di Paolo Pagliaro

Nelle casse del gruppo Intesa San Paolo ci sono quasi mille miliardi di risparmi degli italiani, cosa che ne fa la prima banca del paese. Ieri il numero uno di Intesa, Carlo Messina, ha rilasciato a Repubblica un’intervista che molti hanno giudicato se non amichevole sicuramente comprensiva nei confronti del governo e della sua politica economica. Prima di congedarsi dall’intervistatore, rispondendo all’ultima domanda, Messina si è però augurato che la percezione degli investitori esteri sull’Italia possa migliorare, perché al titolo Intesa Sanpaolo l’aumento dello spread nel 2018 ha fatto perdere una decina di miliardi di capitalizzazione. Un problema simile – ha concluso Messina – hanno avuto tutte le altre imprese.

Come è noto, l’aumento dello spread colpisce lo Stato, le imprese e i cittadini in misura proporzionale. Lo Stato vede aumentare la spesa per interessi, le banche vedono diminuire il valore dei titoli pubblici che hanno nel loro portafoglio, famiglie e imprese pagano un prezzo più alto per accedere al credito.
Perché sale o scende lo spread – che misura il differenziale del tasso di interesse tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi – lo spiega oggi l’inviato del Sole 24 Ore nelle sale operative di Mts, il mercato dei titoli di Stato di Borsa italiana, una delle maggiori piattaforme di scambio sul mercato obbligazionario in Europa, che mobilita qualcosa come 100 miliardi di euro di transazioni al giorno. Gli operatori di Mts spiegano che l’andamento del differenziale di rendimento è determinato dal flusso quotidiano di notizie, dati macroeconomici e appuntamenti chiave come le aste dei titoli di Stato.
Se la notizia è che un vicepremier italiano dice di non voler più rispettare il vincolo del 3% nel rapporto deficit-Pil, in quel preciso momento lo spread sale e tutto il sistema Italia – dalla grande banca al piccolo risparmiatore – diventa più povero. Come fanno notare gli economisti e ora anche l’altro vicepremier.