Roma, 3 mar - Il più importante quotidiano di emigrazione è raccontato in un saggio firmato da Pantaleone Sergi, giornalista di grande esperienza e docente dell’Università della Calabria. È apparso infatti, sull’ultimo numero di “Altreitalie”, rivista internazionale di studi sulle popolazioni di origine italiana nel mondo edita dalla Fondazione Agnelli, il saggio dal titolo: “Fascismo e antifascismo nella stampa italiana in Argentina: così fu spenta ‘La Patria degli Italiani’”. Il saggista calabrese, ha osservato e studiato il quotidiano di maggiore importanza pubblicato fuori d’Italia: “La Patria degli Italiani”, appunto. Edito fino al 1931, fu uno dei più importanti e venduti giornali italiani d’Argentina. “La Patria degli Italiani” divenne apertamente antifascista a partire dal 1928, con l’ingresso in redazione di diversi esuli politici. Il fascismo cercò sia di acquistarlo attraverso l’industriale Vittorio Valdani, sia di creare giornali suoi antagonisti e di diffamarlo: riuscì infine a farlo fallire premendo sugli inserzionisti perché non vi facessero pubblicità. Il saggio di Pantaleone Sergi esordisce con le parole di Ernesto Sabato: nei ricordi di uno dei massimi scrittori argentini del Novecento, di origini calabresi, si ritrova infatti un’istantanea familiare di quella “guerra di carta” tra giornali fascisti e antifascisti che caratterizzò la vita della collettività italiana a Buenos Aires. Sabato non cita i nomi dei giornali letti in famiglia. Probabilmente però il padre leggeva “Il Mattino d’Italia”, per quel culto del Duce che coinvolgeva acriticamente tante persone anche estranee al regime, mentre la madre si affidava a “La Patria degli Italiani” per capire come andassero le cose. Sergi fa una analisi della nascita e dell’evoluzione della fascistizzazione della stampa e dell’azione propagandistica del fascismo, non trascurando i profili delle “firme” del quotidiano. Tra questi, Giuseppe Chiummiento, assunto alla “Patria” agli inizi del 1929, uno dei tanti esuli italiani, giornalisti perseguitati dal fascismo, i quali portarono in terra rioplatense un patrimonio di professionalità apprezzato non solo dalla comunità. Diede infatti, insieme a molti altri, nuova linfa ai periodici in lingua italiana di Buenos Aires e offrì più fresche e genuine letture sulla reale situazione italiana anche ai giornali argentini. In Italia, tra l’altro, Chiummiento aveva diretto per sei anni (dal 1919 al 1925) il quotidiano “La Basilicata”, un giornale democratico, dichiaratamente antifascista e ortodossamente vicino alle posizioni dello statista lucano Francesco Saverio Nitti, presidente del Consiglio nel turbolento primo dopoguerra in Italia, anche lui costretto a riparare all’estero per motivi politici. Quello che racconta il professore del Campus di Arcavacata, è che gli emigrati vedevano nella “Patria degli Italiani” la loro voce e il loro difensore civico. Si identificavano in pratica, in quelle dodici pagine abituali (tante ne pubblicava il giornale negli anni venti), nei supplementi domenicali o infrasettimanali, negli almanacchi annuali che continuavano l’opera iniziata da Basilio Cittadini, il quale ne aveva fatto un giornale d’informazione per la collettività emigrata. La storia del giornale di Buenos Aires ci viene raccontata dall’autore di “Pane, pace e costituente”, “Gli anni dei basilischi” e “Le mie Calabrie” con sentimento storico e premurosa precisione. Il saggio, frutto di una attenta ricerca e di una ricca documentazione, è una testimonianza “viva”del “caso” argentino. I riferimenti bibliografici poi, sono indicati accuratamente. Il lavoro del giornalista calabrese è riportato sul trentacinquesimo numero della rivista “Altreitalie” (luglio-dicembre 2007), che ha pubblicazione semestrale ed è disponibile on-line.
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