di Arnaldo di Latebiosa
In relazione al recentissimo arresto di Marco Carta è stata unanimemente segnalata la presenza con lui di “una donna di 53 anni”. Il tam tam è iniziato online: “il cantante” si leggeva ad esempio su Repubblica “è stato arrestato insieme a una donna di 53 anni” e faceva eco il Corriere della Sera “arrestato Marco Carta: con lui una donna di 53 anni” e ovviamente su Dagospia “è stato fermato ieri Marco Carta insieme a una donna di 53 anni”. La circostanza è stata poi ripresa in coro dai telegiornali e in tribunale infine, mentre allontanandosi a passo veloce il cantante ribadiva la sua innocenza, ancor più veloce l’ha raggiunto da un giornalista la domanda “ma allora le magliette le ha rubate la donna di cinquantatré anni che era con te?”
Ora, a parte violare l’ultimo residuo angolino, forse, di galateo, che invero, come noto, in relazione a una donna, se qualcosa raccomanda, riguardo all’età, è semmai di tacerla, a parte ciò, nessun organo di stampa apparentemente ha ritenuto di doversi fermare a riflettere riguardo al correo che importanza avesse nel caso in questione già solo il sesso, figuriamoci gli anni.
Invece per gli uni e l’altro l’indicazione ha preceduto addirittura quella del reato di cui era accusato… a meno ovviamente che l’accusa vera rivolta a Marco Carta, in qualche recondito angolo della psiche collettiva degli organi di stampa, fosse invece proprio di accompagnarsi con una donna di 53 anni. O comunque un fatto per cui una spiegazione era in qualche modo dovuta o perlomeno attesa.
Il tutto nell’indifferenza di noi lettori, come è evidente. Eppure, fatte certo le debite proporzioni, è facile immaginare come avremmo reagito nel caso del Ponte Morandi alla notizia del crollo accompagnata da quella del colore dei capelli degli ingegneri risultati negligenti nei controlli o della taglia della canottiera da loro indossata. E ben all’interno delle suddette proporzioni, nessuno sembra aver protestato per la mancata indicazione dell’età dell’imprenditore accusato di finanziamento illecito della campagna elettorale di Lara Comi. E nessuno ha neanche chiesto l’età della donna per cui un giudice sembrerebbe aver perso la testa, la faccia, e forse a breve pure il posto, una disparità, rispetto a Marco Carta, piuttosto evidente, vista in particolare l’assenza di sottintesi pecorecci in questo caso rispetto a quello.
Del resto, Mario Giordano sostiene che le denunce sono bensì in calo, ma i reati no, e a riprova esibisce in TV numerosi titoli di cronaca nera, che in quanto finiti appunto sui giornali esulano ovviamente dal novero delle omesse denunce, quelle cioè che a suo dire smentirebbero il calo dei reati. Opportunamente la sua trasmissione s’intitola quindi “Fuori dal Coro” perché qui siamo ormai dinanzi all’incantesimo del solista, alla magia di un direttore d’orchestra, di cui a breve attendiamo pertanto il cofanetto, come per Von Karajan.
Nella stessa linea sia consentito, in chiusura, un richiamo alla comune doglianza relativa all’etichetta DOC, denominazione di origine criminale, cioè l’usanza di indicare costantemente la provenienza extracomunitaria del reo, sulla stampa, meglio ancora con l’indicazione geografica tipica, forse per consentire agli intenditori di apprezzare la differenza fra un albanese, comunissimo, in un certo senso fra i mascalzoni il Tavernello, rispetto a zone di nicchia, magari in Asia centrale. Da noi è la regola, anche per i reati comuni mentre, e sarebbe confortante venire smentiti, nel Regno Unito ad esempio no. Ecco da cosa fuggono allora, i britannici. In ogni caso sorge il timore, si perdoni il catastrofismo, che altri li seguiranno ed un certo giorno ci troveremo il vuoto intorno. Ma convinti anche allora di stare nel giusto, come Enrico Montesano rimasto solo in gita “Oh, guarda un po’” esclameremo “se so’ perzi tutti l’amici mia!”. Speriamo almeno che ci sarà altrettanto da ridere.
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