Il presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa, ha dichiarato che proteggere i cittadini drusi e i loro diritti è “la nostra priorità”, in risposta alle minacce del governo di Tel Aviv di distruggere i rappresentanti delle istituzioni di Damasco responsabili, a detta di Israele, delle ostilità contro i drusi nella Siria meridionale. Nella sua prima dichiarazione televisiva dopo i raid aerei su Damasco di ieri, Sharaa si è rivolto ai cittadini drusi dicendo: “Respingiamo ogni tentativo di trascinarvi nelle mani di una parte esterna”. “Non siamo tra coloro che temono la guerra. Abbiamo trascorso la vita affrontando sfide e difendendo il nostro popolo, ma abbiamo anteposto gli interessi dei siriani al caos e alla distruzione”, ha aggiunto, ribadendo con forza che “il popolo siriano non ha paura della guerra ed è pronto a combattere se la sua dignità viene minacciata” in un chiaro avvertimento allo Stato ebraico.
Al-Sharaa ha inoltre accusato “l’entità israeliana di aver preso di mira su larga scala strutture civili e governative”. Ciò ha portato a una "notevole complicazione della situazione e ha spinto le cose verso un'escalation su larga scala, se non fosse stato per l'efficace intervento della mediazione americana, araba e turca, che ha salvato la regione da un destino sconosciuto”, ha dichiarato inoltre. Nella serata di ieri, dunque, la Siria ha annunciato di aver iniziato a ritirare il suo esercito da As-Suwayda, a maggioranza drusa, dopo aver accettato un nuovo cessate il fuoco che, a suo dire, avrebbe portato alla completa interruzione delle sue operazioni militari nella città, nonostante alcuni leader drusi abbiano respinto l'accordo e Israele abbia promesso di proteggere la minoranza.
L'annuncio è arrivato dopo che il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato che le parti coinvolte nel conflitto settario che infuria dal fine settimana “hanno concordato misure specifiche” per una tregua. Un precedente cessate il fuoco annunciato martedì sembrava avere scarso effetto sul terreno nella regione meridionale. Secondo il testo del nuovo accordo di tregua, pubblicato dal Ministero degli Interni siriano, ci sarà una “sospensione totale e immediata di tutte le operazioni militari”, nonché la formazione di un comitato composto da funzionari governativi e leader spirituali drusi per supervisionarne l'attuazione.
Intanto, l'Osservatorio siriano per i diritti umani – che ha sede in Gran Bretagna ma che si basa su una capillare rete di informatori in Siria - ha ritoccato un precedente bilancio al rialzo, affermando che oltre 350 persone sarebbero state uccise dallo scorso fine settimana in violenti scontri nella provincia meridionale siriana di As-Suwayda. L’ente per i diritti umani ha dichiarato che, da quando sono scoppiati gli scontri domenica, 79 combattenti drusi sarebbero stati uccisi insieme a 55 civili, 27 dei quali in “esecuzioni sommarie da parte di membri dei ministeri della Difesa e dell'Interno”, mentre sarebbero stati trucidati anche 189 membri del personale dei ministeri della Difesa e dell'Interno e 18 combattenti beduini. In precedenza, l'Osservatorio aveva indicato che il bilancio delle vittime fosse di 300 unità.
Ieri l'aviazione israeliana ha colpito Damasco, facendo seguito agli avvertimenti di Tel Aviv che avrebbe continuato a bombardare le forze del governo siriano se non si fossero ritirate dalla Siria meridionale, in particolare dalla città di As-Suwayda a maggioranza drusa. Israele ha dichiarato di aver preso di mira un obiettivo nei pressi del palazzo presidenziale, su una collina che domina Damasco, dove il presidente Ahmad Al-Sharaah riceve i visitatori. Dopo un primo attacco all'ingresso del quartier generale militare del regime siriano nella regione della capitale, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha pubblicato sui social media un messaggio che mostrava la diretta televisiva siriana di un nuovo attacco aereo che distruggeva gran parte dello stesso edificio. “Abbiamo cominciato a colpire duramente”, ha detto Katz.
Da parte sua, il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir ha affermato la necessità di “eliminare” al-Sharaa, riferendosi a lui con il suo nome di battaglia “al-Julani”. “Le immagini scioccanti provenienti dalla Siria dimostrano una cosa: jihadista una volta, jihadista per sempre”, afferma Ben Gvir in una dichiarazione video. “Con chiunque uccida, umili e stupri non si può trattare, e l'unica cosa che si può fare è eliminare al-Julani. Dobbiamo eliminare la testa del serpente. Amo i cittadini drusi di Israele e mando loro un caloroso abbraccio" ha aggiunto il rappresentante del governo Netanyahu. (17 LUG - deg)
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