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NETANYAHU: DECISIONE PRESA,
OCCUPIAMO LA STRISCIA DI GAZA

NETANYAHU: DECISIONE PRESA, <br> OCCUPIAMO LA STRISCIA DI GAZA

I negoziati per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi nella Striscia di Gaza sembrano essere arrivati a un punto morto. Da un lato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe orientato verso un ampliamento delle operazioni militari; dall’altro, Hamas ribadisce che qualsiasi progresso nei colloqui potrà avvenire solo dopo un intervento sulla grave crisi umanitaria in corso. Secondo quanto riportato dai media israeliani, e confermato da fonti israeliane, Netanyahu chiederà al gabinetto di sicurezza di approvare la "conquista totale della Striscia". Il sito Ynet ha citato alti funzionari vicini al premier secondo cui “andiamo verso la conquista totale. Se il Capo di Stato Maggiore non è d’accordo, dovrebbe dimettersi”. Una posizione che, tuttavia, trova forte resistenza negli ambienti della difesa, secondo quanto riferito dalla CNN: un’operazione su larga scala nelle aree dove si presume si trovino ancora degli ostaggi metterebbe a rischio le loro vite. La posizione ufficiale di Tel Aviv è stata ribadita dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar: “Vogliamo che tutti gli ostaggi tornino a casa e che la guerra finisca. I colloqui per un accordo parziale non hanno dato risultati”. E il presidente americano Donald Trump avrebbe dato il "via libera" al governo israeliano: lo riporta Ynet, secondo cui sia Trump che Netanyahu sarebbero d'accordo sul fatto che Hamas non voglia un accordo. In Israele, l’opinione pubblica è stata scossa dalla diffusione di immagini di due prigionieri – Evyatar David e Rom Braslavski – apparsi visibilmente denutriti. Netanyahu ha accusato Hamas di “usare immagini scioccanti come arma psicologica” per indebolire Israele, aggiungendo che ciò dimostra l’assenza di reale volontà negoziale da parte del gruppo islamista.

Ma il Forum delle Famiglie ha lanciato un appello contro l’escalation militare: “La promessa di liberare gli ostaggi con la forza è una menzogna. Netanyahu sta preparando il più grande inganno di tutti. Serve un accordo, non una nuova offensiva”. Dal canto suo, Hamas si dice ancora disponibile al dialogo, ma solo dopo un intervento deciso sulla crisi umanitaria che sta colpendo duramente la popolazione di Gaza. “Finché la fame continuerà, non ha senso parlare di negoziati”, ha dichiarato Mahmoud Mardawi, esponente politico del movimento. Basem Naim, altro dirigente di Hamas, ha ribadito la richiesta di affrontare “la situazione catastrofica” come condizione preliminare a qualsiasi intesa. I numeri diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parlano chiaro: nella prima metà di luglio, oltre 5.000 bambini sotto i cinque anni sono stati ricoverati per malnutrizione. Il Governo di Gaza, controllato da Hamas, ha dichiarato che sarebbero necessari 600 camion di aiuti al giorno per fronteggiare la crisi, mentre la media attuale è di appena 84. COGAT, l’agenzia israeliana che supervisiona l’ingresso degli aiuti, ha riferito che domenica oltre 200 camion sono stati distribuiti dalle Nazioni Unite e da organizzazioni internazionali. Tuttavia, molte delle forniture vengono saccheggiate, sia da gruppi organizzati sia da civili disperati. Secondo l’ONU, “la maggior parte delle uccisioni avviene ad opera delle forze israeliane”. Domenica, almeno 30 persone sono morte cercando di ottenere cibo, 19 delle quali nel nord della Striscia e 11 nei pressi di un centro di distribuzione a Rafah. Complessivamente, secondo le Nazioni Unite, quasi 1.400 persone sono state uccise dalla fine di maggio mentre cercavano aiuti alimentari. La tensione resta altissima, mentre le famiglie degli ostaggi e la comunità internazionale chiedono con forza un ritorno ai negoziati e una fine del conflitto. (5 ago)

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