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MODA: MICHELLE OBAMA, UNA FIRST LADY “VESTITA PER VINCERE”

MODA: MICHELLE OBAMA, UNA FIRST LADY “VESTITA PER VINCERE”

New York, 9 giu - La maniacale curiosità dei media a stelle e strisce per la vita privata dei presidenti degli Stati Uniti d’America, o aspiranti tali, è ormai cosa nota. Non stupisce dunque che mentre Barack Obama - incassata la vittoria su Hillary Clinton - si gode l’investitura ufficiale di candidato Democratico alle presidenziali di novembre, sua moglie Michelle sia alle prese con la fase forse più dura di questa lunga campagna elettorale: l’esame da potenziale first lady. A cominciare dal suo guardaroba. In realtà lo stile di questa avvenente 44enne, avvocato e madre di due bambine, ha già riscosso l’approvazione degli addetti ai lavori e degli elettori simpatizzanti, ma ora che la prospettiva di diventare la nuova inquilina della Casa Bianca si è fatta decisamente più concreta, anche le tv e giornali d’America sembrano diventati ancora più attenti nei suoi confronti. Lo conferma il New York Times, che in un articolo dal titolo “She dresses to win” (Si veste per vincere) analizza meticolosamente il look della signora Obama. Può sembrare - spiega il popolare quotidiano della Grande Mela - che Michelle stemperi la sua forte personalità con una versione modernizzata dei raffinati abiti di un’altra epoca. “Non sarebbe poi così strano in un periodo in cui le immagini della campagna elettorale sono scrutate dalle tante sibille dei media con lo stesso fervore con cui gli antichi studiavano le viscere degli uccelli” rimarca ironicamente il giornale diretto da Bill Keller. Lo stile dell’affascinante consorte del senatore dell’Illinois, con i suoi sobri tubini, le sua silhouette sottile e la sua passione per le perle, le è già valso il paragone con due illustri first lady del passato: l’elegante Barbara Bush (moglie di George senior) e l’ormai leggendaria Jacqueline Kennedy. “Tutti sanno che la gente reagisce al modo in cui una persona appare quando è in lizza per una carica” spiega André Leon Talley, editor-at-large per Vogue America, che ha classificato la moglie di Barack come una “it girl” nel suo numero di aprile. Questa fase felice della politica afroamericana è perfetta per l’esordio degli Obama sulla scena internazionale: le perle, i vestiti a trapezio e l’allure alla Jackie fanno ovviamente parte dell’evoluzione della strategia di Michelle in fatto d’immagine. Quando lo scorso martedì ha annunciato trionfante la sua nomination a candidato ufficiale dei Democratici, Barack, che sfoggiava uno dei suoi eleganti completi dalle tinte neutre, è stato per un attimo letteralmente eclissato dal glamour di sua moglie, assolutamente raggiante (e davvero bella) nel suo abito di seta viola, senza maniche (assoluta novità per una quasi first lady in campagna elettorale), disegnato per lei dalla stilista Maria Pinto. “Quando operi a livello nazionale e globale ogni cosa assume un significato - conferma Mikki Taylor, beauty director e cover editor di Essence magazine -. Si tratta di informazione: tutti noi stiamo ‘rubando’ qualcosa da questo look”. Cosa voleva dire all’America e al mondo Michelle con quell’abito? Che è adatta a diventare first lady, conferma l’esperta: “Ogni donna con cui ho parlato ha notato come la sua sicurezza in se stessa si sia rafforzata. Il vestito viola, le gambe nude, ogni dettaglio sembrava dire ‘sono qui per fare business’”. La signora Obama ama gli accessori dal carattere forte, come le perle vistose (niente a che fare con quelle bon ton stile “Colazione da Tiffany”) che sprizzano personalità da tutti i pori, e le cinte importanti, che segnano il punto vita. Quella firmata Azzedine Alaïa, che Michelle ha sfoggiato circa un anno fa in un’occasione ufficiale, le è addirittura valsa la nomination nella classifica delle donne internazionali meglio vestite del 2007, stilata da Vanity Fair. “Quella cinta significava che questa donna ha un’indipendente, forte, distintiva sensibilità per la moda” sottolinea Fine Collins, corrispondente della popolare rivista americana. Impossibile non cedere alla tentazione di interpretare la scelta del colore viola - frutto dell’unione tra il rosso dei Repubblicani e il blu dei Democratici, si fa notare - voluto da Michelle per un’occasione tanto importante: “Non so se è stato deciso consciamente - ha commentato Joe Anthony, il fan di Obama divenuto famoso per aver dedicato un sito web al senatore afroamericano nel 2004, dopo averlo sentito parlare a una convention dei Democratici -. Certo le mogli dei candidati hanno sempre adeguato i propri abiti alla politica dei mariti. I vestiti sottolineano il messaggio, e questo non guasta mai”. Concorda Hamish Bowles, noto giornalista di Vogue che nel 2001 ha curato la mostra dedicata dal Met di New York agli abiti di Jacqueline Kennedy: il potere degli abiti, così forte sui giornali e nelle fotografie, può contribuire a promuovere l’immagine di un esponente politico, come la stessa Jackie ha dimostrato con i look sfoggiati durante la campagna elettorale e la presidenza di suo marito John. “Proprio come ha fatto Jacqueline, il modo in cui la signora Obama presenta se stessa esprime messaggi che sono a volte subliminali e a volte diretti” nota il giornalista. Ma se a suo tempo Jackie si è ispirata al guardaroba di ricche signore della buona società - come Jayne Wrightsman, Bunny Mellon e Nicole Alphand - Michelle, almeno apparentemente, sembra seguire solo il suo istinto. “Non si affida a uno stilyst” conferma la sua portavoce Katie McCormick Lelyveld. Si sa, tuttavia, che la first-lady in pectore predilige le creazioni di Maria Pinto e Ikram Goldman i quali, nota il New York Times, hanno rifiutato di raccontare qualche dettaglio in più sul rapporto con la loro prestigiosa cliente. “Ciò che è importante è che con Michelle Obama non si deve partire da zero - chiosa Fine Collins -: sono certa che sia stata consigliata, ma nel suo stile non c’è nulla di imposto, nulla che non sia il frutto di ciò che lei è. Michelle ha un senso molto preciso di se stessa”. (Alessandra Scotacci)

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