Questione di giorni e la riforma per i poteri speciali a Roma avrà il primo via libera dal governo. Elisabetta Casellati, ministro alle Riforme, già presidente del Senato, spiega al Messaggero come cambierà volto la Capitale: “Non dimentichiamoci mai che Roma è la culla della cultura, del diritto e che a Roma sono stati siglati i Trattati che hanno dato poi vita a quella che oggi è l'Unione Europea. Alla Capitale con la riforma si riconosce quindi quella centralità che ha sempre avuto nella storia. Roma cambierà profondamente perché avrà poteri e risorse speciali adeguate alla propria realtà istituzionale, demografica, economica e sociale. E direi finalmente, in linea con le principali capitali europee e mondiali, come Madrid, Londra, Parigi, Berlino, Washington, considerando che a Roma, tra l'altro, hanno sede gli organi costituzionali e le rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri. Roma Capitale, con questa riforma, fortemente sostenuta da Forza Italia, dal Presidente Meloni e da tutto il centro-destra, sarà un ‘quid unicum’, un ente territoriale autonomo non assimilabile a nessuno di quelli esistenti come Comune, Città Metropolitana, Provincia e Regione. Avrà potestà legislativa in alcune materie legate proprio alle sue esigenze peculiari”. In quali materie sarà permesso a Roma di legiferare? “Ancora ci sono alcune limature da fare, nell'interlocuzione tra governo, regione Lazio e comune, ma le materie sono quelle che maggiormente garantiscono alla Capitale uno spazio di regolazione più ampio rispetto agli altri Comuni, come ad esempio il trasporto pubblico locale, governo del territorio, commercio, turismo, artigianato, servizi e politiche sociali. Sarà prevista poi l'attuazione del decentramento, attraverso i municipi, che garantirà servizi maggiori e più efficienti, il che significa velocità decisionale per risposte più rapide ai tanti problemi dei cittadini”. Quindi sottolinea che “la possibilità di legiferare consentirà a Roma di ritagliarsi una disciplina perfettamente calibrata sulle proprie specifiche esigenze, e quindi più adatta ad affrontare le emergenze che si trova a fronteggiare in modo non episodico, ma sistematico, in ragione della propria assoluta unicità. Essere contemporaneamente la Capitale della Repubblica, il centro del cattolicesimo e la sede del papato, e al contempo la città con un patrimonio artistico, storico e architettonico ineguagliabile a livello mondiale, fa dell'emergenza una condizione ‘ordinaria’ per Roma. Ecco: per gestire questa ‘ordinaria’ emergenza non bastano i poteri di un Comune: occorrono poteri stra-ordinari”. (21 lug - red)
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