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Giovani italiani in Australia:
le farm come moderno
rito di passaggio

Giovani italiani in Australia: <BR> le farm come moderno <BR> rito di passaggio

Lasciano l’Italia per cercare un’occupazione ma ciò che trovano, una volta giunti dall’altra parte del mondo, è molto di più. Sono giovani, italiani, e partono per andare a lavorare nelle lontane campagne australiane: a raccontare le loro storie ci ha pensato la Fondazione Migrantes, promuovendo il volume "88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio". Il volume, edito da Tau, è il risultato di un percorso di ricerca che ha visto gli autori - Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto - incontrare e dialogare, negli ultimi 5 anni, con centinaia di giovani italiani che hanno concluso questa esperienza di vita e di lavoro. La ricerca – presentata oggi al Senato - ci fornisce alcuni dati che mostrano un costante flusso di giovani italiani verso l’Australia e un altrettanto costante utilizzo dell’esperienza degli 88 giorni nel settore dell’agricoltura. Più di 10.000 giovani italiani partono ogni anno verso l’Australia con il visto vacanza-lavoro e più di 2.000 giovani ogni anno usufruiscono del secondo visto. Negli ultimi tredici anni, dal 2005 al 30 giugno 2018, 114.804 giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 30 anni sono giunti in Australia con un visto vacanza-lavoro. Di questi, 18.237 persone (15,9% del totale) hanno ottenuto il rinnovo di tale visto dopo aver completato 88 giorni di lavoro presso aziende agricole. L’Italia è la terza nazione europea che, dal punto di vista percentuale, rinnova maggiormente il secondo visto vacanza-lavoro in Australia – preceduta solo dai cittadini estoni e irlandesi – e gli 88 giorni sono un fenomeno costante tra i giovani italiani: sono il 24,8% gli italiani che rinnovano il visto per altri dodici mesi, rispetto al 14,2% dei coetanei francesi e al solo 7,7% dei giovani tedeschi. “La mobilità giovanile – riflette don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes - è un tema caro alla chiesa italiana, in un momento in cui l'attenzione è posta in modo ossessivo all'arrivo dei migranti dimenticando le partenze dall'Italia, sempre più consistenti”.

De Robertis sottolinea alcuni punti di forza della ricerca: “Uno dei meriti di questo volume è quello di far emergere l'attenzione alle persone”. Il volume, conclude il direttore generale della Fondazione Migrantes, “ci offre la chiave vincente della mobilità”: credere in questa “esperienza positiva creando fiducia e mettendo al centro la persona, esaltando i meriti e accompagnando la persona in tutto l'itinerario. Dobbiamo credere che ciò sia possibile e lavorare al servizio di questo obiettivo comune”. Ed ecco che entrano in gioco le istituzioni: la loro miglior risposta a chi è all’estero “è far sentire che l'Italia c'è comunque anche lì”, ha affermato Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all'estero della Farnesina. Vignali ha sottolineato l'importanza della “consapevolezza del fenomeno della nuova emigrazione italiana, tanto più importante in quanto la retorica della fuga dei cervelli ha invaso il tema della nuova mobilità”. E invece “c'è ben altro - sottolinea Vignali - c'è la voglia di trovare se stessi, la voglia di cambiare, la capacità e la voglia di dimostrare di che pasta si è fatti”. Ecco quindi che “dobbiamo provare a immaginare delle risposte che questo paese e le sue istituzioni devono dare a nostri giovani”, ha affermato Vignali facendo l'esempio dei visti vacanza-lavoro: è necessario “rafforzare questo strumento importante, prevedere la possibilità di una terza permanenza, ampliare anche gli ambiti geografici”. Sui visti vacanza-lavoro interviene anche Francesco Giacobbe, senatore del Pd eletto all’estero: uno strumento, spiega, che “permette alle persone di fare un'esperienza di lavoro all'estero e allo stesso tempo godersi il Paese in cui vanno, finanziando la vacanza con periodi di lavoro. Un'esperienza positiva perché permette ai ragazzi che vanno in Paesi lontani - come dall'Italia in Australia - di venire in contatto anche con un sistema produttivo diverso da quello italiano e fare un'esperienza diretta dello stile di vita, che li arricchisce dal punto di vista culturale”.

Per i giovani, spiega Giacobbe, è "un'esperienza che permette di maturare e acquisire nozioni nuove" ma anche di "scoprire un'economia all'interno della quale vorrebbero rimanere". Ecco perché "deve esserci un impegno da parte delle organizzazioni, della comunità e dei legislatori, di facilitare quella che sta diventando nel mondo moderno non più una migrazione ma una mobilità di persone", prosegue il senatore eletto nella circoscrizione Asia-Africa-Oceania-Antartide. Grigoletti, uno degli autori della ricerca, spiega come il volume abbia voluto “dare voce ai giovani” e capire “cosa significasse per loro l'Italia e cosa ha significato l'esperienza delle farm. Capire i valori che questo duro lavoro ha fatto riscoprire loro”. Partendo e andando a lavorare nelle farm australiane “i ragazzi acquisiscono nuova consapevolezza. Partono per mettersi alla prova e tornano pensando di valere di più”, sottolinea Casarotto, l’altro autore della ricerca, spiegando anche perché il lavoro nelle farm può essere considerato un “moderno rito di passaggio”. Nelle testimonianze dei giovani, infatti, si ritrovano molti degli elementi tipici e fondanti dei riti di passaggio: la separazione, la fase liminale e la riaggregazione. Anche per i giovani “viaggiatori” nelle farm vi è una fase di separazione dalla propria famiglia e comunità, un distacco importante sia temporalmente sia fisicamente; il lavoro duro in zone rurali e quindi isolate rispetto ai centri urbani rappresenta bene una fase di liminalità, infine dopo gli 88 giorni di sacrifici il rientro alla vita di prima ma con uno “status” simbolicamente diverso documentato dal rinnovo del visto che riassume l’ultima fase. La parte centrale del volume è composta dalla raccolta di più di 80 testimonianze scritte in prima persona dai giovani che hanno affrontato l’esperienza delle farm. Tra il primo e il secondo blocco di testimonianze sono inserite 20 pagine di illustrazioni: degli acquerelli nei quali la giovane illustratrice – Carlotta Duranti – ha voluto riassumere in maniera ironica le differenze tra Italia e Australia. (sip – 8 lug)

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