Secondo stime del Centro Studi Confindustria, con tariffe al 30% su tutti i prodotti e cambio euro-dollaro sui livelli attuali (i dazi imposti sui prodotti Ue alla dogana Usa, al 10% dal 5 aprile, saliranno al 30% dal 1° agosto in assenza di un accordo tra le parti) l’export italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli Usa, al 6% dell’export totale e, considerando anche le connessioni indirette, al 4% della produzione manifatturiera. "Forte l’impatto netto" sul Pil, sottolinea inoltre il Csc, spiegando che "l’impatto sulla nostra economia sarebbe mitigato dalla capacità degli esportatori italiani di trovare nuovi mercati di sbocco e di competere su fattori 'non di prezzo'". In base a una simulazione, le vendite di beni nel resto del mondo aumenterebbero di circa 13 miliardi cumulati nel 2027, compensando parte delle perdite nel mercato Usa. L’export totale di beni si ridurrebbe, comunque, del 4% e gli investimenti in macchinari e impianti dell’1%, rispetto a uno scenario base senza dazi. Nel complesso, il livello del Pil italiano nel 2027 sarebbe minore dello 0,8% rispetto al sentiero baseline. Confindustria parla di "scenario complicato", con gli ulteriori annunci sui dazi Usa che "hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia: insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti. Notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona. L’industria italiana appare stagnante nel 2° trimestre, mentre i servizi crescono poco". "L’aumento dei dazi e la svalutazione del dollaro, infatti - spiegano gli esperti di Viale dell'Astrononia - ridurrebbero la competitività di prezzo degli esportatori europei rispetto sia ai produttori domestici Usa che a quelli degli altri paesi meno colpiti. L’impatto sarebbe amplificato dall’incertezza nei rapporti transatlantici e dal rallentamento dell’economia Usa. L’effetto stimato è di medio-lungo periodo, cioè nel caso di dazi permanenti (e quando potrebbe aversi lo spostamento di parti delle lavorazioni negli USA), perché molti prodotti italiani di alta qualità sono poco sostituibili a breve, specie in grandi quantità". (Roc)
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