Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

“World Press Photo”:
il fotogiornalismo
conquista Torino

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“World Press Photo”: <br> il fotogiornalismo <br> conquista Torino

Visto il grande successo di pubblico è stata prorogata sino al 18 novembre “World Press Photo”, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo, portata a Torino dall’Associazione Cime, all’Ex Borsa Valori. L’esposizione presenta i 135 scatti vincitori, realizzati da 42 fotografi provenienti da 22 paesi di tutto il mondo. Nata nel 1955 e con base ad Amsterdam, la Fondazione World Press Photo si distingue ormai da sei decadi per essere una delle maggiori organizzazioni indipendenti e no-profit impegnata nella tutela la libertà di informazione, inchiesta ed espressione, promuovendo in tutto il mondo il fotogiornalismo di qualità. Oltre ad offrire un ampio portfolio di attività comunicative, educative e di ricerca, la World Press Photo Foundation vanta il concorso di fotoreportage più prestigioso al mondo con la partecipazione annuale di circa 6.000 fotoreporter, provenienti dalle maggiori testate editoriali mondiali come Reuters, AP, The New York Times, Le Monde, El Paìs per nominarne solo alcuni. In occasione della 61^ Mostra Internazionale di World Press Photo, i paesi partecipanti sono stati 125, con 4.548 fotografi e 73.044 immagini proposte. Una giuria internazionale indipendente ha selezionato, tra queste, un totale di 312 immagini di 42 fotografi provenienti da 22 paesi. Il concorso di World Press Photo rappresenta e concentra i più alti standard della fotografia d’attualità nella foto vincitrice dell’anno, la “World Press Photo of The Year”, selezionata nell’ambito di diverse categorie (8 in tutto): Natura e Ambiente, Vita Quotidiana, Mutamenti Climatici e Sociali, Ritrattistica, Reportage di Guerra. Alcune delle immagini premiate con questo titolo sono diventate iconiche, altre hanno stabilito dei trend, altre ancora hanno influenzato il fotogiornalismo tanto da mutarne lo stile e dettarne gli standard.

ALBISOLA: LA “MATERIA” DI LUCIO FONTANA

In occasione del 50mo anniversario della morte, Albisola celebra l’artista italo-argentino Lucio Fontana con la mostra “Nascita della Materia. Lucio Fontana e Albisola”. Le opere in ceramica dell’artista racconteranno, fino al 2 dicembre, al Centro Esposizioni MuDa, lo speciale rapporto che aveva con la cittadina ligure.Documentare e approfondire il vivace e intenso rapporto che legò Lucio Fontana (Rosario de Santa Fé, 1899 -Comabbio, 1968) ad Albisola sin dal 1936: è questo che metterà in scena l’esposizione, in programma da oggi al 2 dicembre. Al Centro Esposizioni del MuDAè esposta una selezione di sculture ceramiche provenienti da collezioni italiane pubbliche e private, fra le quali spiccano la Donna con fiore (1948) in prestito dal Mart di Rovereto e i Concetti spaziali del MIC di Faenza, posti in dialogo con la Dama bianca (donna con colomba, 1953) di proprietà del Comune di Albissola Marina, così come i quattro pannelli realizzati da Fontana nel 1949 come decorazione architettonica per il transatlantico Conte Grande.Dai primi esperimenti scultorei in ceramica, realizzati nel 1936 presso la fabbrica Giuseppe Mazzotti di Albissola Marina, all’ultima ricerca spazialista, fino agli interventi ambientali (come ad esempio le Nature sul Lungomare degli Artisti), questa sezione documenta il profondo legame che ha unito Fontana alle maestranze artigiane albisolesi, ma anche alla cultura e alla vita mondana del paese.

L’ARTISTA CURDA FATMA BUCAK

La Fondazione Merz, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna di Palermo e il Festival delle Letterature Migranti, presenta, fino al 2 dicembre, il progetto di Fatma Bucak “So as to find the strength to see” presenta una proiezione video di grande impatto emotivo e visivo inserita nel percorso della collezione storica della Galleria palermitana ed alcune installazioni in spazi interni ed esterni del museo civico. L’artista con il suo intervento riesce a dare voce a cronache dimenticate, narrazioni di pensieri inespressi, come un riesame delle “individualità” escluse dalla storia, di minoranze politiche o etniche e di strutture socio-culturali in opposizione al potere. Nata in una cittadina nel Sud della Turchia vicina al confine con la Siria, Fatma Bucak lavora su temi quali l'identità, la violenza, la censura, la repressione, l’espropriazione, la migrazione e la mitologia religiosa; la sua storia personale e l’appartenenza alla minoranza curda in Turchia hanno contribuito a formare la sua poetica che sviluppa attraverso installazioni, performance, fotografie, video e ambienti sonori. Dall’osservazione dell’attuale scenario internazionale, nello specifico dell’area mediterranea, e dall’urgenza di una riflessione sulla storia contemporanea, nasce la volontà dell’artista di affermare con il proprio linguaggio artistico forme di resistenza culturali in contesti sempre più autocratici.

