Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

LO “SPAZIO” DELLE DONNE
SCIENZA IN ROSA ALL’INAF

LO “SPAZIO” DELLE DONNE <br> SCIENZA IN ROSA ALL’INAF

La scienza e l’uguaglianza di genere sono entrambe di vitale importanza per il raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo concordati a livello internazionale, inclusa l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Negli ultimi 15 anni, la comunità internazionale ha condotto grandi sforzi per stimolare e coinvolgere la partecipazione di donne e ragazze nella scienza. Purtroppo però, donne e ragazze continuano ad essere escluse da una piena partecipazione nella scienza. Secondo uno studio condotto in 14 Paesi, le percentuali relative alla probabilità che le ragazze conseguano una laurea triennale, una laurea specialistica e un dottorato di ricerca nel campo della scienza, sono rispettivamente del 18%, 8%, e 2%, mentre le percentuali per gli studenti di genere maschile sono 37%, 18%, 6%. Affinché donne e ragazze ottengano parità di accesso e partecipazione nella scienza, e vengano compiuti ulteriori progressi per raggiungere la parità di genere e l’emancipazione di donne e ragazze, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione A/70/474/Add.2 e ha istituito l’11 febbraio come la Giornata Internazionale per le donne e le ragazze nella scienza.

Donne e scienza: abbiamo raccolto le testimonianze di alcune ricercatrici dell'INAF per raccontare successi, soddisfazioni e difficoltà.



CON ELISABETTA RIGLIACO NELLA CULLA DEI PIANETI

Elisabetta Rigliaco ha 34 anni ed è una ricercatrice in astrofisica presso l’Osservatorio Astronomico di Padova. Nel 2002 lascia il Salento alla volta di Bologna per studiare Astronomia e Cosmologia. Dopo la laurea si sposta a Firenze, dove nel 2011 conclude il suo dottorato dal titolo “Accretion and Ejection properties of young low-mass stars”. Si sposta quindi per 3 anni negli Stati Uniti, dove lavora come ricercatrice nel Lunar and Planetary Lab de University of Arizona. Successivamente va a lavorare a Zurigo, proseguendo la sua attività di ricerca all’ETH. E’ più difficile essere donna nel mondo della ricerca? “La mia esperienza personale mi porta a rispondere di no – racconta Elisabetta -. Io in quanto donna non ho mai trovato difficoltà maggiori di quelle incontrate dai miei colleghi uomini. Questo potrebbe essere dovuto al fatto di essere stata sempre seguita da supervisori e mentori che credono ed investono nella qualità del ricercatore, senza pregiudizi sul suo sesso”. La giovane ricercatrice, nello specifico, si occupa dello studio dei dischi circumstellari che circondano le stelle più giovani del nostro Sole, e che costituiscono la culla dei sistemi planetari, cioè il luogo all’interno dei quali si formano ed evolvono i pianeti extrasolari (pianeti che circondano stelle diverse dal nostro Sole). Domenica è la Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella scienza, che mira a promuovere la parità di genere. Secondo Elisabetta “un sistema puramente meritocratico, che porti a guardare alla persona che vuole fare ricerca come ricercatore, esulando e prescindendo dal suo sesso, sarebbe il passo migliore e più efficiente per ottenere la parità di genere nella ricerca scientifica”.

EQUITA’ NELLA SUDDIVISIONE DEI POSTI - “Noi in quanto donne ricercatrici siamo tanto valide quanto gli uomini nel fare il nostro lavoro, che ci affascina e lo facciamo con trasporto ed entusiasmo – continua la ricercatrice -. Purtroppo però questo non è sempre possibile, per cui iniziare con l’imporre una equità di suddivisione dei posti tra uomo e donna potrebbe essere un buon passo. Sono sicura che questa imposizione nel giro di pochi anni potrebbe diventare non necessaria, quando a decider chi può fare il ricercatore sarà a sua volta una commissione suddivisa equamente tra uomini e donne”. Elisabetta è anche un esempio virtuoso di “rientro dei cervelli”: dopo le esperienze negli Usa e in Svizzera, nel 2016 vince la fellowship AstroFIt2, cofinanziata da INAF ed Unione Europea, una Marie Curie Fellowship che le consente di ritornare a far ricerca in Italia, la nazione che in primis l’ha formata e iniziata all’ambito astrofisico. “Sia negli Stati Uniti che in Svizzera la ricerca in ambito astrofisico è finanziata relativamente bene – sottolinea -. Purtroppo questo non avviene in Italia, dove la ricerca in ambito astrofisico non è molto valorizzata. Si fa molta fatica a trovare fondi per poter viaggiare ed instaurare collaborazioni (sia nazionali che internazionali) e per partecipare a conferenze che ci permettono di presentare il lavoro che stiamo svolgendo, di scambiare idee con colleghi provenienti da diverse parti del mondo, e di creare nuove reti di lavoro”.


