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direttore Paolo Pagliaro

ONU: PIENA OCCUPAZIONE
ISRAELIANA A GAZA
SAREBBE CATASTROFE

ONU: PIENA OCCUPAZIONE <br>ISRAELIANA A GAZA <br>SAREBBE CATASTROFE

La tensione nella Striscia di Gaza è tornata a salire dopo che alcune fonti israeliane hanno riferito dell’intenzione del primo ministro Benjamin Netanyahu di procedere verso una rioccupazione completa del territorio. Un’ipotesi che ha suscitato l’immediata reazione delle Nazioni Unite, che parlano apertamente di un rischio di “conseguenze catastrofiche” per la popolazione palestinese. Durante una seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il sottosegretario Generale Miroslav Jenča ha espresso forte preoccupazione: un’espansione militare su tutta la Striscia metterebbe in pericolo non solo i civili, ma anche gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. Jenča ha ricordato che Gaza, secondo il diritto internazionale, deve rimanere parte integrante di un futuro Stato palestinese e ha chiesto un cessate il fuoco immediato, insieme alla liberazione senza condizioni degli ostaggi. 

L’ipotesi di una nuova offensiva è emersa in concomitanza con una riunione prevista questa settimana del gabinetto di sicurezza israeliano. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, l’obiettivo sarebbe quello di portare a termine la “conquista totale della Striscia” e annientare militarmente Hamas. Ma la proposta sarebbe tutt’altro che condivisa all’interno delle stesse istituzioni israeliane: fonti militari riferiscono che il capo di Stato Maggiore e altri alti ufficiali sarebbero contrari al piano. A queste riserve, un anonimo funzionario vicino al governo ha replicato senza mezzi termini: “Se non è d’accordo, può dimettersi”. Sul fronte interno, cresce anche l’angoscia delle famiglie degli ostaggi, che temono che una nuova escalation metta a repentaglio la vita dei propri cari. Secondo le ultime stime, sarebbero circa cinquanta gli ostaggi ancora in vita, venti dei quali si presume siano ancora detenuti a Gaza. Intanto, sul terreno, la situazione umanitaria continua a peggiorare. I dati diffusi dalle Nazioni Unite parlano di oltre 1.200 palestinesi uccisi soltanto da maggio mentre tentavano di ottenere cibo e beni di prima necessità. (SEGUE)

Il sistema sanitario è al collasso, gli aiuti umanitari entrano con il contagocce, e sempre più voci parlano apertamente di carestia. “Israele continua a limitare l’ingresso degli aiuti e ciò che viene permesso è insufficiente rispetto ai bisogni della popolazione”, ha denunciato Jenča. Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che dal 7 ottobre ad oggi oltre 60.000 palestinesi sono stati uccisi a causa dei bombardamenti e dei combattimenti. A questi si aggiungono le vittime della fame: almeno 154 persone, tra cui 89 bambini, sarebbero morte per malnutrizione, e solo nell’ultimo mese si sono registrati più di 60 decessi legati alla denutrizione. Israele ha sempre respinto le accuse di blocco umanitario, affermando che non esistono restrizioni all’ingresso degli aiuti nella Striscia e che non vi sarebbe alcuna emergenza alimentare in corso. L’offensiva militare, avviata lo scorso ottobre, era stata giustificata come risposta diretta all’attacco compiuto da Hamas nel sud di Israele, che provocò la morte di circa 1.200 persone e il rapimento di oltre 250 ostaggi. Ma ora, a quasi un anno dall’inizio della guerra, la prospettiva di un’occupazione totale della Striscia sembra segnare un punto di non ritorno, con conseguenze potenzialmente devastanti per milioni di civili già stremati dalla fame, dalle violenze e dal totale collasso delle infrastrutture essenziali. (peg - 6 ago)

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