Nel luglio del 1995, a Srebrenica, nella Bosnia orientale, durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, 8373 giovani e uomini bosniaci musulmani (bosgnacchi) furono sterminati dai reparti militari e dalle milizie serbe, in quello che viene considerato il più esteso e grave genocidio consumato in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. In occasione del 30mo anniversario del massacro, la vicedirettrice di Amnesty International per l’Europa Dinushika Dissanayake – che prenderà parte alle cerimonie in programma oggi a Srebrenica - afferma: “Mentre ricordiamo questo solenne anniversario e onoriamo la memoria delle vittime, dobbiamo ringraziare le famiglie di queste ultime e organizzazioni come le Madri di Srebrenica, che da 30 anni sono alla costante ricerca di verità, giustizia e riparazioni. Sebbene molti dei responsabili siano stati portati di fronte alla giustizia, l’anniversario dell’11 luglio ci ricorda dolorosamente che mancano all’appello ancora circa 1000 persone, presumibilmente assassinate a Srebrenica nel 1995. Le loro famiglie continuano a vivere senza ricevere risposte, senza la possibilità di dare sepoltura ai loro cari e senza chiudere realmente il ciclo del lutto. Non solo fanno i conti con un trauma che perdura, ma le famiglie delle vittime subiscono anche gli affronti di alti funzionari che negano quanto accaduto a Srebrenica e glorificano le persone condannate per genocidio e crimini contro l’umanità. Negare il genocidio è non solo una profonda offesa alle vittime e alle loro famiglie ma anche il rifiuto di riconoscere sentenze definitive di tribunali internazionali che hanno stabilito, oltre ogni ragionevole dubbio, che gli atti commessi a Srebrenica hanno costituito genocidio”. Nonostante i principali responsabili del genocidio di Srebrenica, come Ratko Mladic e Radovan Karadzic, siano stati condannati in via definitiva, c’è ancora un lungo elenco di processi da celebrare nei tribunali locali della Bosnia ed Erzegovina. Nel 2024 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato l’11 luglio Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio del 1995 di Srebrenica. “30 anni da Srebrenica: un genocidio europeo” è l’evento che si tiene oggi, dalle 15, nella Cappella Farnese del Comune di Bologna, organizzato dai Dipartimenti di Lingue, Letterature e Culture moderne e di Scienze politiche e sociali dell’Università Alma Mater, con il patrocinio del Comune di Bologna e dell’Università Primo Levi. L’Università di Bologna fu tra le prime a mobilitare le proprie competenze per interpretare in tempo reale la tragedia balcanica: su questa pista intende riprendere, 30 anni dopo, insieme agli enti coinvolti la riflessione nella ricostruzione della memoria traumatica di Srebrenica e di tutta l'Europa, ricordando questa data come un’ombra minacciosa che si proietta ancora, senza attenuarsi, sul presente. L’evento si articola in due momenti: uno più commemorativo che unisce testimonianza e cultura e che vede la presenza della scrittrice Elvira Mujcic, vissuta a Srebrenica fino all'età di 12 anni per poi trasferirsi nel 1993 in Italia, e del giornalista e autore Gigi Riva, inviato di guerra durante il conflitto jugoslavo tra il 1992 e il 1999 e testimone dell'assedio di Sarajevo; un altro più riflessivo durante il quale esponenti del mondo accademico si confronteranno sui fatti di quell’eccidio come chiave di interpretazione di una aggrovigliata storia dell’Europa. “Ricordare uno dei grandi buchi neri del Novecento europeo – si legge nella presentazione - ha in primo luogo il compito di contribuire alla costruzione di una memoria pubblica di un evento sconvolgente e tragico, che scuote le fondamenta non solo territoriali e storiche ma anche giuridiche ed etiche di un'area e di un continente. Di questo massacro spesso l'Europa sembra non ricordare. Inoltre, la memoria del massacro apre a una riflessione più ampia sui limiti dell'Europa e sulla permanenza ineliminabile dell'eccidio nella storia contemporanea. Parlare di una strage, in un certo modo, tentare di trovarne una forma di leggibilità, pur nell'eccesso incontenibile di violenza, presuppone la capacità di tradurre eventi estremi in parole, trovare di essi una possibile eco dell'originale. Rendere memoria alle vittime di Srebrenica implica coniugare in un gesto critico una riflessione attenta sul passato e anche la capacità di interrogarsi sulla violenza umana che non abbandona la storia, ma diventa sempre più il filo spesso di una densa e non sradicabile trama. Le parole di questo anniversario, che scuote l’Europa intera, serviranno per ricostruire una pagina molto spesso dimenticata di una storia non remota ma molto vicina”. (11 lug – red)
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