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direttore Paolo Pagliaro

Walter Veltroni racconta
la “sinistra che vorrei”

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

Walter Veltroni racconta <br>la “sinistra che vorrei”

VELTRONI RACCONTA LA “SINISTRA CHE VORREI”
“Il libro di Walter Veltroni mi è piaciuto moltissimo ma ho perso solo tempo a leggerlo, perché conosco la sua vita politica passo dopo passo, perché potrebbe essere per età mio figlio”: sono in pochi però a vantare la stessa conoscenza approfondita e di lungo corso del cammino politico dell’ex segretario del Pd che ha Eugenio Scalfari, da poter giudicare una perdita di tempo la lettura del suo ultimo libro, “E se noi domani. L’Italia e la sinistra che vorrei”, edito da Rizzoli. Perché se è vero che questo libro rappresenta il manifesto del pensiero politico che Veltroni esprime da diversi anni, dall’altro smentisce alcuni luoghi comuni (diffusi anche dalla satira) sulla sua immagine buonista. “E se noi domani” infatti è, come lo ha definito l’autore, “una dichiarazione d’amore per il Partito democratico”, ma gli innamorati a volte si trovano nella condizione di dover dire parole aspre, con spietata sincerità, senza fare sconti. “E se noi domani” è un pamphlet che ha il tono del “j’accuse”, scritto – come dice Scalfari – “da chi ha scelto di auto-rottamarsi prima della pagliacciata della rottamazione”. E in queste pagine Veltroni rivendica il suo “sacrificio”: “Non è il manifesto di chi si candida a qualcosa – spiega l’ex sindaco di Roma parlando del volume -. Non è un esauriente programma politico o elettorale. Sono idee sull’Italia e sui democratici. Ci si può dimettere dagli incarichi e ritrarre dal potere ma non si può rimuovere, se autentica, la passione per le cose della propria comunità”. E Veltroni, nell’indicare i mali che hanno accompagnato il percorso del Pd in questi anni e nell’affermare come sarebbe dovuto essere, anticipa la più immediata e più facile delle obiezioni: “‘Perché le cose che dici non le hai potute realizzare? È finalmente arrivato il momento di ricordare che dal 2001 a oggi il tempo della mia responsabilità politica nazionale è durato in tutto 16 mesi, da quando, nell’ottobre 2007, facemmo nascere il Pd e lo portammo poi al 34 per cento, fino alle dimissioni del febbraio 2009. Meno di un anno e mezzo su dodici”. “Lo dico – aggiunge Veltroni – solo perché mi sono stufato di essere accumunato a chi, da una parte e dall’altra degli schieramenti, ha svolto funzioni di governo, parlamentari e di partito ininterrottamente o quasi per tutti questi dodici anni”. Ed ecco dove nasce la motivazione profonda del libro, “scritto nelle settimane precedenti la drammatica elezione del presidente della Repubblica”: “Sento, per parte mia, una responsabilità. Non aver detto prima, per pavloviano spirito di unità, ciò che è scritto nelle pagine” del libro. E’ un Veltroni che passa dal “ma anche” ad “altrimenti non è sinistra”, il titolo di uno dei paragrafi di “E se noi domani”: “Sinistra e conservazione dovrebbero essere una contraddizione di termini” scrive Veltroni, che spiega così la sua visione: “La sinistra è l’idea di una società aperta, che favorisce l’eguaglianza delle opportunità. Altrimenti non è sinistra”. E nel libro c’è un’analisi spietata degli errori che hanno portato al risultato deludente delle elezioni del febbraio 2013, “la più grande sconfitta politica ed elettorale della storia della sinistra degli ultimi cinquant’anni”, sentenzia Veltroni, che usa una metafora calcistica per descrivere l’opportunità sprecata: “La porta era vuota, il pallone era sul dischetto. Bisognava solo appoggiare la palla in rete. Mai era capitata, nella storia della sinistra, una occasione simile”. L’obiettivo polemico, chiaramente, è l’ex segretario e candidato premier Pierluigi Bersani, il cui nome non viene mai citato nel libro come quello di Matteo Renzi, fa notare il direttore di Europa Quotidiano Stefano Menichini, acuto osservatore delle vicende democratiche. Forse un vezzo veltroniano: nella campagna elettorale del 2008 non citò mai il nome del competitor Berlusconi, definendolo “il principale esponente dello schieramento a noi avverso”. “Avendolo fatto crescere, con tanta fatica, ho provato davvero dolore in quei giorni per lo spettacolo di divisione e personalismi che il Pd ha messo in campo” scrive l’autore, parlando della fase dell’elezione del presidente della Repubblica, che ha visto il Pd dilaniarsi e accusando Bersani perché dopo le elezioni “il Pd si è messo a corteggiare, nella speranza di costituire addirittura una alleanza di governo, chi i sindacati li vuole sciogliere, chi vuole uscire dall’Euro, chi disprezza la libera informazione (Grillo, ndr)” e poi è finito “per una soluzione resa obbligatoria da una infinita serie di errori, col non poter far altro che allearsi, in un governo politico di coalizione, con quel Pdl del quale per mesi, prima e dopo il voto, si era solennemente detto: ‘Mai con quelli lì”. Un’alleanza obbligatoria con quel Berlusconi che secondo Veltroni, che tira un’altra stilettata a Bersani, è stato dato “troppo frettolosamente per scomparso e semplicisticamente descritto come una macchia da smacchiare” ed invece poi “è tornato sulla scena”. Se non nomina Bersani, Veltroni nomina invece il “nemico” storico D’Alema: “È anche colpa nostra, per dirla tutta, se è andata avanti per quasi vent’anni la storia della rivalità personale tra me e Massimo D’Alema. L’ho detto e lo ripeto: tra me e lui c’è sincera stima e rispetto reciproco, ma ci sono anche profonde differenze politiche e culturali”. Veltroni invita poi a “non pensare all’elefante” (simbolo dei repubblicani americani: è l’invito che George Lakoff ha fatto ai democratici d’oltreoceano, suggerendo loro di non essere subalterni culturalmente ai propri avversari) che in questi anni per la sinistra italiana è stato Berlusconi, e indica la via di una sinistra “che non si camuffi da destra, che non dipenda dai suoi avversari e dalla loro agenda, che non abbia lo sguardo rivolto al passato, che non abbia paura di parlare di una nuova società”. E il “domani” di cui si parla nel libro, nella prospettiva del congresso che si terrà entro l’anno, è già un problema del presente: “Ora non c’è più tempo da perdere – è l’accorato appello di Veltroni – Né per l’Italia né per il riformismo”. (Roc)

