’organizzazione umanitaria.  

“In quanto potenza occupante, Israele ha l’obbligo giuridico di garantire l’accesso a cibo, medicinali e altri beni essenziali alla sopravvivenza della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Al contrario, ha ignorato sfacciatamente gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia di gennaio, marzo e maggio 2024 che impongono di consentire il flusso senza ostacoli degli aiuti. Israele ha continua a limitare l’ingresso degli aiuti, mantenendo un blocco crudele e soffocante, culminato in un assedio totale durato quasi 80 giorni. Tutto questo deve finire ora. Israele deve rimuovere ogni restrizione e garantire accesso sicuro, libero e dignitoso agli aiuti umanitari in tutta la Striscia di Gaza, immediatamente”, ha proseguito Callamard. A maggio e giugno Amnesty International ha intervistato 17 persone sfollate interne (10 donne e sette uomini), i genitori di quattro bambine e bambini ricoverati per grave malnutrizione e quattro operatori e operatrici sanitari in tre ospedali di Gaza City e Khan Younis. Anche prima dell’assedio totale imposto il 2 marzo 2025 e solo parzialmente allentato 78 giorni dopo, “le condizioni di vita imposte deliberatamente da Israele per distruggere la popolazione palestinese avevano già avuto un impatto devastante, in particolare sulle bambine e sui bambini piccoli, nonché sulle donne in gravidanza o in fase di allattamento – prosegue la nota -. Dal mese di ottobre 2023, almeno 66 minori sono morti a causa di condizioni legate alla malnutrizione. Questo dato non include le numerose vittime infantili decedute per malattie prevenibili aggravate dalla denutrizione. Tra queste vi era la piccola Jinan Iskafi, di appena quattro mesi, deceduta il 3 maggio a causa di una grave malnutrizione. Secondo la cartella clinica visionata da Amnesty International, Jinan era stata ricoverata presso l’ospedale pediatrico Rantissi per disidratazione acuta e infezioni ricorrenti. Le era stata diagnosticata una forma grave di marasma (grave malnutrizione proteico-energetica), diarrea cronica e un sospetto deficit immunitario. La pediatra che la seguiva ha riferito che Jinan necessitava di una formula specifica priva di lattosio, non disponibile a causa del blocco. Il sistema sanitario della Striscia di Gaza, già al collasso per l’elevato numero di feriti, fatica a gestire il crescente numero di neonate e neonati ricoverati per malnutrizione. Al 15 giugno 2025, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Office for the coordination of humanitarian affairs - Ocha), dall’inizio dell’anno erano stati registrati 18.741 ricoveri di minori per malnutrizione acuta. La maggior parte delle bambine e dei bambini malnutriti, tuttavia, non riesce a raggiungere gli ospedali a causa degli ordini di evacuazione, dei bombardamenti e delle operazioni militari in corso”.  

 

I racconti del personale sanitario e delle persone sfollate hanno rivelato una situazione ancora più drammatica. Susan Maarouf, esperta in nutrizione presso l’unità del Patient Friend Benevolent Society Hospital a Gaza City - sostenuta da Medical Aid for Palestinians e MedGlobal - ha riferito che nel giugno 2024 l’ospedale ha aperto un reparto dedicato alla gestione della malnutrizione grave per bambine e bambini tra sei mesi e cinque anni. “All’epoca Gaza City e la provincia di Gaza Nord erano già colpite dalla malnutrizione [a causa del rigido blocco imposto da Israele]. Ma la situazione è peggiorata drasticamente da aprile. Da allora, su circa 200-250 bambine e bambini che visitiamo ogni giorno, quasi il 15 per cento presenta segni di malnutrizione grave o moderata”, ha dichiarato. Nei casi più critici i segni sono evidenti: pelle pallida, perdita di capelli e un grave dimagrimento. Maarouf ha espresso il senso di impotenza nel dover dare consigli nutrizionali in assenza di alimenti: frutta, verdura e uova sono raramente disponibili o sono venute a prezzi proibitivi. “In un mondo ideale, consiglierei ai genitori di offrire cibo nutriente, ricco di proteine. Direi loro di mantenere un ambiente igienico, di fare attenzione all’acqua… Ma nella nostra situazione, ogni consiglio sembra aggiungere dolore a quello che già affrontano queste famiglie”. Maarouf ha descritto il ciclo continuo della malnutrizione, citando il caso di una bambina di sei anni ricoverata a maggio per edema nutrizionale da carenza proteica: dopo un iniziale miglioramento, è tornata in ospedale per un peggioramento delle condizioni. La famiglia, sfollata, vive in una tenda e si nutre con riso o lenticchie forniti dalle cucine comunitarie: “È un ciclo che si ripete. Senza aiuti, come ospedale possiamo solo tamponare la ferita, ma alla fine si riapre”. Le équipe mediche hanno inoltre avvertito che la vita dei neonati è messa a rischio dalla scarsità di latte in polvere, soprattutto quello adatto a chi ha intolleranze o allergie. Una dottoressa ha spiegato: “Nella Striscia di Gaza c’è una crisi del latte. Molte madri, malnutrite o traumatizzate, non riescono ad allattare. Procurarsi latte in formula è già una lotta. Se poi il bambino ha allergie, trovare un latte specifico è quasi impossibile. È una questione di vita o di morte”.

