IL CATTIVO GIORNALISMO SECONDO UMBERTO ECO
Una redazione raccogliticcia che prepara un quotidiano destinato, più che all’informazione, al ricatto, alla macchina del fango, a bassi servizi per il suo editore. Un redattore paranoico che, aggirandosi per una Milano allucinata (o allucinato per una Milano normale), ricostruisce la storia di cinquant’anni sullo sfondo di un piano sulfureo costruito intorno al cadavere putrefatto di uno pseudo Mussolini. E nell’ombra Gladio, la P2, l’assassinio di papa Luciani, il colpo di stato di Junio Valerio Borghese, la Cia, i terroristi rossi manovrati dagli uffici affari riservati, vent’ anni di stragi e di depistaggi, un insieme di fatti inspiegabili che paiono inventati sino a che una trasmissione della BBC non prova che sono veri, o almeno che sono ormai confessati dai loro autori. Tutto questo e altro ancora in “Numero Zero”, l’ultimo romanzo di Umberto Eco edito da Bompiani. Un perfetto manuale per il cattivo giornalismo che il lettore via via non sa se inventato o semplicemente ripreso dal vivo. Una storia che si svolge nel 1992 in cui si prefigurano tanti misteri e follie del ventennio successivo, proprio mentre i due protagonisti (un ghost writer fallito e una ragazza inquietante che per aiutare la famiglia ha abbandonato l’università e si è specializzata nel gossip su affettuose amicizie, ma ancora piange sul secondo movimento della Settima di Beethoven) pensano che l’incubo sia finito. Una vicenda amara e grottesca che si svolge in Europa dalla fine della guerra ai giorni nostri.
I “CARNEFICI ITALIANI” DELLA SHOAH
“I carnefici italiani – Scene dal Genocidio degli ebrei 1943-1945”, libro di Simon Levis Sullam edito da Feltrinelli, sarà presentato all'università di Padova lunedì 26 gennaio alle 17, nell'Archivio Antico di Palazzo Bo. Dopo l’introduzione di Giuseppe Zaccaria, magnifico rettore dell’Università di Padova, interverranno Filippo Focardi, docente di Storia Contemporanea dell’Ateneo, Carlo Fumian, direttore del Centro di Ateneo per la storia della resistenza e dell’età contemporanea, che dialogheranno con l'autore. “La sera del 5 dicembre 1943, il giovane pianista Arturo Benedetti Michelangeli suona al Teatro La Fenice di Venezia. In quelle stesse ore, polizia, carabinieri e volontari del ricostituito Partito fascista – i carnefici italiani – compiono in città una delle maggiori retate di ebrei nella penisola dopo quella condotta dai tedeschi a Roma il 16 ottobre – si legge nella presentazione dell’editore -. Sulla base del censimento della popolazione di ‘razza ebraica’ condotto a partire dal 1938, oltre centocinquanta tra uomini, donne, vecchi e bambini vengono stanati dalle loro case e tradotti alle locali carceri. Nei giorni successivi i loro beni vengono sequestrati, gli appartamenti sigillati o destinati ad altri italiani. I prigionieri saranno poi trasferiti a Fossoli di Carpi, il principale campo di transito degli ebrei nella Repubblica sociale, gestito da forze italiane. Qui saranno detenuti in condizioni precarie e, quindi, caricati su vagoni piombati – dopo la consegna in mani tedesche – su cui verranno condotti alla morte nel campo di sterminio di Auschwitz”. “Questi eventi – continua la presentazione - si ripeterono in modo analogo, tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945, nelle principali città e in una miriade di piccoli paesi del centro-nord della penisola italiana. Perché si tende ancora a rimuovere il ricordo di queste vicende, mentre prevale quello dei ‘salvatori’ e dei ‘giusti’? Perché raramente si ricorda che almeno metà degli arresti di ebrei fu condotta da italiani, senza ordini o diretta partecipazione dei tedeschi? Perché ancora oggi spesso si sostiene che l’Italia e il fascismo siano rimasti ‘al di fuori del cono d’ombra dell’Olocausto’? Perché si preferisce celebrare il mito del ‘bravo italiano’ e si dimenticano i carnefici italiani: uomini e donne che parteciparono al genocidio degli ebrei? Settant’anni dopo le deportazioni degli ebrei dall’Italia, questo libro cerca di dare risposta a domande scomode”. Simon Levis Sullam insegna Storia contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è formato in Italia e negli Stati Uniti e ha trascorso periodi di ricerca e insegnamento a Berkeley, all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole e a Oxford. È autore tra l’altro dei volumi Una comunità immaginata. Gli ebrei a Venezia, 1900-1938 (Unicopli, 2001), L’archivio antiebraico. Il linguaggio dell’antisemitismo moderno (Laterza, 2008), L’apostolo a brandelli. L’eredità di Mazzini tra Risorgimento e fascismo (Laterza, 2010). È tra i curatori, con Marina Cattaruzza, Marie-Anne Matard-Bonucci, Marcello Flores e Enzo Traverso, della Storia della Shoah (Utet, 2006-2010).