“TERRA DEGLI UOMINI” DI SAINT-EXUPERY RISCOPERTO CON JOVANOTTI
E’ in libreria una nuova edizione di Terra degli uomini (Mursia) il capolavoro di Antoine de Saint-Exupery scoperto dal grande pubblico grazie al passaparola scatenato dall’omonimo brano di Jovanotti, eseguito in pubblico per la prima volta nel Tour degli Stadi che parte da Ancona stasera. Scritto nel 1939, “Terra degli uomini” è il terzo libro di Saint Exupery e gli assicurò la fama quattro anni prima che venisse pubblicato “Il Piccolo Principe”. Vincitore del Gran Premio per il romanzo dell’Académie Francaise e del National Book Award è stato tradotto in tutto il mondo. Diario di viaggio, testo filosofico, racconto di avventure nei cieli, Terra degli uomini, scritto negli anni dell’ epopea pionieristica dell’aviazione, contiene tutti i temi che poi si ritroveranno nella favola del Piccolo Principe: l’amicizia, il rischio, l’impegno, la natura e il progresso, il senso della vita e tra le righe si sente l’ eco della guerra che di lì a poco travolgerà il mondo e di cui Saint Exupery è feroce critico. Otto capitoli sotto forma di racconto di altrettanti episodi della vita dell’aviatore: i primi voli con l’Aeropostale, le avventure dei compagni Mermoz e Guillaumet; le transvolate atlantiche, il deserto, l’incidente nel deserto libico durante il raid Parigi-Saigon; la guerra di Spagna. Pagine dense di impressioni e di riflessioni sul senso della vita e del vivere che da sempre contano estimatori nel mondo della politica, tra gli altri Matteo Renzi che lo considera “un libro di riferimento”, della letteratura come Muriel Barbery (“E’ il libro che amo di più in assoluto”) e della musica, tra i quali appunto il cantautore Jovanotti che l’ha definito: “Un libro speciale di uno dei miei autori più amati”. (Red)

