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"Siamo liberi”, Giorno Memoria dedicato a Meltzeid

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21 gen) “Siamo liberi!”: sono le ultime parole del libro omonimo di Gustavo Meltzeid, che l’Istituto italiano di cultura di Budapest presenterà in occasione del Giorno della Memoria, martedì 27 gennaio (ore 18, Sala Federico Fellini). Previsto l’intervento di Guglielmo Meltzeid, figlio dell’autore. “Siamo liberi!” (Genesi Editrice, 2014) è un vero e proprio diario che testimonia i fatti vissuti in prigionia - prima nei campi di Fossoli e Bolzano, poi in quello di Mauthausen - da Meltzeid, scultore, nato in Ungheria nel 1895 e trasferitosi in Italia dopo la fine della Prima guerra mondiale per esercitarvi la sua professione artistica. Le pagine del diario sono scritte subito dopo la Liberazione in un giardino di Vistrorio (Torino), mentre l’autore sta lentamente recuperando le forze dopo dieci mesi di prigionia nel campo di concentramento di Mauthausen. Scritte di getto, sono state conservate fino ad oggi dalla famiglia chiuse in un plico, quasi per pudore e rispetto dei tanti patimenti e dei dolori in esse contenute. Alcune di queste pagine vennero ciclostilate a scopo didattico una quarantina di anni fa e ripresentate sotto veste tipografica più tardi, con la presentazione di Bruno Vasari, allora presidente Aned (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti) di Torino. I disegni riportati erano stati abbozzati all’interno del campo di prigionia col rischio della vita. Alcuni, più particolareggiati, ne sono una rielaborazione successiva alla liberazione. Il diario è un documento unico di chi a Mauthausen ci ha vissuto, di chi comprendeva la lingua tedesca, di chi ha potuto girare il campo grazie a vari lavori, di chi ha visto, di chi ha disegnato, ma soprattutto di chi è tornato e ha voluto immediatamente scaricare sulla carta i tormenti e i ricordi in queste pagine. Meltzeid mai più parlerà con alcuno della prigionia. (Red)


SCHEDA / GUSTAVO MELTZEID

Gustavo Meltzeid nasce a Budapest nel 1895. A Vienna consegue la laurea in professore di pittura e scultura. Ufficiale nella prima guerra mondiale nell’esercito austro-ungarico viene decorato con la Medaglia d’Oro per la vittoria di Caporetto. Ha un fisico eccezionale. Campione ungherese di lotta greco-romana negli anni in cui la nazione magiara è la più forte al mondo. Candidato alle Olimpiadi non può parteciparvi a causa di uno strappo muscolare. Il suo avversario, sempre da lui battuto, vincerà la medaglia d’oro. Dopo la prima guerra mondiale si trasferisce in Italia, a Pianezza, vicino a Torino, per modellare i monumenti che il regime faceva erigere ai Caduti. Si sposa con Celeste Girotto da cui avrà un figlio nel 1941. Idealista e avverso alle dittature, durante la seconda guerra mondiale entra nella Resistenza e nel Cln. Col nome di “Maggiore Duller” opera con Ignazio Vian e Duccio Galimberti a Boves nel cuneese e poi col Generale Perotti a Torino. Tradito, viene catturato e deportato come prigioniero politico. Sopravvive e torna. Riesce a far catturare il delatore, che nel frattempo è divenuto molto ricco essendosi impossessato di buona parte del Tesoro della IV Armata; lo fa processare e condannare. Meltzeid è l’unico testimone a carico. Il processo dura quasi un anno e i giornali nazionali ne seguono le vicende sulle prime pagine. Gli vengono offerti incarichi politici che declina. Scrive il diario. Torna alla vita privata facendo il rappresentante e continuando a cimentarsi con la pittura e con la scultura. Nel 1956 in Ungheria scoppia la rivoluzione. Gustavo spende tutto quanto possiede per raccogliere e spedire aiuti umanitari agli assediati, tramite la Croce Rossa di Vienna. Morirà l’anno successivo per le conseguenze delle malattie riportate in prigionia. In Ungheria è annoverato tra gli “Eroi Nazionali che hanno combattuto per la Libertà dei Popoli”.

(© 9Colonne - citare la fonte)