Per Marilyn Monroe “fare la diva super bella e superoca, la bionda scema e desiderabile consolante per ogni cretino di maschio occidentale doveva esserle ben pesante, poverina”. Oppure: “È impossibile che tra il pubblico di oggi e Totò possa ristabilirsi quel tipo di complicità, di immedesimazione vendicativa o anche, a tratti, masochista che con Totò avevano il sottoproletario, il proletario, il piccolissimo borghese degli anni Cinquanta”. Giudizi penetranti, ben oltre la critica cinematografica, quelli di un intellettuale come Goffredo Fofi, scomparso all’età di 88 anni.
Saggista, critico cinematografico, teatrale e letterario, Fofi è nato a Gubbio il 15 aprile 1937. “Il suo interesse per il cinema - sottolinea Bruno Roberti nella voce a lui dedicata nell’Enciclopedia del Cinema della Treccani - si è accompagnato a una visione politica, anche militante, dei contesti culturali, all'indagine su altri territori creativi (la letteratura, il teatro) e a una curiosità verso il 'nuovo' e il 'culturalmente emarginato’”. Dopo un periodo trascorso in Francia e a Torino, ha lavorato negli anni Cinquanta e Sessanta in campo pedagogico e sociale collaborando a importanti esperienze, come quella di Danilo Dolci in Sicilia e occupandosi del fenomeno dell'immigrazione dal Sud. Il suo impegno politico ha avuto particolare rilievo in riviste come "Quaderni piacentini" e "Ombre rosse", ma anche sulle pagine di periodici specifici come "Il nuovo spettatore cinematografico" o il francese "Positif". Nel 1988 è stato coautore, con Morando Morandini e Gianni Volpi, di una Storia del cinema in tre volumi. Particolarmente originale è stata la sua 'rilettura' dell'universo comico ed espressivo di Totò in “Totò: l'uomo e la maschera” (1987), scritto con Franca Faldini, con la quale aveva curato nel 1979 i due volumi di “L’avventurosa storia del cinema italiano”. “Con la sua attività di animatore e organizzatore di cultura, Goffredo Fofi ha saputo incidere come pochi altri sul dibattito italiano contemporaneo, ponendo questioni di grande interesse attraverso un approccio produttivo di nuovi significati. Il suo genuino coinvolgimento nei temi del meridionalismo, il suo confronto con il pensiero di Gaetano Salvemini e Manlio Rossi-Doria, la sua capacità di rivalutare e rileggere espressioni popolari come cultura alta, hanno aperto inediti percorsi intellettuali. Ricordando la sua opera voglio esprimere ai suoi familiari le mie condoglianze, e la vicinanza mia e del Ministero della Cultura" dichiara il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. "Con la scomparsa di Goffredo Fofi perdiamo una delle voci più lucide, radicali e controcorrente della cultura italiana. Intellettuale militante, ha attraversato il secondo Novecento con lo sguardo degli ultimi e degli esclusi, opponendosi all’omologazione culturale e al pensiero dominante. Ha vissuto la cultura come strumento di impegno civile e trasformazione, costruendo reti alternative al consumismo e dando voce a chi non ne aveva” commenta invece il leader dei Verdi,Angelo Bonelli. (Roc)
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