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direttore Paolo Pagliaro

Musicanti, il musical con le canzoni
di Pino Daniele

Teatro
Dai palchi più prestigiosi agli spettacoli di provincia, lo "Speciale teatro" presenta ogni settimana le novità in cartellone in giro per l'Italia. Tra classici della commedia e della tragedia, opere, One man show, cabaret e "prime", le rappresentazioni teatrali vengono anticipate attraverso una descrizione sintetica dello spettacolo, della sua scenografia e dei suoi autori e interpreti, oltre a un piccolo vademecum con le date e gli orari.

Musicanti, il musical con le canzoni <br> di Pino Daniele

Verrà portata in scena nei più prestigiosi teatri d’Italia a partire dal prossimo dicembre “MUSICANTI”, un’opera teatrale che supera i confini dell’opera stessa, un musical oltre il musical, un vero e proprio spettacolo: una storia inedita da raccontare sulle straordinarie musiche tratte dall’immenso patrimonio del “musicante on the road” per eccellenza, l’indimenticato Pino Daniele. Ogni sera il pubblico potrà ascoltare, negli arrangiamenti originali, Na Tazzulella ‘E Cafe’”, “A Me Me Piace ’O Blues”, “I Say I Sto ‘Cca”,” Napule E’”, “Viento”, “Yes I Know My Way”, “Je So’ Pazzo”, “Cammina Cammina”, “Lazzari Felici”, “Musica Musica”, “Tutta N’ata Storia”, “Quanno Chiove” e molte ancora. Sul palco un cast di talentuosissimi cantanti-attori e ballerini e le più belle melodie di Pino Daniele suonate live sul palco da una band resident d’eccezione composta da celebri nomi e “amici” di Pino: Hossam Ramzy, percussioni; Elisabetta Serio, tastiere; Fabio Massimo Colasanti, chitarra; Alfredo Golino, batteria; Simone Salza e Mel Collins, sax; Jimmy Earl e Dario Deidda, basso.  Il debutto ufficiale di “Musicanti” non poteva che essere a Napoli (dal 7 dicembre, Palapartenope). Nel 2019, il tour attraverserà l’Italia con tappe a Bologna (19 e 20 gennaio, Europauditorium); Padova (25 e 26 gennaio, Teatro Geox); Firenze (14 e 15 febbraio, Obihall); Torino (23 e 24 febbraio, Teatro Colosseo); Milano (dal 7 al 17 marzo, Teatro Arcimboldi) e Roma (dal 7 al 12 maggio, Teatro Olimpico).  Lo spettacolo mette in relazione le canzoni più significative dei primi album del cantautore napoletano -il suo rock, il blues, il jazz, il soul- con la drammaturgia e la tradizione partenopea per dare vita a un’esperienza musicale-teatrale unica nel suo genere. È la storia di Antonio, un uomo che torna a Napoli dopo 25 anni, dopo averla lasciata da bambino, alla morte della madre. Detesta questa città, ma ha ricevuto un lascito testamentario dal padre, uno storico locale del porto, oggi in crisi, si chiama Ue' Man.   “L’idea alla base di ‘Musicanti’ è portare la musica di Pino a confrontarsi con un nuovo linguaggio: quello dell’opera teatrale - dichiara il produttore Sergio De Angelis. Questa era una vecchia intuizione mia e di Pino, di oltre venti anni fa e che ora vede la luce”. Il musical è intrinsecamente legato ad un grande nome della musica, quello di Fabio Massimo Colanti, tra i più stretti collaboratori del bluesman partenopeo, un’amicizia ventennale: “Il progetto nasce dal mio bisogno di colmare un vuoto artistico e personale che ha lasciato la prematura scomparsa di Pino, afferma il direttore artistico. Dalla scelta dei brani è scaturito il mio primo dilemma (Pino ne ha composti innumerevoli). Altrettanto impegnativo per me è stato raccontare Pino e la sua musica senza di lui, senza averlo accanto: ‘Musicanti’ è un’opera emotivamente avvincente e appassionante”. “Musicanti” è realizzato e fortemente voluto dalla società di produzione Ingenius Srl: testo di Alessandra Della Guardia e Urbano Lione, regia di Bruno Oliviero. (red)

 ARGOT: “LA PAURA”, REGIA E ADATTAMENTO DI FRANCESCO BONOMO

Sarà in scena, per la prima volta a Roma, al Teatro Argot Studio (Via Natale del Grande 27) – dal 15 al 20 maggio - LA PAURA dal racconto di Federico De Roberto, protagonista Daniel Dwerryhouse. Regia e adattamento sono affidati a Francesco Bonomo, che indaga con grande abilità, dal punto di vista di chi è sopravvissuto alla Prima Guerra Mondiale, le lacerazioni dell’animo umano di fronte ad uno dei momenti più strazianti per ogni soldato di ogni guerra: obbedire ad un ordine sbagliato.

