Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Il delirio antisemita alla cassa dell’Autogrill

Il delirio antisemita alla cassa dell’Autogrill

di Fabio Della Pergola

Il primo, pare, a urlare “free Palestine” all’attonito ebreo francese che gli stava davanti, seguito poi da un paio di isteriche casalinghe di Voghera, da qualche giovane barbuto o dall'immancabile panzone che “qui siamo a Milano, eh, mica a Gaza”. Che la sa lunga lui. Non c’è altra definizione possibile che "deliranti" per questa ventina di decerebrati – palesemente incapaci di intendere e di volere e che solo per questo saranno perciò definiti non perseguibili dalla legge – alcuni dei quali responsabili non solo di mostrare al mondo la loro brutta faccia di razzisti deformati dall’odio, ma anche di aver picchiato un innocente turista davanti agli occhi, immaginiamo spaventatissimi, del figlio bambino.
La sintesi è presto fatta: il 7 ottobre 2023 Hamas compie una strage di israeliani (ebrei, ma anche arabo-israeliani, beduini, studenti e lavoratori asiatici) e ne rapisce alcune centinaia. Scoppia, ovviamente una guerra perché non poteva non scoppiare – esiste al mondo un’opinione pubblica che avrebbe accettato l’inerzia del proprio governo dopo un massacro indiscriminato di civili innocenti del genere? -– Poi sulla condotta della guerra da parte dell’attuale governo israeliano si alzano via via voci critiche in tutto il mondo. Giustamente. Fin qui sono cose note.
Ma quello che più conta nel contesto dei fatti dell’Autogrill, è che si alzano voci contrarie anche in Israele. Con manifestazioni e cortei contro la guerra e per la liberazione degli ostaggi ancora in vita, in cui cittadini israeliani, non pochi, a migliaia, espongono in bella vista le fotografie di bambini palestinesi uccisi nel conflitto. Per chiedere la fine del massacro, non per festeggiarne la morte (come fecero molti civili di Gaza in occasione del 7 ottobre, distribuendo dolcetti).
Tutto ciò è arrivato a stimolare quei due neuroni vaganti nel vuoto cosmico delle teste del cassiere dell’Autogrill e degli avventori aggressori del turista francese e di suo figlio? Nemmeno per sbaglio. O la notizia non è data dalle loro fonti di aggiornamento informativo – il che rende ignobile e manipolatore, come penso che sia in gran parte, il sistema mediatico nazionale – oppure è arrivata, è entrata e se ne è uscita. Avendo trovato un vuoto cosmico in quelle scatole craniche non ha lasciato in esse alcuna traccia del suo passaggio.
Detto questo se tutti gli ebrei avessero ragionato come loro dopo il 7 ottobre, con quello che gli arabi di Gaza hanno fatto, qualcuno avrebbe potuto menare un pizzaiolo egiziano o un kebabbaro tunisino. Arabi anche loro, no? E quindi chiamati responsabili per il massacro di Hamas tanto quanto l'ebreo francese è stato considerato tale per i massacri di Netanyahu. Stessa logica. Delirante, ma è la stessa. Solo che nessuno si è sognato di menare un egiziano o un tunisino o un marocchino per quello che Hamas ha fatto il 7 ottobre. Il contrario ahimè, sì. E non è la prima volta.
Per questa gente valgono solo nessi elementari, da gente semplice (o ottusa che dir si voglia): kippà (probabilmente loro la chiamano “papalina”) uguale ebreo, ebreo uguale israeliano, israeliano uguale assassino di palestinesi preferibilmente bambini. L’epiteto è infatti risuonato ad alto volume nel video diffuso: “assassini, assassini” gridava qualche esaltato all’indirizzo di un turista parigino venuto a trovare sua figlia sposata a un italiano. Che probabilmente in tutta la sua vita avrà forse ammazzato qualche zanzara e un paio di mosche.
Nessi elementari che potrebbero essere tranquillamente ribaltati su di loro, se solo uno fosse del pari decerebrato: è evidente infatti che loro sono italiani perciò prima di tutto occidentali perciò cristiani e perciò responsabili in prima persona dell’Inquisizione, della Shoah e pure del colonialismo e dell’imperialismo, magari anche, a scelta, del golpe cileno o della guerra del Vietnam o del bombardamento di Belgrado o pure di Srebrenica. Che ci importa se appare un delirio? A delirio, delirio e mezzo. Quindi meniamoli per tutte le malefatte che si possono attribuire alla loro "razza". O forse no, limitiamoci a compatirli. Perché un decerebrato prima di tutto si compatisce. Poi, se proprio insiste, chissà.
Intanto speriamo che qualcuno li prenda a calci nel fondoschiena così a lungo da scuotere quei due neuroni che hanno nella scatola cranica nella speranza che si attivino, basterebbe una scintilla, un qualche segno di vita. E che il giovane cassiere nel frattempo venga licenziato per manifesta inettitudine del tutto inadatto com'è a ricoprire un posto a contatto con il pubblico, è ovvio. Hai visto mai che un domani se la prendesse con un nero per via della guerra nel Congo o con un pizzaiolo egiziano perciò arabo, per via del Darfur o dello Yemen. Vada a pascolare capre, potrebbe sempre imparare qualcosa. Dalle capre.
(da agoravox.it)

(© 9Colonne - citare la fonte)