“Saleh Diab è impegnato da anni insieme alla sua famiglia in una battaglia legale contro lo sfratto da parte dei coloni israeliani. La sua famiglia vive da oltre cinque decenni nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, occupata e annessa illegalmente nel 1967. Da allora, Israele ha adottato una serie di misure per ridurre il numero di palestinesi in città e per creare ed espandere gli insediamenti illegali, anche attraverso la confisca delle terre, la revoca della residenza e gli sgomberi forzati. I coloni israeliani continuano a intimidire Saleh e la sua famiglia e la polizia lo sottopone a una sorveglianza incessante. Ciò nonostante, la sua campagna per difendere la sua casa e il suo quartiere non ha mai vacillato. Questo è un momento cruciale per opporsi allo sgombero forzato della famiglia Diab. Fai sentire loro la tua vicinanza, diciamo NO all’allargamento delle colonie illegali nella Cisgiordania occupata”. Così Amnesty International rilanciando la sua mobilitazione online. Saleh Diab e la sua famiglia rischiano di essere trasferiti illegalmente da Gerusalemme Est occupata, dopo che, nel febbraio 2025, una Corte distrettuale israeliana ha respinto il loro appello contro lo sfratto dalla loro casa nel quartiere di Sheikh Jarrah. Questi sgomberi forzati, condotti dal gruppo di coloni Nachalat Shimon, fanno parte di un disegno di espropri ripetuti a Sheikh Jarrah. Dalla fondazione di Israele nel 1948, i governi che si sono succeduti hanno applicato leggi, politiche e pratiche finalizzate a garantire la progressiva frammentazione della popolazione palestinese e il privilegio degli ebrei israeliani a discapito dei palestinesi. Da quando ha occupato e annesso illegalmente Gerusalemme Est nel 1967, Israele ha adottato una serie di misure per ridurre il numero di palestinesi in città e per creare ed espandere gli insediamenti illegali, anche attraverso la confisca delle terre, la revoca della residenza e gli sgomberi forzati. La famiglia allargata di Saleh Diab, composta da 23 persone, è impegnata da decenni in una battaglia legale contro lo sfratto da parte dei coloni. Le minacce si sono intensificate dal 2009. Il gruppo di coloni Nahalat Shimon International sta usando la Legge sugli affari legali e amministrativi del 1970 come base giuridica per chiedere la loro espulsione. Diab si è anche impegnato nella resistenza nonviolenta, diventando una figura centrale nelle manifestazioni settimanali contro gli sgomberi. I coloni israeliani continuano a intimidire lui e la sua famiglia e la polizia lo sottopone a una sorveglianza incessante. Ciò nonostante, la sua campagna per difendere la sua casa e il suo quartiere non ha mai vacillato. A maggio, la Corte Suprema israeliana ha concesso alla famiglia Diab la possibilità di presentare una nuova richiesta di appello contro la decisione di sgombero. La Corte dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione a procedere con il ricorso non prima della metà di luglio. Stai dalla sua parte, chiedi alle autorità di fermare gli sgomberi. Secondo La legge sugli affari legali e amministrativi del 1970, per esempio, gli ebrei israeliani hanno il diritto esclusivo di rivendicare la terra e le proprietà che avrebbero posseduto prima del 1948. Nessun diritto simile è concesso ai rifugiati palestinesi e agli sfollati interni espulsi dalle loro terre e case nello stesso periodo. A Diab, per esempio, è vietato tornare alla casa nel quartiere al-Ajami di Jaffa da cui la sua famiglia era stata espulsa nel 1948. Dal 2009, Saleh Diab ha contribuito a organizzare proteste pacifiche a Sheikh Jarrah, attirando la solidarietà di attivisti israeliani e internazionali. Queste proteste hanno ricevuto un’ampia attenzione internazionale nell’aprile 2021, quando Saleh Diab e altre famiglie di Shiekh Jarrah hanno invitato i palestinesi di Gerusalemme e di altre aree a scendere in strada e ad alzare la voce per salvare Sheikh Jarrah. Amnesty International ha documentato arresti arbitrari di manifestanti pacifici, l’uso eccessivo della forza, l’uso di granate sonore e stordenti e lo spruzzo di cannoni ad acqua maleodorante contro i manifestanti e le case di Sheikh Jarrah. In solidarietà con i residenti di Sheikh Jarrah, migliaia di palestinesi in tutto Israele e nel Territorio Palestinese Occupato hanno messo in atto proteste per esprimere la loro opposizione ai problemi più generali di sfollamento, segregazione e frammentazione che subiscono collettivamente. Le forze israeliane hanno risposto con una forza sproporzionata e spesso letale, provocando numerosi feriti, arresti e detenzioni. Anche diverse famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah, come le famiglie al-Daoudi, Dajani, Hammad, al-Kurd, Qasim, Skafi e Jaouni, hanno ricevuto ordini di sfratto, ma sono riuscite a bloccarli temporaneamente grazie a sentenze della Corte suprema. Queste sentenze hanno riconosciuto il loro status di affittuari protetti in attesa di risolvere il problema della proprietà della terra nell’ambito del riattivato processo di Settlement of Land Title (SOLT). Il caso di Saleh Diab è stato trattato in modo diverso; i tribunali hanno sostenuto che la sua famiglia non rientrava tra quelle elencate dalla Giordania negli anni 50, escludendola dalla stessa protezione. Si tratta di una procedura di accertamento dei diritti su un determinato appezzamento di terreno che prevede la misurazione e la determinazione precisa dei suoi confini, con conseguente registrazione nel registro dei diritti (25 lug – red)
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