SE OTELLO FOSSE ROM? AL TEATRO ARCOBALENO UNA RIFLESSIONE SULLA DIVERSITÀ

Fino al 27 maggio, al Teatro Arcobaleno di Roma (Via Francesco Redi 1/a), prodotto dal Cantiere Giovani della Compagnia Mauri Sturno diretta da Glauco Mauri, con la regia di Ilaria Testoni e l’adattamento di Glenda Ray, va in scena un inconsueto Otello, riletto da una coppia di giovani donne attraverso la lente attuale del razzismo e delle differenze sociali, già presenti nel testo originale di William Shakespeare. E se Otello fosse Rom? Se Otello oggi rappresentasse la “diversità” e l’alterità sociale vittima di inganno? "Tutto cio' che rifiutiamo e odiamo si impossessa di noi, tutto ciò che amiamo e integriamo ci rende liberi" diceva Bert Hellinger, ciò che è sconosciuto ci fa paura, ciò che è diverso ci atterrisce. Da sempre, fino ad oggi, le culture diverse si sono scontrate, temute, spesso ripudiate. Razzismo, integrazione, diversità sono temi contemporanei, ma Shakespere col suo Moro di Venezia, Otello, ha raccontato anche la storia del suo tempo, 400 anni fa.  “Mi sono a lungo interrogata verso quale cultura, oggi, il nostro odio ha puntato il dito - spiega Ia regista Ilaria Testoni - e sono arrivata alla conclusione che Otello non poteva che essere un Rom nella visione contemporanea del testo. Così l'odio di Jago verso Otello, misto alla gelosia per l'incapacità di raggiungere il suo grado e i suoi meriti, diventa un odio feroce verso una cultura incomprensibile, ‘sconosciuta e quindi spaventosa’. E per lasciare una buona contraddizione tipica dell'animo umano, Jago - nell'opera sposato con Emilia - convive con la sua donna che è anche lei Rom. La disprezza, sì, ne abusa, ma la tiene con sé”. Ad alternarsi nei ruoli di Otello e Iago, come fu per Salvo Randone e Gassman due nomi della Compagnia Mauri Sturno: Mauro Mandolini e Camillo Marcello Ciorciaro. L’Otello nelle mani di Ilaria Testoni e Glenda Ray, con un cast di attori giovani e talentuosi -Mauro Mandolini, Camillo Marcello Ciorciaro, Francesca Dinale, Ilaria Amaldi, Laurence Mazzoni/Valerio Camelin, Roberto Di Marco, Fabrizio Bordignon, Michela Giamboni - diventa l’occasione per confrontarsi con un grande classico senza tempo, in una versione che rispecchia il presente senza tradire l’originale.

LA FATA MATEMATICA, STORIA DELLA DONNA CHE SOGNÒ IL COMPUTER

Il 15 e il 16 maggio sarà sul palco del Teatro Vittoria di Roma  (Piazza S.Maria Liberatrice 10,  Roma  - Testaccio) La Fata matematica, con Galatea Ranzi e Gianluigi Fogacci, spettacolo dedicato a Ada Byron Lovelace, considerata la prima programmatrice della storia perché intuì profeticamente l’avvento dell’informatica e della cultura digitale. Lo spettacolo è l'ultimo appuntamento del Progetto Le Donne erediteranno la Terra, ideato dalla Direttrice artistica Viviana Toniolo.   La rappresentazione teatrale si dà in un notturno articolato in tre quadri che si scandiscono dentro una incisiva struttura musicale che, nella parte centrale, si armonizza con una sequenza video. Ada si trasfigura e in un flash-back che si apre con una sequenza di immagini, avvampa l’energia radiosa della perduta giovinezza, lo slancio vitale di quel momento straordinario durante il quale lavorava con il famoso Charles Babbage al progetto della macchina che, azionata dal vapore, facesse calcoli matematici e un’ampia serie di altre operazioni programmabili con le schede perforate. Pensava ad una macchina multifunzione a cui trasferire parti della nostra conoscenza per poterne fruire in modo più ampio e rapido: era il sogno del computer e dell’èra digitale. Qui si gioca la parte profetica di Ada consegnata alla storia dell’informatica, lo splendore della mente di “quella maga che ha sparso la sua formula magica intorno alle massime astrazioni della Scienza e ha saputo penetrarle con una forza che pochi intelletti mascolini hanno avuto modo di mettere alla prova”, come disse di lei Babbage che appunto la soprannominò “the mathemathical fairy”, “la fata matematica”. Lo spettacolo è ispirato alla storia di Augusta Ada Byron Lovelace, figlia del noto poeta Lord Byron, che è considerata la prima programmatrice della storia poiché nel corso della prima metà dell’Ottocento intuì profeticamente l’avvento dell’informatica e della cultura digitale. Donna ribelle che anelava alla libertà e alla conoscenza ebbe una vita avventurosa e drammatica e morì a trentasei anni. Nel 2015 in occasione del bicentenario della sua nascita celebrato nelle principali città di tutto il mondo, lo spettacolo è stato rappresentato in diverse città e trasmesso in diretta da Radio 3. Il testo è pubblicato da La Sapienza   e nel 2018 Patera firmerà una biografia.

 

MAURIZIO MATTIOLI RENDE OMAGGIO A ALDO FABRIZI

Maurizio Mattioli rende omaggio al grande Aldo Fabrizi. Lo interpreta, lo reinventa, diventa lui. Al Teatro Tirso De Molina di Roma (via Tirso, 89), fino al 27 maggio, va in scena “E qua so io” (regia Giuseppe Manfridi) con un Fabrizi che racconta se stesso da cima a fondo attraverso la voce, le movenze e l’aspetto dell’unico altro Mastro Titta del nostro teatro. Insomma, un Maurizio di nome Fabrizi che a tratti torna ad essere Maurizio e poi di nuovo Aldo, lui, l’originale, magari brusco, provocatorio, e pronto a riprendersi la ribalta. E’ questo il presupposto per dar vita a un omaggio sincero, pieno di colpi di scena (e di scenette). Lo spettacolo, però, è anche il racconto concreto dell’ultima stagione di Fabrizi, quando il grande attore viveva accudito da una delle sorelle e inondato di ricordi. La sorella si chiama Italia, è praticamente sorda e ha una sola passione: i cruciverba. (11 mag -red)

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