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direttore Paolo Pagliaro

Il Secolo dell’Ia
la guida
di Basso e Bani

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

  Il Secolo dell’Ia <br> la guida <br> di Basso e Bani

Che secolo è quello in cui viviamo? Se lo chiedono Lorenzo Basso e Marco Bani nel loro libro Il secolo dell’IA. Capire l’intelligenza artificiale, decidere il futuro (AREL, distribuzione Il Mulino), presentato alla Camera dei deputati nei giorni scorsi. La risposta non è tecnica, ma politica: l’intelligenza artificiale non è più questione da specialisti, ma una sfida quotidiana per tutti. Il libro non è un manuale, né un saggio accademico, ma una mappa per cittadini consapevoli. Secondo Lorenzo Basso, informatico e senatore del Partito Democratico, che oggi segue da vicino il disegno di legge italiano sull’intelligenza artificiale “è quella generativa che ha dato maggiore impatto, perché è entrata sui telefoni di tutti noi e quindi l'abbiamo vissuta. Ma in realtà la presenza artificiale c'è da tempo: questo sarà il secolo lungo dopo il secolo breve, quello non solo dell’Ia ma della tecnologia che impatta e sta impattando moltissimo nella nostra vita quotidiana”. La questione è globale. Se da un lato dominano Cina e Stati Uniti, l’Europa prova a farsi spazio con la regolazione. Ma secondo Basso non basta più: “A livello italiano siamo alla seconda lettura al Senato. Questa mattina si è conclusa la votazione degli emendamenti con il mandato al relatore per il disegno di legge e noi riteniamo che siamo però indietro: è un disegno di legge che ha occupato più di un anno di tempo e oramai arriva parecchio in ritardo. Ma anche l’AI Act, che è stato fondamentale e mette regole importanti, rischia di arrivare in ritardo. L'Europa deve riuscire non solo a regolamentare quello che fanno gli altri, ma a regolamentare quello che riesce a implementare. Quindi deve accelerare sicuramente nell'implementazione, mantenendo però i suoi valori sui principi e quindi mettendo regole che favoriscano l'innovazione appunto a servizio dei cittadini e non semplicemente dal punto di vista etico, valoriale, senza poi riuscire a far sì che questi strumenti siano nelle mani di tutti noi, con quelle regole, con quei valori che noi vogliamo”. Centrale nel libro è anche il rapporto tra Ia e lavoro. Non si tratta solo di rischi, ma di scelte politiche su cosa automatizzare e cosa no. “L'intelligenza artificiale è come tutte le tecnologie, come tutte le rivoluzioni industriali: andrà a cambiare e sicuramente porterà via anche posti di lavoro. Il tema non è se porterà via posti di lavoro, ma quali posti di lavoro. Bisogna che queste tecnologie vadano a sostituire più lavori che sono lavori precari, lavori che sono lavori pesanti, pericolosi, e che invece portano ricchezza, quel dividendo tecnologico che si realizzi faccia sì che ci siano più posti di lavoro utili alla società, utili all'umanità. Per esempio, tutti quei lavori relazionali, di assistenza, quei lavori socio-sanitari, tutto quello che può aiutare il miglioramento nella qualità di vita dei cittadini. Quindi sì, l'intelligenza artificiale porterà via posti di lavoro. L'importante è che quelle tecnologie riescano anche a creare nuovi posti di lavoro che siano più utili alla società”. Non c’è neutralità nella tecnologia, dicono Basso e Bani. E non c’è tempo da perdere. Le domande – chi decide, come si regolano gli algoritmi, quali scelte restano umane – non riguardano il futuro, ma il presente. E nessuno può più permettersi di ignorarle.  (Sis)



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