Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Fotografia:
l’Eterno istante
di Giovanni Gastel

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Fotografia: <br> l’Eterno istante <br> di Giovanni Gastel

COMO: L’ETERNO ISTANTE DI GASTEL

Per la prima volta Giovanni Gastel, artista-fotografo conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, espone le sue opere a Como, luogo al quale è particolarmente affezionato avendo trascorso in gioventù moltissime estati nella storica dimora di Villa Erba, residenza estiva della sua famiglia. La mostra, fino al 17 giugno al Palazzo del Broletto, propone 38 fotografie prestigiose scattate da Gastel nel corso dei suoi 40 anni di professione. Esposti alcuni ritratti suggestivi appartenenti alla serie creativa “Angeli caduti” insieme ad alcune delle foto più iconiche della sua carriera, una vita dedicata completamente alla fotografia, che lui stesso definisce uno stato di necessità. A corredo della mostra, due incontri aperti al pubblico: lunedì 4 giugno alle 18 appuntamento con Giovanni Gastel e due importanti fotografi comaschi, Enzo Pifferi e I Vasconi di Cernobbio (durante la serata verranno proiettate fotografie dei tre artisti) mentre mercoledì 6 giugno, sempre alle 18, Giovanni Gastel presenterà il suo libro inedito di poesie “Sono una pianta rampicante” e parlerà della sua attività di scrittore.


NUORO: LA RISCOPERTA DELLE ARTISTE DEL FUTURISMO

Un caso ancora aperto e controverso è il ruolo delle donne nel futurismo, movimento programmaticamente misogino, che fin dalla sua fondazione proclamava il disprezzo della donna e costruiva una visione dell’arte totalizzante su valori quali la forza, la velocità, la guerra, da cui il genere femminile doveva rimanere escluso (“Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”, Manifesto del futurismo, 1909). La mostra  “L’elica e la luce. Le futuriste. 1912_1944”, fino al 10 giugno al MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro, rintraccia - attraverso oltre 100 opere fra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d'arte applicata - l’operato di queste donne che hanno lavorato dagli anni dieci fino agli anni quaranta, firmando i manifesti teorici del futurismo, partecipando alle mostre, sperimentando innovazioni di stile e di materiali in ambiti trasversali quali le arti decorative, la scenografia, la fotografia e il cinema, ma anche la danza, la letteratura e il teatro. Figure indipendenti, artiste e intellettuali di primo piano nella ricerca estetica d'inizio secolo. Le vicende sono a volte spregiudicate (esemplare la biografia di Valentine de Saint-Point), spesso passate in sordina rispetto alle cronache, qualche volta inosservate dalla critica coeva, o assorbite dall’anonimato della vita famigliare (come accadde a Brunas) o cancellate delle guerre (Alma Fidora, la cui biblioteca e l'archivio di documenti sono andati distrutti sotto i bombardamenti). Spiccano artiste totali, non solo la più nota Benedetta, ma anche Marisa Mori, Adele Gloria e il gruppo di coloro che collaborano a “L’Italia futurista”: i campi d’interesse sono vastissimi, dalla scrittura, alla pittura, all’illustrazione, alla ceramica, non esclusi gli studi di metapsichica e l’occultismo, verso cui anche il Manifesto della Scienza futurista mostra attenzione. La mostra, che vanta prestiti in arrivo da collezioni pubbliche e private italiane, con opere anche poco conosciute, prende le mosse dal Manifeste de la Femme futuriste, pubblicato da Valentine de Saint-Point il 25 marzo 1912, in risposta alla Fondazione e Manifesto del Futurismo di Marinetti pubblicato a Parigi nel 1909 su “Le Figaro”. Il percorso individua i caratteri di una ricerca collettiva che – libera da stereotipi, cliché, luoghi comuni e banali dipendenze legate ai rapporti di parentela con i “maschi” del movimento – testimonia la profondità di una riflessione estetica condivisa dalle donne del gruppo, ricca di implicazioni peculiari. La selezione delle opere è accostata da un ampio apparato documentario, prime edizioni di testi, lettere autografe, fotografie d'epoca, manifesti originali, studi, bozzetti. Ogni capitolo del percorso, che procede per macro-temi – il corpo e la danza, il volo e la velocità, il paesaggio e l'astrazione, le forme e le parole – documenta una vena particolare delle artiste futuriste, dedite ora alle arti applicate, al tessuto, ora all’uso del metallo e, in generale, a una sperimentazione polimaterica e multidisciplinare nel campo delle arti figurative, ma anche letterarie e coreutiche. La mostra racconta le affascinanti biografie di ciascuna di loro, che s’intrecciano con la vita artistica e culturale del periodo (i salotti, le maggiori mostre nazionali, le riviste, i teatri) ma si ambientano anche sullo sfondo di un paese, allo stesso tempo, eccitato dal progresso, ferito dal conflitto. In catalogo saranno pubblicate le opere esposte con testi di Giancarlo Carpi, Enrico Crispolti, Chiara Gatti, Lorenzo Giusti, Raffaella Resch e una intervista a Lea Vergine, autrice della memorabile mostra curata nel 1980 per il Palazzo Reale di Milano, “L'altra meta` dell'avanguardia”, dedicata alle artiste attive tra il 1910 e il 1940.

