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Carla Accardi, astratta ma non troppo

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Carla Accardi, astratta ma non troppo

Da dove poteva arrivare il tratto pittorico di una donna italiana, così solare quanto internazionale, se non dalla terra di Sicilia? Carla Accardi è lì che nasce, è dalla punta di Trapani che ha guardato il mondo. Fino a diventare uno dei massimi esponenti dell’astrattismo italiano. Quando giunse a Roma, nella seconda metà degli anni Quaranta, trovò subito dapprima la curiosità e poi l’apprezzamento dei maggiori critici. Il suo astrattismo, il lavoro sui perimetri, sulla figura, era perfetto per prendere parte al gruppo “Forma” nel 1947. Scandisce i decenni della sua carriera artistica la semplicità: infatti negli anni Cinquanta, nel pieno clima della cultura informale, le uscirono di pennello una serie di segni bianchi su fondi neri. Nel decennio successivo, gli anni Sessanta, dominati dalla militanza nel femminismo e dallo stretto legame con la giovane studiosa Carla Lonzi, fu il momento della conquista del colore luminescente. Proprio a metà di quegli anni, nel 1964, una sua personale alla Biennale di Venezia la impose all’attenzione internazionale. La sua ricerca artistica successiva, mai ferma, la portò al superamento della superficie piana della pittura, ed inventò quindi forme spaziali fatte di fogli di sicofoil (si tratta di un foglio di acetato di etile che può sostituire il vetro in alcune vetrate) sui quali si depositavano cristallini i tracciati del colore. La tendenza a conquistare la terza dimensione culmina negli anni Settanta nelle “Tende”: vere e proprie strutture che potevano essere abitate e percorribili. Il lavoro seguita nello sperimentalismo materiale degli anni del consumistico decennio degli Ottanta: allora tele grezze da cui trapelano stesure cromatiche di varia intensità. Molte ed importanti mostre nel mondo consacrano l’energia intrisa di luce mediterranea del suo lavoro. Ma c’è un aspetto collettivo e di partecipazione che caratterizza la sua esperienza pittorica: nel 1977 collabora alla “Cooperarte”, insieme agli artisti Getulio Alviani, Carmelo Cappello, Gianni Colombo, Antonio D'Agostino, Emilio Isgrò, Carlo Nangeroni, Mario Nigro, Luca Patella, Achille Perilli, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Giulio Turcato e Nanda Vigo. La Coopertarte era una cooperativa di artisti “che cercava di esplorare nuove forme di rapporto e di confronto con il pubblico”. La prima mostra di questa esperienza appunto collettiva si tenne al Centro Allende La Spezia, nel febbraio di quell’anno. La Cooperarte produsse una cartella di quattordici grafiche numerate da 1 a 100.  Nel 1999 è stato pubblicato, per chi volesse approfondire, il Catalogo ragionato di Carla Accardi (Carla Accardi. Catalogo ragionato. Edizioni Charta srl, Testi di Germano Celant. Milano, 1999). “Segno e trasparenza” è infine il titolo della bella mostra che dal 6 febbraio al 12 giugno a Catania, la Fondazione Puglisi Cosentino dedica alla grande, inesauribile, Carla Accardi.

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