SIENA: LE MIGLIORI FOTO DAI DRONI

La fotografia protagonista a Siena. Fino al 2 dicembre la quarta edizione di SIPA - Siena International Photo Awards, uno dei più prestigiosi premi di fotografia a livello internazionale, presenta una serie d’iniziative espositive in vari luoghi della città. La mostra principale, Beyond the Lens, ospitata dalla Ex-distilleria “Lo Stellino”, un nuovo e suggestivo spazio dal carattere industriale inaugurato per l'occasione, accoglie 143 immagini di 48 fotografi provenienti da 37 paesi diversi, divise in dieci categorie tematiche, documenteranno il pensiero fotografico e l'attività di alcuni dei più famosi artisti premiati al Siena International Photo Awards. Al complesso della Basilica di San Domenico “Sky's the limit” è la prima collettiva realizzata in Italia sulla fotografia aerea, con una selezione tra le più belle opere premiate ai “Drone Awards”. L’esposizione offre al visitatore la bellezza del mondo vista dai cieli, come valli montane scolpite dai ghiacciai, coste frastagliate circondate da acque luccicanti, villaggi abbandonati e reti di trasporto tentacolari, in grado di dimostrare come l’uso della forma, del colore, della prospettiva e dell'astrazione, riescano a rimodellare la comprensione dei paesaggi, della natura, dell'ambiente, della fauna selvatica e del mondo intero.

MILANO: L’UNIVERSO FUTURISTA DI BALLA

Giacomo Balla (1871-1958), uno dei più importanti e originali esponenti del Futurismo è al centro di una retrospettiva alla Galleria Bottegantica di Milano, fino al 2 dicembre. La mostra “Giacomo Balla - Ricostruzione futurista dell’universo” è curata da Fabio Benzi, tra i maggiori esperti di Futurismo e in particolar modo di Giacomo Balla, che nella esposizione approfondisce il periodo futurista dell’artista torinese, ma romano d’adozione, ponendo particolare attenzione alla sua attività nei settori delle arti applicate e dell’arredamento, dove opera con grande abilità e invenzione al punto da anticipare molti aspetti del moderno design. Il percorso espositivo presenta trenta opere di Giacomo Balla e si apre con la sezione che propone alcuni lavori progettuali e una selezione di dipinti, realizzati tra il 1912 e il 1930, tra cui spiccano il Ritratto di Laura Marcucci a un anno, Sala da pranzo, Compenetrazione foglie + cielo + luce, il bozzetto di Sorge l’idea, e si completa con quella dedicata alle arti applicate. Qui s’incontrano complementi di arredo, come paraventi, disegni per opere di design, come piatti, tappeti, cuscini, creati dopo la pubblicazione del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo del 1915.

ROMA: LEGGI RAZZIALI E VITE SPEZZATE

La Fondazione Museo della Shoah presenta, alla Casina dei Vallati, a Roma, vicino allo storico Portico d’Ottavia, la mostra “1938 - Vite spezzate”, a cura di Marcello Pezzetti e Sara Berger. La mostra, allestita fino al 18 novembre, è la seconda delle due esposizioni che la Fondazione ha voluto realizzare in occasione dell’80mo anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia. Uno sguardo particolare su uno dei periodi più bui della storia d’Italia (1938-1943), quello in cui il governo di un paese che si considerava “civile” ha violentemente calpestato i diritti di una parte dei suoi cittadini. Tutte le persone di origini ebraica, considerate inferiore dal punto di vista “biologico”, vennero infatti escluse da ogni ambito della società nazionale. Nella mostra vengono raccontati i casi di studenti e docenti espulsi dalle scuole e dalle università italiane; di scrittori, musicisti, giornalisti ed esponenti della cultura che dovettero smettere di produrre arte e sapere; di impiegati, ingegneri, avvocati, magistrati e medici che non poterono più esercitare la professione che fino a quel momento avevano svolto con sacrificio e competenza. Senza dimenticare gli esponenti di altre categorie, quali gli appartenenti alle istituzioni statali, all’esercito, allo sport. Un focus particolare viene riservato all’internamento degli ebrei stranieri e di quegli ebrei italiani ritenuti “pericolosi” antifascisti. Non sono trascurati i casi drammatici di ebrei fascisti, che si sentirono doppiamente traditi, e di giovani che presero la strada dell’antifascismo e poi della resistenza, così come di esponenti delle istituzioni ebraiche che cercarono di far fronte alla nuova situazione e in particolare di coloro che decisero di dedicare la propria vita all’assistenza dei più bisognosi. La mostra si chiude evidenziando le scelte più dolorose: quella di lasciare la patria emigrando e quella più estrema e tragica in assoluto, ovvero il suicidio. Un tragico capitolo di storia ricordato attraverso fotografie, manifesti, documenti, giornali, oggetti e filmati, in gran parte inediti e originali, provenienti da numerosi archivi e collezioni private.

RIMINI: OPERA-DENUNCIA SULLA DARSENA

Esposta sulla darsena di Rimini, al molo 22, fino al 30 novembre, l'opera "Xenos, nemico straniero/amico rituale" di Giuliano Ravazzini. Il titolo deriva dalla parola ambigua usata nella Grecia antica da Omero a significare concetti divergenti come "nemico straniero" così come "amico rituale". Il progetto artistico Xenos in futuro sarà itinerante e visibile anche in altri porti della Romagna come Cesenatico, Ravenna e Porto Garibaldi. Si tratta di un opera "site specific", ovvero con cartelli stradali, che vuole essere la rappresentazione sintetica e simbolica del sentimento che ci accomuna nei confronti dello straniero che arriva nei nostri territori, oltre che un momento di riflessione e di approfondimento sul fenomeno che, nonostante il clamore mediatico, sostanzialmente ignoriamo. Il confine è un ostacolo quasi sempre superabile. Solitamente non consente transiti che non siano regolamentati ed ha dalla sua il peso della legge: per scavalcarlo bisogna infrangerla. Una linea immateriale oltre la quale c’è un altro luogo, che si può raggiungere anche se si impegna per non farci passare. Un invito vietato, oltrepassato il quale provoca brividi di conquista, e intensa consapevolezza. Al di là c’è un paesaggio che pur nella similitudine non ci appartiene, una memoria che riscrive e codifica questo oltre con altri significati che riguardano una idea di posto migliore dove stare.

(© 9Colonne - citare la fonte)