 

FERRARA: ARTE E SENTIMENTO DI FINE ‘800

La mostra “Arte e psiche tra Previati e Boccioni”, fino al 10 giugno al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, posa uno sguardo nuovo sull’arte italiana di fine Ottocento. Nella rassegna viene infatti indagata per la prima volta la poetica degli stati d’animo e con essa uno dei fondamentali apporti del nostro paese all’arte moderna. Opere manifesto quali Ave Maria a trasbordo di Giovanni Segantini, la Maternità di Gaetano Previati, il trittico degli Stati d’animo di Umberto Boccioni, e altri importanti esiti dell’arte italiana e internazionale tra Otto e Novecento, condurranno i visitatori in un viaggio nei territori dello spirito. Si tratta di un momento cruciale per l’avvento della modernità che vede scienza e arte impegnate come mai prima nell’indagine della psiche, con gli artisti che sperimentano un nuovo alfabeto visivo capace di portare nell’opera la materia mutevole e inafferrabile degli stati d’animo. Tra di loro figurano i protagonisti della scena artistica dell’epoca, dai maestri del simbolismo e divisionismo, come Segantini, Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli e Medardo Rosso, fino a quelli dell’avanguardia futurista, i più giovani Balla, Carrà e soprattutto Boccioni, che seppe raccogliere il testimone dalla generazione precedente e creare un linguaggio dirompente che pone “lo spettatore al centro del quadro”, per trascinarlo nella dinamica delle emozioni e nella polifonia della metropoli moderna. Inoltre a Palazzo Diamanti, sempre fino al 10 giugno, la mostra “Giuseppe Mentessi (1857 - 1931). Artista di sentimento”, affronta il tema dell’espressione dei sentimenti in pittura, attraverso dipinti e disegni di una delle figure di spicco dell’arte italiana fra Otto e Novecento, nel momento di passaggio dal verismo al simbolismo. L’esposizione affronta il tema dell’espressione dei sentimenti in pittura tra il 1890 e il 1909, coincidente con il periodo centrale e più significativo dell’attività dell’artista ferrarese. Il percorso artistico di Mentessi e la sua adesione alle tematiche sociali sarà riassunto da tre dipinti particolarmente significativi - Visione triste; Ora triste; Ramingo - e dai loro bozzetti e disegni preparatori, per seguire il processo creativo, dall’invenzione del soggetto alla sua trasposizione su tela. Esemplare in tal senso è il dipinto Visione triste, proveniente dalla Galleria Ca’ Pesaro di Venezia. La grande tempera, esposta alla Biennale veneziana del 1899 e premiata con una medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900, segna il passaggio di Mentessi da una rappresentazione naturalistica della realtà alla sua trasfigurazione in termini simbolici. Concepito inizialmente come opera di denuncia della condizione contadina nella Pianura Padana, resa tragica dalla diffusione della pellagra, nel corso della sua elaborazione il dipinto assume la forma di un’allegoria religiosa, un calvario contadino. Giuseppe Mentessi nasce a Ferrara nel 1857 da una coppia di modesti commercianti. La morte dell’anziano padre riduce presto la famiglia in condizioni di povertà e il giovane Giuseppe potrà continuare gli studi solo grazie ai sacrifici della madre e ai sussidi del Comune. Dopo aver frequentato l’Accademia di Parma, nel 1877 raggiunge l’amico Gaetano Previati presso l’Accademia di Brera a Milano, dove frequenta il vivace ambiente della scapigliatura e i circoli socialisti raccolti attorno alle figure di Filippo Turati e del suo avvocato Luigi Majno. Nel 1891 presenta alla prima Triennale di Brera il dipinto Ora triste, che segna la svolta dell’artista verso una pittura di contenuto umanitario. Nel 1900 tocca l’apice della fama ottenendo la medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi con il dipinto Visione triste e il Premio Principe Umberto con il pastello Madre operaia. (red)

 

 