All’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, la dottoressa Wafaa Abu Nimer ha riferito che al 30 giugno 2025 erano ancora in cura nove bambine e bambini con complicazioni legate alla malnutrizione. Negli ultimi due mesi il reparto pediatrico ha accolto numerosi casi di edema nutrizionale, marasma e atrofia muscolare, spesso associati a ferite da esplosione. Secondo Abu Nimer, dall’inizio dello schema militarizzato di distribuzione degli aiuti non si è osservato alcun miglioramento. Ogni giorno centinaia di bambine e bambini vengono esaminati per malnutrizione. Gli ordini di evacuazione emessi a maggio per la provincia di Khan Younis hanno reso l’ospedale irraggiungibile per migliaia di famiglie. La dottoressa ha raccontato ad Amnesty International un episodio che illustra anche l’impatto psicologico della fame: “Una bambina, alla quale erano caduti quasi tutti i capelli per via dell’edema, mi chiedeva: ‘Dottoressa, i miei capelli ricresceranno? Sono ancora bella?’. Anche se queste bambine e questi bambini guariscono fisicamente, le cicatrici resteranno. Sappiamo che la malnutrizione nei primi anni di vita può compromettere lo sviluppo cognitivo, ma non si dà abbastanza attenzione all’impatto psicologico della fame e della guerra su minori e genitori”. Ha parlato anche della stanchezza del personale: “Siamo esausti, anche noi siamo malnutriti, sfollati, viviamo in tende. Facciamo il possibile: curiamo, distribuiamo integratori, cerchiamo di salvare vite. Ma dopo aver dimesso i pazienti, possiamo fare ben poco”.  “Mentre le autorità israeliane continuano a imporre un blocco illegale all’ingresso di aiuti e forniture commerciali nella Striscia di Gaza occupata, centinaia di camion contenenti aiuti restano bloccati fuori in attesa del permesso di Israele” denuncia Amnesty International.

Secondo quanto riferito dall’Ocha, al 16 giugno 2025 852 camion destinati alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni umanitarie internazionali - la maggior parte dei quali contenenti derrate alimentari - risultavano ancora fermi ad al-Arish, in Egitto, in attesa dell’autorizzazione all’ingresso. Inoltre, la parziale revoca dell’assedio totale del 19 maggio non ha comportato l’allentamento delle restrizioni su forniture critiche come carburante e gas da cucina, bloccate dal 2 marzo. Senza carburante non è possibile produrre elettricità e far funzionare dispositivi medici salvavita. Solo una minima parte degli aiuti estremamente limitati consentiti da Israele riesce a raggiungere chi ne ha bisogno. Questi vengono distribuiti tramite lo schema militarizzato e disumano gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation, oppure presi d’assalto da persone affamate o, in alcuni casi, da gruppi organizzati. Il tutto è aggravato dalla distruzione deliberata da parte di Israele - o dalla negazione dell’accesso - a infrastrutture essenziali alla sopravvivenza, comprese terre agricole fertili, serre e allevamenti di pollame.

Il 26 giugno, per la prima volta, il Programma alimentare mondiale e alcune organizzazioni locali hanno potuto distribuire farina a Gaza City. La distribuzione, avvenuta in modo ordinato e senza feriti nonostante la lunga attesa di migliaia di persone, rappresenta una smentita evidente dell’efficacia dello schema militarizzato della Gaza Humanitarian Foundation. Le testimonianze raccolte da Amnesty International indicano chiaramente che tale schema è stato concepito non per alleviare la sofferenza, ma per mascherare agli occhi della comunità internazionale un altro strumento del genocidio israeliano. “Non solo la comunità internazionale non ha fermato questo genocidio, ma ha anche permesso a Israele di reinventare continuamente nuovi strumenti per distruggere le vite palestinesi nella Striscia di Gaza e calpestarne la dignità”, ha detto Agnès Callamard. “Gli Stati devono porre fine alla propria inerzia e adempiere ai loro obblighi giuridici. Devono esercitare tutte le pressioni necessarie affinché Israele rimuova immediatamente e incondizionatamente il suo terribile blocco e ponga fine al genocidio a Gaza. Devono interrompere qualsiasi forma di sostegno alle condotte illegali di Israele, evitando il rischio di complicità in crimini di atrocità. Ciò implica la sospensione immediata di ogni assistenza militare, il divieto di commercio e investimenti che contribuiscano al genocidio o ad altre gravi violazioni del diritto internazionale” ha concluso Callamard. “Gli Stati devono inoltre adottare sanzioni mirate, attraverso meccanismi internazionali e regionali, nei confronti dei funzionari israeliani maggiormente coinvolti in crimini internazionali e collaborare con la Corte penale internazionale, anche eseguendo i suoi mandati di arresto”. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute palestinese, nel 2024 il tasso di mortalità sotto i cinque anni nella Striscia di Gaza ha raggiunto 32,7 decessi ogni 1000 nati vivi, in netto aumento rispetto al tasso di 13,6 registrato nel 2022. Anche la mortalità materna è più che raddoppiata: da una stima di 19 decessi ogni 100.000 nati vivi nel 2022 è salita a 43 nel 2024. (4 lug – red)

 

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