Shanghai – In mostra da oggi e fino al 9 maggio a Shanghai la “Bibbia di Marco Polo”, l’antico manoscritto del 1235 scritto in latino e realizzato in Francia, che partì per le terre dell’Impero Celeste e vi rimase più di 400 anni. Ora il testo torna in Cina, esposto presso lo Shanghai Italian Center della città. Venne infatti affidato a una delle missioni inviate dal pontefice fra il 1244 e gli anni Ottanta del secolo XIII al Khan dei Mongoli per chiedere un'alleanza di cui si conosce qualche dettaglio grazie allo scambio di lettere conservate dalla cancelleria papale. Il prezioso libro, custodito nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, è passato di mano in mano dopo aver percorso la via della Seta e venne battezzato “Bibbia di Marco Polo” forse solo perché il grande mercante veneziano lo lesse durante uno dei suoi viaggi. Dopo il suo arrivo in Cina, la Bibbia, usata per la predicazione, rimase in possesso di qualche famiglia altolocata, conquistata almeno dalla preziosità della sua calligrafia e dal suo valore estetico. Passano così circa 4 secoli: un lasso di tempo che fa di questa Bibbia un caso unico nella storia degli scambi fra Cina e cristianesimo latino: nessun altro reperto è arrivato così presto ed è rimasto così a lungo nel Paese di mezzo. Solo qualche decennio dopo l'arrivo dei gesuiti di Matteo Ricci in Cina, la Bibbia venne riconosciuta per ciò che era e collegata - forse proprio a causa delle funzione che il mercante veneziano esercitò nel recapito delle lettere del Khan al papa - alla figura di Marco Polo. Nel 1681 P. Philippe Couplet (1623-1692), missionario in Cina dal 1656 con incarichi diplomatici e collaboratore del gruppo che curò la traduzione di Confucio, viene rimandato dai padri della Compagnia di Gesù in Europa nel tentativo di difendere la pratica dell'inculturazione della fede nella quale i gesuiti si erano distinti. Couplet porta con sé uno dei più famosi convertiti - il p. Michele Shen che passa alla corte di Luigi XIV - e molti libri che offre in dono fra gli altri a Innocenzo XI Odescalchi. A Cosimo III fa dono di varie opere di filosofia e scienza e anche di quel manoscritto della Bibbia che fu presentato come preziosissima reliquia, rimasta a lungo in possesso di un'importante famiglia di Cham Xo (i.e. Ch'ang-shu): era la Bibbia “di Marco Polo”. (9colonne)
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