Nel 2024 il gender pay gap resta una ferita aperta nel cuore del settore finanziario. A denunciarlo è l’ultima analisi del Centro Studi Uilca Orietta Guerra, che ha esaminato oltre venti gruppi bancari e assicurativi in Italia e in Europa, facendo emergere uno scenario allarmante: le donne guadagnano fino al 29% in meno rispetto ai colleghi uomini. Tra le banche italiane la forbice è ampia e varia considerevolmente: si parte dal 28,56% di Sparkasse, si passa per il 25,8% di Intesa Sanpaolo, il 24,29% di Credem, il 20% di Unicredit, fino ad arrivare al 14,54% di Bper e all’11,35% di Monte dei Paschi di Siena. Non va meglio nel settore assicurativo, dove si registrano divari significativi: Reale Mutua arriva al 29%, il Gruppo Generali al 14%. Una realtà che va oltre i confini nazionali. In Europa la situazione è spesso peggiore: Unicredit in Russia segna un gap del 36%, in Germania del 29%, mentre in Italia si ferma al 20%. Secondo la Uilca, queste differenze non dipendono solo da politiche aziendali, ma riflettono fattori strutturali e culturali, come la qualità dei servizi pubblici, il welfare e le aspettative sociali sui ruoli di genere. “Ridurre il divario retributivo è fondamentale per garantire alle donne indipendenza e per prevenire forme di violenza economica”, ha dichiarato Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. “I piani industriali di banche e assicurazioni includono ormai obiettivi di parità salariale, ma i numeri dimostrano che il traguardo è ancora lontano”. La ricerca evidenzia anche che le donne restano escluse dai ruoli a maggior guadagno: trading, gestione fondi e private banking – aree con alti bonus – sono ancora appannaggio maschile, mentre le donne sono impiegate prevalentemente nel back-office o nei servizi amministrativi, dove la componente variabile della retribuzione è minima. In questo contesto si inserisce un'importante novità normativa: il nuovo indicatore S1-16 – Metriche di remunerazione, obbligatorio nei bilanci 2024, introdotto dalla direttiva europea CSRD e recepito in Italia con il decreto legislativo n.125/2024. Uno strumento che punta a rendere trasparente il divario salariale e orientare lavoratrici e lavoratori nella scelta di un ambiente professionale più equo. “Il nuovo indicatore sarà un passo avanti per la trasparenza”, ha spiegato Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca. “Permetterà di conoscere la realtà retributiva di ogni azienda, e favorirà la cultura della parità”. Intanto si guarda al futuro: dal 7 giugno 2027 entrerà in vigore la Direttiva UE 970/2023, che imporrà alle imprese l’adozione di misure concrete e verificabili per garantire la parità salariale tra i generi, accompagnata da criteri stringenti di trasparenza e rendicontazione. Un’occasione che il settore del credito, oggi al centro di un possibile “risiko bancario” con oltre 100 mila addetti potenzialmente coinvolti, potrebbe cogliere per armonizzare i trattamenti retributivi e affrontare il gender gap anche in ottica cross-border. “Le relazioni sindacali saranno fondamentali per gestire questa fase”, ha concluso Furlan. “Sono un valore aggiunto per costruire un sistema del lavoro più giusto e paritario”. (19 LUG – sem)