(25 mar) Chi dice Pietro Donzelli non dice solo un fotografo. Dice il pioniere della cultura fotografica del dopoguerra in Italia. Nato a Montecarlo nel 1915 si è spento il 29 maggio del 1998 all’età di 83 anni. Vissuto con la famiglia in Italia, a Milano, ha esposto le sue opere non solo nel nostro Paese ma anche presso i più prestigiosi musei in Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Giappone. Ora è la Germania a rendergli omaggio con la mostra “Luce - Fotografie di Pietro Donzelli”. La mostra - che verrà inaugurata oggi e resterà visitabile fino a domenica 14 giugno (Kunst- und Kulturstiftung Opelvillen Rüsselsheim, Ludwig-Dörfler-Allee 9, Rüsselsheim) - è stata organizzata in occasione del centenario della nascita dell’artista. Le immagini più importanti sono state create negli anni ‘50 e ‘60, quando in Italia il neorealismo favoriva nuove forme d’espressione nell’arte, nel cinema e nella fotografia. Lo sguardo di Donzelli è sempre stato attento ai momenti in cui il sentimento si manifesta nella vita delle persone, nonché alle emozioni che provoca il paesaggio italiano. Primo alleato del fotografo è sempre rimasta la luce. Donzelli è stato anche un promotore della fotografia: nel 1954 ha realizzato con Luigi Veronesi l’annuario “Fotografi italiani” e, con Piero Racanicchi, “Critica e storia della fotografia”. (red)
SCHEDA / L’ARTISTA
Pietro Donzelli nasce a Montecarlo nel 1915. Nel 1931 viene assunto come archivista dalla Sirti, l’azienda milanese incaricata di realizzare la rete telefonica nazionale. Arruolato nell’esercito nel 1943, dopo la guerra si iscrive al Circolo fotografico milanese (Cfm). Nel 1951 con l’Unione Fotografica organizza a Milano, al Palazzo di Brera, la “Mostra della Fotografia Europea 1951”. Dal 1957 al 1963 è redattore poi condirettore dell’edizione italiana di Popular Photography. Pubblica, con Piero Racanicchi, “Critica e storia della Fotografia”, in due volumi. Nel 1960 sempre con l’Unione Fotografica realizza la mostra “Fotografi della nuova generazione”. Nel 1988, in occasione del quarantennio dalla fondazione, la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (Fiaf) gli conferisce il titolo di “Maestro della fotografia italiana” e la 3M gli assegna il premio “Una vita per la fotografia”. Nel 1994 inizia la collaborazione con Renate Siebenhaar. Nel 1997 Jean-Christophe Ammann cura la sua prima retrospettiva che viene presentata al Kunstmuseum Wolfsburg e alla Schirn Kunsthalle di Francoforte. Muore a Milano nel 1998, poche settimane prima dell’inaugurazione della sua retrospettiva ad Arles, durante i Rencontres Internationales de la Photographie.
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