(11 febbraio 2016) “Tutela dei diritti delle donne migranti e rifugiate in Libano”: questo il nome del progetto – che vede un importo totale di 859.217 euro e un co-finanziamento della Cooperazione italiana allo sviluppo pari a 453.938 euro – finalizzato alla protezione di donne migranti vittime di violenza e maltrattamenti, garantendo il rinnovamento e il funzionamento di due shelter. Il centro alla periferia Beirut ospita circa 60 donne – informa l’Unità tecnica locale in Libano, Siria e Giordania della Cooperazione - provenienti da Etiopia, Filippine e Sri Lanka, giunte in Libano per lavorare come assistenti domestiche e presto divenute vittime di violenza e altre forme di discriminazione. Lo staff che ne gestisce la quotidianità e le varie attività è composto da persone provenienti dagli stessi Paesi di provenienza, un efficace modo per non far sentire isolate queste donne. In attesa che la procedura di rimpatrio venga accolta, qualora richiesta, e organizzato il viaggio, le giornate trascorrono nel centro, la cui posizione resta riservata per motivi di sicurezza, tra lezioni di lingua, conoscenza base del PC, attività creative e ricreative. Stefano Fogliata è il rappresentante Paese di Celim, la ong che insieme a Caritas Lebanon Migrants Center (Lcmc) realizza il progetto: “Quasi la totalità delle donne giunte in Libano – ha raccontato Fogliata agli operatori dell’Unità tecnica locale della nostra Cooperazione - era spinta dal desiderio di contribuire al mantenimento della famiglia rimasta nel paese d'origine. Nonostante la giovane età, buona parte di queste donne ha lasciato i figli a casa: l'emigrazione economica è concepita quasi esclusivamente come mezzo per garantire alla prole una diversa prospettiva di vita. Le difficoltà sopraggiunte nel proprio percorso migratorio vengono quindi spesso percepite dalle donne come un completo fallimento esistenziale. La disillusione per le speranze svanite, insieme all'umiliazione per le violenze e gli abusi subiti, spingono la maggioranza di loro ad un ritorno in patria. Una volta giunte a casa, alcune tentano nuovamente un'esperienza simile di migrazione, magari in un altro paese della regione”. (Red)
SCHEDA / CELIM
Celim (Centro laici italiani per le missioni), nato nel 1954, è una organizzazione non governativa riconosciuta dal ministero per gli Affari esteri e dall’Unione Europea. Fa parte della federazione Volontari nel Mondo - Focsiv e di CoLomba (Cooperazione Lombardia). La mission di Celim è trasformare in modo permanente una comunità, trasferendo competenze professionali ed economiche nel corso di un intervento di durata finita. In tre parole, “Impact to change”. In Africa e nei Balcani, attraverso l’operato di volontari internazionali e in collaborazione con enti e personale locali, gestisce progetti di cooperazione allo sviluppo che spaziano dal campo socio-sanitario a quello educativo, a quello agricolo, al microcredito. In Italia Celim dà spazio all’educazione alla mondialità con CeliMondo e promuove il turismo responsabile attraverso campi di conoscenza.
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