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direttore Paolo Pagliaro

AUTONOMIE, STEFANI:
SIAMO A UN BIVIO

AUTONOMIE, STEFANI: <BR> SIAMO A UN BIVIO

"Siamo a un bivio: è giunto il momento in cui i 5 stelle devono dire se vogliono davvero l'autonomia delle Regioni o no. Altri rinvii, altri ostacoli per noi non sono più accettabili. Siamo pronti a confrontarci con loro e con tutti, anche in Parlamento. Ma un testo deve essere varato dal governo, se restano i nodi politici vuol dire che qualcuno ha deciso diversamente. E allora...”. Così Erika Stefani, ministro per gli Affari regionali, in una intervista a Repubblica lancia un nuovo ultimatum sulla riforma che porterà in Consiglio dei ministri lunedì: “Accadrà che io mi presenterò con il testo delle intese sull'autonomia. Punto. Come ha già annunciato il nostro segretario e vicepremier, Matteo Salvini”. E ribatte al vicepremier Luigi Di Maio secondo cui della bozza di riforma esiste "solo una paginetta": “Davvero singolare l'affermazione del vicepremier grillino. Esiste una prima versione risalente a ottobre scorso, poi una seconda del 15 febbraio inviata a tutti i ministri. A ciascuno la parte di sua competenza, così al ministro del Lavoro. Del resto, se le critiche sono così accese, vuol dire che quel documento lo hanno letto e studiato”. E torna a rassicurare l’alleato di governo: “Non c'è un solo elemento che produca diseguaglianza, nel testo. In ogni caso, a maggior ragione se esistono questi dubbi, parliamone, guardiamoci negli occhi a Palazzo Chigi. Le Regioni attendono una risposta”. Aggiunge che il premier Conte il testo “lo ha in tutte le sue versioni. A ottobre abbiamo accettato la sua proposta di rinvio, con l'impegno di trovare un accordo tra tutti entro febbraio. Siamo a maggio”, “qui sembra che la questione sia solo di nostro interesse, quasi una bandiera di partito. Ci sono due regioni che si sono espresse con un referendum plebiscitario, la Lombardia e il Veneto. II premier ha piena cognizione della portata costituzionale della norma. Gli ho chiesto che vengano sciolti i nodi che ormai sono tutti politici” ed “il premier, ne siamo certi, farà la sua parte”. Infine avverte: “Oltre alle tre regioni, anche Liguria, Toscana, Piemonte, Campania, Umbria hanno chiedono l'autonomia differenziata. Se non si decide è il caos. Si deve aprire quanto meno il dibattito. Invece temo che si stia strumentalizzando anche questo a fini elettorali, nella pura logica del conflitto”, “io dico che pacta sunt servanda. Capisco i governatori, i nostri Zaia e Fontana, ma anche il dem Bonaccini in Emilia-Romagna. Loro ci hanno messo la faccia. E il governo che fa?”, “tiene e va avanti se vengono rispettati i patti. Se si comincerà a dire qualche sì dopo i troppi no. Altrimenti, è inutile perdere altro tempo”. Quindi ammette che “il momentoè segnato dalla dialettica elettorale. Io di professione faccio l'avvocato e ho risolto tanti rapporti matrimoniali in crisi quando, nelle coppie, le due parti hanno accettato di mettere da parte il conflitto ritrovando le ragioni per proseguire insieme. La separazione deve essere sempre l'extrema ratio. Così sarà anche per il nostro contratto di governo. Questo è il momento della verità”. (15 mag - red)

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