DARIA GUIDETTI: ASTRONOMA ROMANTICA TRA LE STELLE

Laurea e Dottorato di ricerca in astrofisica, master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza (con una tesi sugli stereotipi di genere nella scienza): Daria Guidetti è astrofila da una vita. La sua attività di ricerca presso l'Istituto di Radioastronomia di Bologna (INAF) riguarda la formazione e l'evoluzione delle galassie e dei buchi neri. Ha deciso di fare l'astronoma all'età di 5 anni, in seguito ad un sogno, per "capire cosa succede nel cielo". Autrice e conduttrice del programma televisivo Destinazione Spazio; autrice fissa per la rivista Atmosphere della Compagnia aerea Meridiana. Collabora con Media INAF, RAI e con varie riviste di cultura astronomica (Le Stelle, Coelum, Nuovo Orione) e tiene conferenze pubbliche e lezioni nelle scuole di ogni grado. “Siamo su un pianeta qualsiasi a girare intorno ad una stella qualsiasi, alla periferia di una galassia che è solo una delle migliaia di miliardi di galassie del nostro Universo – dice Daria raccontando la sua attività di ricerca -. Ogni galassia ospita un buco nero al suo centro e chissà quanti pianeti. E intanto lo spazio si espande, da quasi 14 miliardi di anni. La cosa affascinante è che gli astronomi hanno fatto molte cose, per esempio misurato la temperatura delle stelle, ‘pesato’ le galassie e i buchi neri, stando qua sulla Terra. Certo, c’è tantissimo ancora da capire e scoprire”. Perché le donne sono ancora sotto-rappresentate nel mondo scientifico? Secondo la ricercatrice “partiamo svantaggiate già numericamente perché sono poche le donne che scelgono facoltà scientifico-tecnologiche: il 30-35% degli iscritti a facoltà di ingegneria contro il 75% in ambito umanistico (dati Miur 2014)”.

SCIENZA E TECNOLOGIA, NON SOLO “ROBA DA MASCHI” - “Secondo studi sociologici c’è un processo di autosvalutazione femminile che comincia nell’infanzia quando si annida l’idea che ‘scienza e tecnologia sono roba per maschi’, trasmessa dalla società, famiglia, scuola (anche inconsapevolmente) – continua Daria -. Molte bambine sono interessate alle materie scientifiche ma finiscono per credersi un passo indietro rispetto ai ragazzi. Da grandi, questo meccanismo influenzerà le loro scelte professionali e si tradurrà in ambienti lavorativi con dinamiche sessiste”. Per ottenere una parità di accesso e partecipazione “ben vengano azioni dalle Università e dagli Istituti di ricerca, quali il progetto Plotina coordinato dall’Università di Bologna, ma credo molto anche in quelle educative e socio-culturali – sottolinea la ricercatrice -. Perché finché rimane la credenza che scienza e tecnologia sono roba per maschi, andremo poco lontani. Bisogna sradicare questa idea e incoraggiare i bambini a seguire i propri talenti. Penso ad iniziative pubbliche, private e nelle scuole per sensibilizzare su queste problematiche. Bisogna fornire modelli positivi di donne scienziate, siano esse reali o immaginarie. Samantha Cristoforetti, Margherita Hack, Fabiola Gianotti sono solo la punta, famosa, dell’iceberg. Di donne scienziate competenti e di successo ce ne sono state e ce ne sono tante”. L’Istituto Nazionale di Astrofisica sta facendo la sua parte “con il personaggio inventato di Martina Tremenda, una bambina che viaggia nel Cosmo armata di curiosità suggerendo un modello anticonformista rispetto a quello delle classiche principesse”.

L’IMPORTANZA DI TRASFERIRE LE EMOZIONI - Daria si definisce un’astronoma romantica: “Le emozioni per me sono molto importanti – spiega -. Cerco sempre di trasferirle al pubblico a cui parlo. Per fare un esempio, dico sempre che le fedi nuziali sono il prodotto dell’evoluzione delle stelle. È scientificamente corretto: oro e argento sono elementi chimici che si formano durante le esplosioni di stelle massicce. E poi, come si fa a non incantarsi di fronte ad un tramonto o ad un cielo stellato? Scordo completamente le leggi della fisica per godermi solo i colori e la loro bellezza sacra”. Oggi l’immagine della donna è quella di un’ “acrobata” tra lavoro e famiglia e anche Daria è sempre di corsa: “La maternità e l’astrofisica sono sempre stati i capisaldi della vita che sognavo fina da bambina: due tipi di realizzazione personale per me ugualmente importanti. Oggi sono mamma di un bambino di 6 anni e ho la fortuna di avere un compagno, ricercatore anche lui, che mi ha aiutato molto nell’organizzazione della routine quotidiana ed in concomitanza dei viaggi. C’è la tendenza culturale che sia sempre la mamma a stare casa ad occuparsi della famiglia. Si può fare a turno. La parità di genere comincia anche da queste cose”. (PO / Red – 9 feb)

(© 9Colonne - citare la fonte)