Roma, 29 lug - “Io non voglio che l'attenzione sia su di me, se non per ricordare tutte le violazioni che stanno avendo luogo. Israele sta affamando una popolazione di sopravvissuti al genocidio, e che saranno i prossimi caduti, i prossimi martiri del genocidio se non li salviamo: come siamo potuti arrivare fino a fino a questo punto? E questo ciò su cui dobbiamo mantenere l'attenzione, ciò a cui dobbiamo rispondere e di cui devono rispondere i complici”. Così Francesca Albanese, relatrice speciale per le Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, a margine della presentazione alla Camera del suo rapporto. Alla richiesta di un commento sul fatto che il governo Meloni non voglia ancora riconoscere lo Stato di Palestina, risponde: “Quindi vuol dire che dice sì a uno Stato unico...”. Parlando del proprio lavoro, che ha messo in luce 48 imprese occidentali che a vario titolo foraggiano Israele o i coloni, afferma che “è difficilissimo, perché non è facile avere accesso alle informazioni: per esempio le imprese americane sono molto più trasparenti delle delle imprese italiane, sulle imprese italiane è molto difficile riuscire a risalire a tutte le informazioni che servono. Per questo motivo alla fine sei mesi di lavoro si sono ristretti attorno a 48 aziende”. Ad ogni azienda presente nel rapporto “è stato notificato il fatto che stessi conducendo l'inchiesta su di loro. Non solo gli sono stati contestati fatti specifici, ma per ogni azienda ho fatto un'analisi legale, compiuta e non ripetibile e questo mi ha portato via tanto tempo”. Albanese non nega che “ci sono state un sacco di pressioni nella preparazione di questo rapporto ed è quello di cui ho avuto più paura, perché sapevo che la tensione attorno al mio mandato era anche volta a ostacolarne la pubblicazione. Non è un caso che alla fine, nonostante sia stato consegnato in tempo, sia stato sia stato sottoposto agli Stati solo due giorni prima della presentazione. E’ stato veramente un rapporto che ha creato tensione, nervosismo anche all'interno delle Nazioni Unite stesse. Ora sono felice di averlo pubblicato perché è una denuncia necessaria di un sistema certo che attanaglia palestinesi, ma non è dissimile rispetto a quello che sta succedendo in tanti altri Paesi” dove le multinazionali “profittano di guerre ovunque, dello sfruttamento. Questo ci deve far riflettere su quale ruolo abbiano le imprese e quanto vanno regolamentate e portate anche in giudizio quando necessario”.
(PO / Sis)
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