“Valentina Maragnani è una validissima artista, una donna forte e intelligente, che la vita ha segnato nel corpo ma non nello spirito. Indomita e fiera della sua ‘diversità’, combatte quotidianamente per affermarsi attraverso il suo pensiero e la sua visione in un mondo che privilegia l’apparire all'essere anche nel mestiere dell’arte”. Così Penelope Filacchione, anima di ArtSharing e curatrice della mostra “Il corpo delle donne” che, fino al 13 ottobre, presenta nella galleria d’arte romana una serie di dipinti pensata ad hoc dall’artista disabile in cui “racconta altre cicatrici di altre donne con il suo stile pop e apparentemente giocoso: cicatrici dell’anima visualizzate in simboli, tatuaggi, monili, che illustrano il rapporto delle donne con sé stesse, con l’amore, con il mondo, con l’arte”. In mostra anche i preziosi capi unici d’alta moda della stilista Monica Cosimi. La curatrice segnala che la locandina della mostra è stato “censurato” sui social network. “Bene, in un mondo in cui si mostrano quotidianamente oscenità vere di ogni genere, il web ha deciso di oscurare la locandina integrale - quanto mai poetica - della mostra. Un corpo femminile colorato, bucato dalle mille cicatrici della vita, è diventato ipocritamente inaccettabile. Dobbiamo invece sostituire la locandina con qualcosa che ci permetta di ‘concentrarci sul prodotto o servizio’. Bene, una mostra sul corpo delle donne cosa sarebbe? Non stiamo forse offrendo un servizio di cultura e riflessione?”. In occasione del finissage del 13 ottobre previste, dalle 17.30 alle 21, letture poetiche interpretate dagli attori Margherita Mastrone, Rodolfo Castagna e Primo Reggiani con intermezzi jazz della vocalist Francesca Ciommei. Alla mostra si affianca una raccolta fondi a favore dell’associazione Donne e Politiche familiari (Casa delle Donne) che presenterà degli intermezzi teatrali dei laboratori a sostegno delle donne. (Ph. artsharingroma.it)
MILANO: LE “CREPE” DI VERA ROSSI
Fino all’8 novembre, a Milano, alla galleria Nonostante Marras, la mostra “Crepe” di Vera Rossi presenta 16 fotografie realizzate dall’artista milanese a Salina, nelle isole Eolie, tra il 2017 e il 2019. Nell’intento di accedere a una realtà recondita, nelle sue “Crepe” Vera Rossi aggiunge al concetto di “varco” già presente nelle sue “Finestre” e qui inteso come fessura o spaccatura, il senso materico del cretto, del distacco di intonaco e dell’alterazione cromatica. La sua è una meticolosa analisi di superfici esposte agli agenti atmosferici, al mare e al passare del tempo. La riflessione sullo spazio fa parte della formazione visiva e culturale dell’artista. L’architettura persiste nelle sue fotografie in una forma archetipica, dove lo spazio umano muta e si mescola con l'elemento naturale, sia esso luce o acqua o vegetazione. Nelle “Crepe” il processo di astrazione è portato all'estremo. Sul muro di Silence (2017) o nello spigolo di Confine (2019), è assente qualunque riferimento all'essere umano o al mondo vivente, tuttavia queste immagini sono porzioni dei luoghi della vita sgretolati e fallati dall'azione della natura. L’artista evoca nelle sue superfici materiche paesaggi lunari, figure astratte, segni cromatici, avvalendosi anche dell’utilizzo del plexiglass – supporto che accentua la densità pluridimensionale delle Crepe, metafore poetiche del frammento.
MILANO: FOTOGRAFIA E MITOLOGIA WESTERN
Il cinema western non si può ridurre solo a cowboy e indiani, risse nei saloon e cavalieri solitari al tramonto. Lo dimostra “Stardust. Fotografia e mitologia western”, un progetto espositivo che presenta al Museo di Fotografia Contemporanea di Milano, a Villa Ghirlanda di Cinisello Balsamo, i lavori degli studenti del Master in Photography and Visual Design di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti. Gli studenti hanno prodotto oltre 30 lavori per raccontare l’evoluzione del cinema western, da John Ford a Sergio Leone, fino a Quentin Tarantino. In alcuni casi hanno scelto di attenersi alle più note tipicità del genere, investigando i temi del paesaggio, della violenza, dell’avventura; in altri casi, invece, hanno utilizzato questo spunto come base per una riflessione sul nostro tempo. Ne scaturiscono numerose e intriganti sorprese, sia per i conoscitori del western, sia per coloro che hanno sempre frequentato altri territori cinematografici. L’allestimento consente al pubblico di sfogliare i libri realizzati in copia unica dagli studenti grazie alla creazione di una libreria temporanea e presenta una serie di poster progettati ad hoc.