AOSTA: LE FOTO NATURALISTICHE DELL’ANNO

Il Forte di Bard, fino al 10 giugno, presenta l’anteprima italiana della 53ma edizione del Wildlife Photographer of the Year, il più importante riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica promosso dal Natural History Museum di Londra. La spettacolare roccaforte all’ingresso della Valle d’Aosta ospita per il nono anno consecutivo, la prima tappa del tour italiano della mostra che ogni anno premia gli scatti più belli del mondo animale e vegetale. Cento foto realizzate nell’arco del 2017 raccontano con sorprendente maestria la natura in tutti i suoi aspetti, catturando dettagli affascinanti e paesaggi mozzafiato che i visitatori potranno scoprire in anteprima assoluta come in un viaggio attraverso i luoghi più straordinari della terra. Vincitore assoluto di quest’anno è il fotografo sudafricano Brent Stirton con lo scatto “Memorial to a species” (Monumento alla specie) che ritrae con grande forza documentaria un rinoceronte appena colpito e mutilato del suo corno all’interno del Parco Hluhluwe Imfolozi, la più antica riserva naturale africana. Il premio per il miglior scatto della categoria giovani, Young Wildlife Photographer of the Year, è andato invece all’olandese Daniël Nelson che è riuscito a ritrarre un gorilla felicemente sdraiato e intento a mangiare con gusto un frutto dell’albero del pane. Cinque gli italiani premiati: Stefano Unterthiner, che si è aggiudicato due premi come finalista nelle categorie The Wildlife Photojournalist Award: Story e Urban Wildlife, la giovanissima Ekaterina Bee, vincitrice nella categoria 10 Years and under, Marco Urso, finalista nella categoria Behaviour, Hugo Wasserman, finalista nella categoria Urban Wildlife e Angiolo Manetti, finalista nella categoria Earth’s Environments.

 

CATANIA: OMAGGIO A TOULOUSE-LAUTREC

Dopo il grande successo della mostra dedicata a Escher, fino al 3 giugno, Arthemisia in co-organizzazione con il Comune di Catania, torna a Palazzo della Cultura di Catania con una mostra che celebra - attraverso 150 opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene - il percorso artistico di uno dei maggiori esponenti della Belle Époque: Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901). Parigi, fine Ottocento: la vita bohémienne, gli artisti di Montmartre, il Moulin Rouge, i teatri, le riviste umoristiche, le prostitute. É questo l’accattivante mondo di Toulouse-Lautrec, genio che divenne noto soprattutto per i suoi manifesti pubblicitari e i ritratti di personaggi che hanno segnato un’epoca rimanendo ben impressi nell’immaginario collettivo. Manifesti, litografie, disegni, illustrazioni, acquerelli, insieme a video, fotografie e arredi dell’epoca riscostruiscono uno spaccato della Parigi bohémienne, riportando i visitatori indietro nel tempo. Tra le opere più celebri presenti in mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec.


ROMA: LE FOTO UNICEF DEI NEONATI CHE RESISTONO

Alla Galleria Alberto Sordi di Roma l'Unicef presenta, fino al 7 giugno, la mostra “Ogni bambino è vita” di Ilvy Njiokiktjien, evento di lancio della campagna "Ogni bambino è vita" (Every Child Alive), promossa in occasione della Festa della mamma e che intende rilanciare in Italia e a livello globale l’impegno di sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi a beneficio dei programmi per la sopravvivenza neonatale. La mostra ha per protagoniste le immagini che testimoniano straordinarie storie di sopravvivenza, catturate in Perù, Bangladesh, Mongolia e Mali dall'obiettivo della celebre fotografa olandese. In collaborazione con l’Unicef, Njiokiktjien ha visitato tre continenti per raccontare attraverso le sue immagini la grazia dei primi momenti di vita e mostrare che soluzioni semplici come acqua potabile, disinfettanti e antibiotici possono salvare la vita dei neonati. Njiokiktjien ha lavorato in molte parti del mondo, soprattutto in Africa. Come fotografa di notiziari e documentari, si occupa di attualità e di questioni sociali contemporanee. Ogni anno nel mondo 2,6 milioni di neonati muoiono prima di compiere il loro primo mese di vita, 7.000 ogni giorno. Un milione di essi emette il primo e l’ultimo respiro poco dopo essere venuto alla luce. 

ROMA: ANIMISMO E ARCHEOLOGIA

Fino al 17 giugno il complesso archeologico delle Case Romane del Celio, che si estende sotto la Basilica dei santi Giovanni e Paolo, vicino al Colosseo, ospita la manifestazione Immagineparola, un percorso d’arte che mette in rapporto le opere della pittrice Roberta Pugno e la ricerca sulla storia delle parole di Antonio Di Micco. Roberta Pugno, con le sue risonanze e gli affondi nelle tappe più importanti dell’origine e della storia del pensiero, accompagna l’osservatore delle sue opere di immagine in immagine a procedere dagli aspetti più concreti, quali la materia delle cose, la fisicità del corpo, l’animismo, agli aspetti più filosofici. Antonio Di Micco arricchisce e oggettualizza questo cammino con il lavoro intorno alla storia di alcune parole: materia, rosso, pensiero, sogno, suono, linea, volto, due, infinito. Parole pregnanti, raggiunte attraverso impervi percorsi etimologici e riportate al loro significato originario, da cui erano state spesso allontanate al fine di costruire quel linguaggio ambiguo e astratto che caratterizza la nostra vita sociale. Di Micco si avvale delle coraggiose scoperte di Giovanni Semerano, che ha svelato “l’inganno dell’indoeuropeo”, portando alla luce una più scientifica origine sumero-accadico-semitica della lingua e della cultura europei. Questa rivisitazione della storia trova una magica collocazione in un frammento importante della Roma sotterranea in cui, nel volgere di alcuni secoli, si susseguono e si sovrappongono le infinite vicende personali degli abitanti intrecciate ai profondi cambiamenti di Roma stessa.  

 

 

 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)