Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Ma insomma, quel tizio
lo avrei trovato anch’io

di Arnaldo di Latebiosa

(11 giugno 2019) Sui principali siti d’informazione viene proposta agli utenti la discesa di un’utilitaria dalla scalinata di Villa Giulia, a Roma, ripresa col telefonino da un passante al grido  “mo’ te denuncio” e corredata da didascalia dove “l'autore della bravata” apprendiamo “è stato rintracciato dagli agenti del Gruppo Parioli della Polizia Locale di Roma Capitale”.

Ora siccome nel video la targa dell’utilitaria era chiaramente inquadrata ci mancava pure, verrebbe da commentare, che manco lo rintracciavano, l’autore della bravata, gli agenti del Gruppo Parioli della Polizia Locale di eccetera eccetera. Insomma per meritarsi una menzione sugli organi di stampa, sarebbe lecito attendersi la dimostrazione di abilità superiori rispetto alla minima diligenza richiesta per risalire a qualcuno grazie ad un numero di targa.

Facile immaginare, al cinema, tenuti col fiato sospeso da uno spericolato inseguimento fra stretti vicoli e giù appunto per ripide scalinate, facile immaginare, dicevamo, la delusione se, nella scena successiva, un tremolio di neon svelasse le scrostate stanze del Pubblico Registro Automobilistico  ed al suo interno col celebre motivetto vedessimo un James Bond intento a spulciarne i registri. 

E addirittura chiederemmo con fischi e sberleffi il rimborso del biglietto, quando tale deludente scena fosse per giunta quella conclusiva, quando cioè nella trama nulla fosse stato indicato in merito alle sorti del fellone.
E fuor di celluloide è quindi ragionevole domandarsi, e soprattutto  pretendere che a domandarlo fossero stati gli organi di informazione, quali provvedimenti siano stati assunti dai tanto celebrati agenti nei riguardi dell’ ‘autore della bravata’ se cioè oltre che ‘rintracciato’ egli sia stato almeno multato.

Difficile poterlo semplicemente presupporre: bisognerebbe infatti accertare se per le infrazioni al codice della strada sia ammessa la querela di terzi, quale valore giuridico si possa cioè riconoscere al suddetto “mo’ te denuncio”, nessuno ad esempio ricorda di averlo mai sentito dire in merito ad un semaforo passato col rosso; poi occorrerebbe chiarire, per tali infrazioni, che valore probatorio si possa assegnare alla video camera del telefonino di un privato cittadino, visto che quelle piazzate dalla polizia sono sempre accompagnate da tanto di cartello, dove si precisa che per le infrazioni così accertate deve ritenersi derogato l’obbligo della contestazione immediata, obbligo che quindi sembrerebbe essere la regola, rendendo a prima vista appunto inservibile la videocamera del privato cittadino. E così via, aiutando il comune lettore a colmare le proprie, si vorrà riconoscere, scusabili lacune.
La direzione imboccata, si perdoni l’irresistibile metafora stradale, è invece proprio quella contraria, cioè di chiudere ogni spazio a domande che possano minimamente intaccare il senso di sicurezza di cui gli organi di stampa si fanno quindi garanti. Laddove insomma è incerto se arriva la legge, nella fattispecie gli ausiliari del traffico, lì arrivano gli ausiliari degli ausiliari.

 

 

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