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direttore Paolo Pagliaro

Il modello cinese
cambia in meglio

Il modello cinese <BR> cambia in meglio

di Paolo Pagliaro

Dopo il suo ingresso nel Wto, la Cina ha sfruttato il vantaggio demografico, i bassi costi della manodopera, vaste risorse di fibre naturali e chimiche e la stabilità politica per diventare il principale esportatore mondiale di prodotti tessili. Ora il suo dominio permane ma si sta indebolendo.
Un report di Coface ci informa che la quota cinese nelle esportazioni globali è scesa dal 54% nel 2010 al 41% nel 2023. Il calo è in parte dovuto a un modello economico basato sulla subfornitura per marchi occidentali, attività poco remunerativa nella catena del valore. Così, nonostante il peso significativo in termini di numero di aziende (19% del totale globale), gli operatori cinesi hanno generato solo il 10% dei profitti del settore tra il 2020 e il 2024.
La perdita di competitività – sostiene il report - è inasprita dalla crescita continua dei salari, che dal 2010 sono aumentati in media del 6% ogni anno. Una crescita spettacolare. Nel 2000, un dipendente americano guadagnava 18 volte più di un lavoratore cinese, l’anno scorso solo 4,6 volte. A ciò si aggiungono i nuovi vincoli normativi, in particolare ambientali, introdotti da Pechino con effetti pesanti sui costi di produzione. Secondo gli analisti di Coface questo spiega perché il modello cinese sta perdendo slancio in un contesto di crescente concorrenza globale.
Secondo un diverso punto di vista (per esempio il nostro) il fatto che la Cina aumenti i salari e obblighi le imprese a rispettare l’ambiente è semplicemente una buona notizia.

(© 9Colonne - citare la fonte)