PARMA: LE DEDICHE DI ETTORE FAVINI
A un anno di distanza dalla “occupazione permanente” di dieci luoghi del centro storico di Parma, il progetto Nouvelles Flâneries di Ettore Favini si espande ampliando la propria mappatura, e inserendosi ancora di più nel tessuto urbano e nel vissuto cittadino: attraverso un’attenta ricerca tra i documenti conservati presso l’Archivio di Stato e la Biblioteca Palatina di Parma, l’artista cremonese - che ha recentemente vinto l'Italian Council - ha ideato una nuova serie di otto iscrizioni su lastre in cemento realizzate con la tecnica della scagliola carpigiana, che sono ora installate permanentemente sulle facciate di altrettanti edifici storici del centro, tra cui il Complesso Monumentale delle Pilotta. La ricerca si è focalizzata ancora una volta sull’idea del flâneur, termine usato dal poeta Baudelaire per indicare il gentiluomo che vaga per le vie cittadine, un “botanico da marciapiede” che prova emozioni nuove nell'osservare e vivere il paesaggio urbano. Favini ha selezionato citazioni di “viaggiatori noti” che prima di lui hanno visitato Parma, in un itinerario reale o immaginario. Le nuove opere portano una traccia scritta, racconti “minimi” di autori quali Charles Dickens, Francesco Goya, Giacomo Casanova, Osbert Sitwell, Princesse de Gonzague, Guido Piovene, Jacques Louis David e Carlo Cantimori che permettano al visitatore di scoprire la città attraverso percorsi inediti, in una sorta di storytelling diffuso. La mappa delle opere è scaricabile dal sito dell’associazione culturale Others.
ROMA: ALCHIMIA, LA LINGUA DEL SEGRETO
L'Associazione Archeosofica, in occasione del 51mo anniversario della sua fondazione, presenta fino al 27 ottobre, nella sede di Roma, la mostra “Alchimia, la lingua del segreto”, nata dagli studi di due giovani ricercatrici italiane, un'astrofisica e una storica dell'arte, che hanno esplorato le più importanti biblioteche d'Europa alla ricerca dei manoscritti originali redatti dai grandi alchimisti. Esposte, riprodotte in accurate gigantografie, 30 tra le immagini più famose e ricche di significato tratte dai testi di illustri maestri alchimisti. Solitamente difficili da studiare nei dettagli perché disponibili in piccole dimensioni, sono state raccolte in un percorso adatto, sia ai più esperti, sia a chi, pur non conoscendo l’Alchimia, desideri accostarsi in modo serio ai suoi contenuti. Tra gli autori esposti figurano nomi quali, per citarne soltanto alcuni, Raimondo Lullo, Tommaso D’Aquino, Basilio Valentino, Michael Maier, Heinrich Khunrath. Previste ogni mercoledì di ottobre, dalle 21, conferenze tematiche (2 Ottobre, La Pietra Cubica; 9 Ottobre, Musica e pratica ermetica; 16 Ottobre, Il segreto dei grandi Alchimisti; 23 0ttobre, Dal piombo in oro: le fasi della Grande Opera). Un doppio appuntamento, Sabato 12 e Sabato 26 Ottobre, sarà dedicato ad uno stage, avente per scopo lo studio e la riproduzione guidata su carta di una delle illustrazioni esposte, appositamente selezionata per la ricchezza di significato. Non mancherà inoltre la possibilità di un incontro diretto con le due ricercatrici Gina Lullo e Francesca Manenti che, oltre ad aver raccolto le immagini e averle adattate alla mostra, sono le autrici del catalogo ad essa correlato. Infine, alla ricerca delle tracce lasciate nella stessa città di Roma dall’Arte Regia, sono in programma due visite guidate: alla Porta Alchemica (19 ottobre) e al Museo Ermetico di Kircher (25 ottobre).
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