LE PENE D’AMORE AL VAGLIO DELLA SOCIOLOGIA
“Quando un uomo ti lascia, la cosa peggiore è la consapevolezza che lui ti ha messa alla prova: alla fine, la persona che amavi ha messo sulla somma delle parti che ti compongono il terribile timbro respinto”: sono le riflessioni della sociologa Eva Illouz contenute nel libro “Perché l’amore fa soffrire”, di prossima pubblicazione con il Mulino. Le pene d’amore sono universali, come ci ricordano molte opere letterarie. Se tuttavia i personaggi romanzeschi – da Emma Bovary a Bridget Jones – possono perfino deliziarsi dei supplizi amorosi, nella moderna cultura utilitarista il dolore è sentito come un’esperienza puramente distruttiva, da scongiurare e allontanare da sé. Non si tratta solo di vissuto personale, come suggerito nella terapia di coppia e nella posta del cuore, ma di una condizione tipica dell’individuo contemporaneo, con il suo imperativo di autoaffermazione e le patologie che lo accompagnano: narcisismo, incapacità di scegliere, fobia da impegno, tirannia della bellezza e della moda, mercificazione degli incontri. Ma cambiare si può: per tutti, uomini e donne, la sfida è quella di costruire una nuova e più piena consapevolezza sessuale e amorosa. (Red)

“UN BEL SOGNO D’AMORE” DI ANDREA VITALI
A Bellano gira voce che presso il cinema della Casa del Popolo verrà proiettato “Ultimo tango a Parigi”. Siamo nel febbraio del 1973, e per i vicoli del paese spazzati dal gelo si scatena una guerra senza frontiere. A combattersi, due fazioni ben distinte: da una parte gli impazienti che fantasticano a briglia sciolta sulle vertiginose scene di nudo che ci si aspetta di vedere sullo schermo; dall'altro, schierati con il parroco, coloro che pretendono di evitare a Bellano una simile depravazione, e snocciolano rosari come se fossero impegnati in una guerra preventiva contro il demonio. I tempi però sono cambiati, e nulla può fermare il “progresso” né, tanto meno, intralciare gli affari di Idolo Geppi, gestore del cinema, che ha provveduto per tempo a maggiorare i prezzi dei biglietti. Questa la trama del romanzo di Andrea Vitali “Un bel sogno d’amore”, edito da Garzanti. (Red)

“LE NOZZE DI AL-ZAIN” DI TAYEB SALIH
Breve e sorprendente romanzo comico dell’autore sudanese di “La stagione della migrazione a Nord”, uno dei massimi romanzi moderni in lingua araba, “Le nozze di al-Zain” di Tayeb Salih (pubblicato nel 1969ed edito in Italia da Sellerio con la traduzione dall'arabo di Lorenzo Declich e Daniele Mascitelli) racconta le stravaganti imprese sentimentali di un personaggio unico nella letteratura di ogni paese. Alto e sgraziato, due soli denti in bocca, al-Zain si è conquistato sul campo una fama sfortunata, quella di un uomo che si invaghisce perdutamente di ragazze che finiscono sempre per sposare qualcun altro. Non gli manca il buon gusto, visto che “si innamorava solo delle ragazze più belle e attraenti del paese, quelle più educate, e quelle con la parlata più dolce”, ma tanto efficace è questa sua paradossale qualità, questo suo disperato talento, che le madri affrante di figlie zitelle lo cercano e lo inseguono, confidando nel suo amore senza speranze per cambiare il destino nuziale di quelle giovani donne dall’incerto futuro. (Red)

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