Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato accolto con un grande abbraccio a Downing Street dal primo ministro britannico Keir Starmer, come hanno fatto sapere i media britannici. L'incontro è avvenuto in vista dei colloqui di domani in Alaska tra il presidente statunitense Donald Trump e il presidente della Russa Vladimir Putin, che si terranno ad Anchorage alle 11.30 ora locale, le 21.30 ora italiana, come riferito dal consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, citato dalle agenzie russe. Quest’ultimo ha aggiunto che i due leader terranno una conferenza stampa congiunta dopo il vertice. Sull’incontro in Alaska, inoltre, stanno aumentando le indiscrezioni: secondo il quotidiano britannico Telegraph, citando “fonti informate”, Trump si sta preparando a offrire a Putin l'accesso russo a minerali e terre rare proprio in Alaska, oltre a revocare alcune sanzioni all'industria aeronautica imposte a Mosca. L’obiettivo sarebbe di dare un incentivo in più in favore del termine della guerra in Ucraina. Politico.com, invece, ha riportato che il presidente USA avrebbe dichiarato ai leader europei e ucraini che gli Stati Uniti sono disposti a fornire garanzie di sicurezza per l'Ucraina, a determinate condizioni. La notizia arriverebbe da tre fonti a conoscenza della conversazione, ovvero un diplomatico europeo, un funzionario britannico e una persona informata della chiamata. Il riferimento, in questo caso, è alla discussione di ieri nell'ambito di un incontro virtuale organizzato dalla Germania, volto a coordinare le posizioni americane ed europee prima del vertice di Anchorage. Le tre fonti avrebbero confermato che gli Stati Uniti sono disposti a fornire a Kiev i mezzi per scoraggiare una futura aggressione russa in caso di cessate il fuoco, mentre una delle tre avrebbe detto che Trump assumerebbe tale impegno solo se l'iniziativa non venisse assegnata alla Nato.
Sul versante italiano, a commentare i possibili scenari che si apriranno con l’incontro Trump-Putin è il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervistato dal Corriere della Sera: “Zelensky sa qual è la linea rossa che non può valicare. Il suo dovere necessario è difendere la libertà dell’Ucraina per l’oggi e per il futuro. Sarà uno Stato sovrano quando avrà certezza di un territorio, quando sarà in grado di difendersi e di riportare a casa gli ucraini fuggiti all’estero. Zelensky conosce il suo obiettivo e le mediazioni che sarà costretto a siglare”, ha affermato in vista del vertice di domani in Alaska. “Nessuna scelta può essergli imposta da Trump, da Putin, dalla Ue e da nessun altro. Ma Zelensky sa che dopo tre anni di guerra gli obiettivi che si era posto devono essere cambiati, non può ottenere tutto, deve mediare tra quel che sarebbe giusto e quel che è accettabile”, ha proseguito Crosetto. “In certi momenti la politica internazionale impone di accantonare alcuni principi di giustizia e piegarsi alla realpolitik - ha aggiunto - Invitando Putin in territorio statunitense, Trump è consapevole di ignorare il mandato di cattura internazionale che pende su Putin, ma se il vertice può portare alla fine della guerra lui è disposto a farlo”. Inoltre, “la presenza dell’Unione al vertice non garantirebbe sicurezza per il futuro. Putin ha dimostrato di poter trattare oggi e attaccare domani. L’Unione europea, così com’è, non esiste come entità statuale. Von der Leyen rappresenta un’amministrazione regolatoria, burocratica e tutt’al più monetaria. Non ha una politica estera, non ha un leader eletto dal popolo. Non ha peso perché non può paragonarsi agli USA o alla Russia”. Resta da capire se l’eruzione del vulcano Krasheninnikov in Kamchatka, che potrebbe creare potenziali disagi per voli verso Alaska come riferito dal Kamchatka Volcanic Eruption Response Team (KVERT) citato da Ria Novosti, comporterà modifiche al programma dell’incontro Trump-Putin.
Sul campo, intanto, aumentano gli ucraini in fuga dal Paese. Come ha fatto sapere il Telegraph, i recenti progressi russi nell'Ucraina orientale stanno mettendo in luce una crisi di personale e di morale tra le forze ucraine, con un aumento del numero di persone che rifiuta di arruolarsi o di tornare al fronte. La situazione, ha evidenziato il quotidiano britannico, è peggiorata dopo l'avanzata delle truppe russe per circa nove miglia nei pressi di Dobropilliya. Per il Telegraph il problema principale, nello specifico, riguarda la carenza di personale, poiché le diserzioni sono stimate a più di 400 al giorno, con circa 650mila uomini fuggiti all'estero e molti altri nascosti o esentati dal servizio. Tale resistenza alla leva, ha specificato il quotidiano, sarebbe alimentata dalla paura di morire, di essere feriti gravemente o di rimanere catturati, a cui si aggiunge la percezione che chi si trova lontano dal fronte abbia una vita quasi normale. (14 AGO - gci)
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