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Elezioni tra qualche mese
appuntamento con la storia

Elezioni tra qualche mese <br> appuntamento con la storia

di Giuseppe Perrotta

(5 giugno 2019)  L’aggettivo storico, usato troppo spesso a sproposito, si lega invece a mio avviso legittimamente alle prossime elezioni politiche italiane. L’ultima situazione che si può qualificare così porta la data del 18 aprile del 1948. Si doveva allora scegliere se rimanere pacificamente nel campo occidentale o diventare terreno di contesa fra americani e russi. Contro la sinistra compatta nel ”blocco del popolo“ si schierò allora, intorno alla D.C tutto il resto del paese che dimenticò per un momento di essere anche anticlericale, nostalgico o monarchico. I votanti furono il 92% e andò a finire come sappiamo. 

Bisogna riflettere, comunque la pensiate al riguardo, che grazie a quel risultato di allora abbiamo avuto settant’anni senza bombardamenti aerei. Anche senza evocare ipotesi catastrofistiche, riflettiamo su cosa sarebbe potuto succedere se fossimo diventati luogo di confronto fra due superpotenze. I russi avrebbero fatto il possibile per buttare il paese “a caciara” e gli americani non avrebbero potuto tollerare mal di pancia intorno alle loro basi. Ci sarebbe stata molto probabilmente imposta una dittatura militare con le tragiche conseguenze che si sono verificate in comunità del tutto simili alle nostre quale quella argentina, cilena e greca.
L’appuntamento che abbiamo davanti, in una data misurabile col metro dei mesi e non degli anni, ha un profilo e una valenza analoga a quella di allora. C’è un blocco compatto guidato da un politico tanto abile quanto spregiudicato che, dopo le elezioni europee, oltre a prendere atto di avere una solidissima base di consenso legato a quel che dice e non a quel che fa, ha capito che a Bruxelles non c’è spazio per lui. Sembra aver deciso, di conseguenza, che per consolidare ed esercitare il suo potere gli gioverà gettare sul tavolo verde delle dispute fra i potenti la fiche Italia, cioè tutti noi. E’ pronto quindi, se vincente alle prossime elezioni, a metterci all’asta, sapendo bene che i cinesi non aspettano altro che istituzionalizzare i loro fondachi nel sud dell’Europa, e che Putin, per poter avere dagli americani il permesso di allargare a sud i confini del suo impero, deve poter ricattarli da qualche altra parte; l’Italia di Salvini sembra fatta apposta. Se lui si affermerà  alle prossime elezioni, farà si che tutti noi si diventi terreno di contesa, se non militare quanto meno economica, fra potentati, con conseguenze sociali che fa paura solo immaginare.
Per tutto questo, quindi, l’appuntamento con le prossime politiche è per noi storico. Abbiamo qualche chance di imboccare una strada diversa da quella sulla quale la bulimia di potere di Salvini ci sta portando? Se c’è consiste in un sentiero assai stretto e tortuoso, ma percorribile, che passa per un’alleanza fra disomogenei, simile non per i soggetti ma per la cogenza del collante a quella che si verificò settant’anni fa.
Il nucleo di riferimento non può che essere il partito democratico, sia per le sue dimensioni che per la sua storia. Purtroppo non ha la forza che ebbe a supporto, allora, la Democrazia Cristiana, ma questo ci passa il convento. Si dovrebbe coagulare, intorno al P.D, un coro intonato di un insieme di soggetti abituati, sempre purtroppo, a cantar da soli. A volerli ricordare, in un melange che viene fuori disordinatamente  dalla testa, si tratta del  Vaticano, di Fratoianni, dei verdi, di Bersani, della Confindustria, di Calenda, dei sindacati, di Renzi, dei centri sociali, di Pisapia e di chissà chi altro.
La legge elettorale con la quale ci si dovrà confrontare non è favorevole a tale rassemblement, ma se si vuole andare veramente per questo sentiero, non mancherà a politici consumati il modo di presentarsi insieme legittimamente alle urne. L’obiettivo fondamentale ed unico sarà quello di riportare al voto una parte consistente di quel 92% di settant’anni fa, la cui grande maggioranza non sta con Salvini.
Il coro, addormentando le diversità, dovrà saper diffondere sui social, nei talk show, sui giornali e con ogni altro mezzo, un appello a tutti gli uomini di buona volontà affinché si spendano nel proprio entourage per attivare i pigri e gli agnostici spingendoli ad andare alle urne, proprio come se fosse l’ultima spiaggia. Perché è proprio l’ultima spiaggia.

(© 9Colonne - citare la fonte)