Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Marco Santagata, come conoscere Dante

Marco Santagata, come conoscere Dante

C’è qualcosa d’insondabile nella persistenza di Dante Alighieri nella memoria e nelle opere del terzo millennio. Solo in ordine sparsa: uno. La divulgazione poetica e televisiva di Roberto Benigni, che è riuscito nel compito quasi eroico di portare le terzine della Divina Commedia in prima serata. Due. Il tentativo del bestsellerista americano Dan Brown, che dopo aver tratto molta soddisfazione da un'altra star italiana, Leonardo, con il “Codice Da Vinci”, prova a sfruttare Dante in “Inferno” ("Ho scritto questo libro nel rispetto che si deve a Dante e alla cultura letteraria che lui ha creato. Il mio romanzo è una lettera d'amore alla cultura italiana"). E tre. Il piccolo caso italiano, di un giornalista, Tommaso Cerno, che ha riscritto il primo libro, attualizzandolo alla politica più recente, in “Inferno. La Commedia del Potere”. L’elenco potrebbe essere assolutamente più lungo, ma di per sé noioso, se non fosse che c’è pure Marco Santagata. Studioso serio, appassionato di cose classiche come il poeta fiorentino nato “nel maggio 1265 sotto il segno dei Gemelli”, ci racconta in “Dante. Il romanzo della sua vita”. Di tanti che, come dire, un po’ lo copiano, un po’ lo plagiano, un po’ lo vezzeggiano, Santagata l’autore del cammin di mezza vita lo studia. Per darne una versione biografica raffinata, utile a svelare, forse anche più delle opere sole, il mistero dell’insuperabile persistenza dell’Alighieri. “Della personalità di Dante, infatti, l’aspetto più rilevante è il suo sentirsi diverso e predestinato. In ciò che ha visto, fatto o detto, si tratti della nascita di un amore, della morte della donna amata, della sconfitta politica o dell’esilio, lui scorge un segno del destino, l’ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore”. In altre parole egli stesso era consapevole che avrebbe bucato il video del tempo, con una sicurezza messianica: “È un’idea che ha cominciato a nutrire fin da giovane e che si rafforzerà nel tempo fino a sfociare nella convinzione di essere stato investito da Dio della missione profetica di salvare l’umanità”. Nessuno salva l’umanità ed il confine tra mito e mitomane è sottilissimo. Eppure manca poco che saranno ottocento anni dalla sua nascita, e ne stiamo ancora parlando, sogniamo la vita come un viaggio dall’inferno verso – forse - il paradiso, e non c’è giorno che uno non speri di sentirsi stringere la mano da Virgilio, che ti dica: “andiamo”.

 

*** 

(© 9Colonne - citare la fonte)