DAVID ENGEL APPROFONDISCE I TEMI DELL’OLOCAUSTO
Un evento che vide coinvolti 66 milioni di tedeschi e 9 milioni di ebrei, e che ebbe come esito finale lo sterminio di due terzi di questi ultimi. Nel trattare l’Olocausto, il libro di David Engel “L’Olocausto” (pubblicato in edizione italiana dalla casa editrice Il Mulino) pone l’accento su entrambi i popoli: non solo dunque la messa a punto ideologica e pratica della politica antisemita del nazismo, ma anche la reazione assai varia degli ebrei alla persecuzione. Questa edizione aggiornata fornisce nuovi approfondimenti sul ruolo svolto nell’Olocausto dai non tedeschi, sul dibattuto nesso tra Olocausto e modernità, sull’emergere dell’Olocausto come oggetto di dibattito storico. Engel è titolare delle cattedre di Holocaust Studies, Hebrew Studies, Judaic Studies e History nella New York University. Tra i suoi libri in inglese “In the Shadow of Auschwitz” (1987) e “Facing a Holocaust” (1993).
TORNA IL VICEQUESTORE ROCCO SCHIAVONE
Dopo “Pista nera” e “La costola di Adamo” ritorna il vicequestore Rocco Schiavone, nell’ultimo romanzo di Antonio Manzini edito da Sellerio. Torna il racconto dell’Italia di oggi dalle quattro pareti di una questura di montagna. Tra nordici e meridionali, cittadini e paesani, vittime e carnefici. Una rilettura della tradizione del giallo all’italiana, capace di coniugare crimine e passione, lo sguardo più dolente e la risata più sfrontata. “Antonio Manzini disegna un personaggio straordinario” è la recensione d’autore di Andrea Camilleri. Manzini, attore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi “Sangue marcio” e “La giostra dei criceti”. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo “Pista nera” (Sellerio, 2013) cui è seguito “La costola di Adamo” (2014) e ora “Non è stagione” (2015). Ne fanno parte anche i racconti presenti nelle antologie poliziesche “Capodanno in giallo”, “Ferragosto in giallo” e “Regalo di Natale”, pubblicate da Sellerio.
“OGNI GIORNO COME FOSSI BAMBINA” DI MICHELA TILLI
I lunghi capelli di Argentina, un tempo corvini, ormai sono percorsi da fili argentei, ma i suoi occhi non hanno smesso di brillare. Perché Argentina, a ottant'anni, si sveglia ancora come fosse bambina. Ogni mattina attende con ansia quella sorpresa che le cambierà la giornata. Quella sorpresa che nasconde un segreto da non rivelare a nessuno. A scoprirlo è Arianna, che a sedici anni si sente goffa e insicura. È felice solo quando è circondata dai libri. Le loro pagine la portano lontana dai suoi genitori e dai compagni di scuola che non la capiscono. Essere costretta a fare compagnia ad Argentina è l'ultima cosa che avrebbe voluto… Questa la storia narrata in “Ogni giorno come fossi bambina” di Michela Tilli, pubblicato da Garzanti. L’autrice, originaria di Savona, dopo gli studi in filosofia ha intrapreso la carriera di giornalista che ha poi lasciato per dedicarsi alla scrittura narrativa. È stata autrice per la TV e attualmente lavora per il teatro.
(© 9Colonne - citare la fonte)