Roma, 17 mar – La prima volta che è salito sul palco aveva solo 14 anni, 40 sono gli anni di carriera e 60 quelli a cui si avvicina. Trenta, invece, gli album realizzati e 170.000 le copie dell’ultimo disco, già prenotate dai negozi. Stando agli ordini l’album supererà in pochi giorni le 200.000 copie. Questi sono i numeri di chi ha deciso di chiamarsi Zero, di chi in realtà per un intero popolo, chiamato “sorcini”, è e resterà il numero uno. Renato Fiacchini è tornato, a tre anni e mezzo dall’ultimo lavoro, con “Presente” in uscita venerdì 20 marzo. L’album è anticipato dal singolo “Ancora qui”, nel disco, invece, 17 brani maturi e riflessivi che Zero definisce “stanze ben arredate”, un “Presente” che, spiega il cantante romano, “sottolinea il mio senso di non appartenenza, la mia coerenza. ‘Presente’ per me è una conquista – continua - finalmente un’autogestione che mi allontana da uno ‘stare in vetrina’ e mi dà maggiori responsabilità. Soprattutto la possibilità di non avere più strane mediazioni col pubblico”. Il cantautore romano infatti, questa volta ha fatto di più: non è stato solo un bravo artigiano di musica e parole, un “poeta” come lo chiama Mario Biondi nel duetto “Non smetterei più”, ma, per la prima volta, non si è valso di una major o di una etichetta indipendente tra quelle affermate e consolidate nel panorama musicale per la produzione, il marketing e soprattutto la distribuzione del proprio disco: con “Presente” Renato Zero ha voluto percorrere per primo la strada di una progettazione artistica e commerciale a 360 gradi senza la mediazione di una tradizionale casa discografica. È in “Giù la mani dalla musica” che Renato Zero dice “no” alle major : “Eccoci in vetrina avvolti con il cellophan belli accattivanti che sembriamo tanti peter pan più o meno in buona fede ognuno si promuove qui…manipolati e contraffatti non sembriamo neanche noi” e ancora, canta “una multinazionale incombe sempre su di noi.. è orribile”. “Il problema – spiega il cantautore – è che non si ha la possibilità di scegliere, di decidere. E nemmeno di confrontarsi perché purtroppo spesso si ha a che fare con persone esperte di marketing e cifre. Quando in realtà un direttore artistico di una casa discografica dovrebbe prima di tutto conoscere la musica. Mi auguro – aggiunge - di vedere rifiorire una Ricordi e una Fonit Cetra. Perché la musica italiana merita di essere gestita in modo corretto. So che il recupero in cui spero è un percorso difficile, ma bisogna tornare a considerare e a dare spazio a nuovi interpreti”. E a proposito di nuovi interpreti, nell’album di Renato Zero, ci sono più messaggi indirizzati ai giovani: in “Muoviti” il cantante esorta a darsi da fare : “riaccendi la mente che quella passione ci sia…impegnati ovunque rifiuta quel niente” mentre è ancora più diretto ne “L’incontri”: “giovani salvatevi, datevi, unitevi, siete voi più che mai quell’ultima risorsa”. In questo brano però le parole di Zero si indirizzano anche alla società “sempre più multietnica in cui viviamo”: “la conoscenza allontana i razzismi – spiega il cantautore - dobbiamo essere più generosi e colmare le distanze che ci sono attraverso una stretta di mano e un piatto di minestra, ricordiamoci – ha concluso – che anche noi siamo stati emigranti”. L’umana dolcezza che da sempre contraddistingue i brani di Zero si trova poi in “Questi amori”, “Un’altra gioventù”, “Quando parlerò di te”, mentre l’album si chiude con una dolcissima ninna nanna,“Dormono tutti”. Il primo brano “Professore” è invece un invito a riflettere sul fatto che “non basta solo la cultura”: “la vita è incontri, esperienze, confronti”. E sui giovani talenti, figli di talent show televisivi, Renato Zero dice: “Hanno perso quella genuinità e spontaneità che non si può non perdere di fronte alla violenza di una telecamera”. Il cantautore che pure “salva” di questi programmi il fatto che “almeno viene recuperato il ruolo dell’insegnate, del coach” punta il dito invece, sulle diatribe da arena: “quei giovani hanno bisogno di confrontarsi, di farsi le ossa, di avere un percorso personale nell’ ‘ombra’ prima di essere messi davanti ad una telecamera”. Capelli nero corvino, sguardo intenso e atteggiamento da guru Renato Zero confida di non avere paura degli anni che passano: “Sono stato preso a botte, deriso, ma non mi sono mai fatto ‘manomettere’. La mia forza è stata la mia coerenza. Questo album è per ricordare che sono ancora qui, che ho voglia di muovermi e di muovere le cose intorno a me e per dire grazie alla militanza generosa del mio pubblico. So che se sono ancora qui e se mi sono ‘salvato’ dal primo boa di struzzo è grazie alla fantasia. Solo se si trascorre un’infanzia serena e ricca di fantasia si può arrivare ad una vecchiaia altrettanto felice”. A spaventare Renato Zero è invece la troppa libertà dei giorni nostri, “che per qualcuno può avere l’effetto di una ubriacatura. Bisogna stare attenti, soprattutto per i nostri bambini – ha detto riferendosi al dilagante fenomeno della pornografia – e occorre che anche i genitori siano più vigili: devono confrontarsi con insegnanti ed educatori. Bisogna poi - ha aggiunto - armarsi di consapevolezza ed evitare di dare giudizi a priori”. Nel cast del videoclip del brano “Ancora qui”, diretto da Alessandro D’Alatri, ci sono Manuela Arcuri, Asia Argento, Paola Cortellesi, Paola Tiziana Cruciani, Massimo Ghini, Leo Gullotta, Alessandro Haber, Rodolfo Laganà, Olivia Magnani, Giorgio Panariello, Rocco Papaleo, Giorgio Pasotti, Daniele Pecci, Vittoria Puccini, Elena Sofia Ricci ed Emilio Solfrizzi. Il Zeronovetour parte invece, il 16 ottobre da Acireale (CT) e toccherà i principali palasport italiani. Zero sarà il 19 marzo a mezzanotte alla Feltrinelli di Roma (Galleria Alberto Sordi) e il 21 sarà ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. (Gil)
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