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direttore Paolo Pagliaro

SPECIALE MIGRANTES 2019: SONO 5,3 MLN GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data l’8,8% è residente all’estero. In termini assoluti, gli iscritti all’AIRE, aggiornati all’1° gennaio 2019, sono 5.288.281. È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. Più della metà (51,5%) è iscritto all’AIRE per espatrio, ma continua la crescita degli iscritti per nascita (39,7%). Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani. Le acquisizioni di cittadinanza sono il 3,4%, le reiscrizioni per irreperibilità il 4,0%. Il 43,9% è iscritto da oltre 15 anni, il 20,7% da meno di 5 anni.

NEL 2018 SONO ESPATRIATI 128MILA ITALIANI

Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani di cui il 53,1% per espatrio, il 35,9% per nascita, il 6,8% per reiscrizione da irreperibilità, il 3,3% per acquisizione di cittadinanza e lo 0,9% circa per trasferimento dall’AIRE di altro comune. Da gennaio a dicembre 2018, quindi, hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali per espatrio 128.583 italiani (400 persone in più rispetto all’anno precedente). È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. Si conferma la prevalenza degli uomini (oltre 71 mila, il 55,2%) sulle donne (oltre 57 mila, il 44,8%), ma questa differenza nell’ultimo anno si è leggermente accentuata. Si tratta soprattutto di celibi e nubili (64,0%) e, a distanza, di coniugati/e (30,3%). I maschi prevalgono in tutte le disaggregazioni dello stato civile ma soprattutto nelle unioni civili con il 68,9% e tranne nello stato di vedovanza dove le donne sono il 77,2%.

AUMENTA LA MOBILITA’ ITALIANA: +70,2% IN 13 ANNI

Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a quasi 5,3 milioni. Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord Italia (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro. È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. Le italiane iscritte sono 2.544.260 (48,1%). La classe di età più rappresentata è quella di coloro che hanno tra i 35 e i 49 anni (1.236.654; 23,4%). A seguire chi ha tra i 18 e i 34 anni (1.178.717; 22,3%), gli over 65 anni (1.068.784; 20,3%) e chi ha tra i 50 e i 60 anni (1.009.659; 19,1%). I minori sono 794.467 (15,0%). Il 55,9% è celibe o nubile mentre il 36,7% è unito in matrimonio. Meno di mille, quindi irrilevanti dal punto di vista percentuale, sono le unioni civili.

IN ARGENTINA LA COMUNITA’ PIU’ CONSISTENTE, SEGUE GERMANIA

Dei 5.288.281 di italiani iscritti all’AIRE - dato aggiornato all’1° gennaio 2019 - oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, oltre 2,1 milioni (40,2%) in America. Nello specifico, però, sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%), le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia (422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti d’America (272 mila). È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma.

PARTONO I GIOVANI: IL 40,6% HA TRA I 18 E I 34 ANNI

L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). In valore assoluto, quindi, chi è nel pieno della vita lavorativa e ha deciso, da gennaio a dicembre 2018, di mettere a frutto fuori dei confini nazionali la formazione e le competenze acquisite in Italia, raggiunge le 83.490 unità di cui il 55,1% maschi. È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. “Continua la dispersione del grande patrimonio umano giovanile italiano – si legge nel Rapporto -. Capacità e competenze che, invece di essere impegnate al progresso e all’innovazione dell’Italia, vengono disperse a favore di altre realtà nazionali che, più lungimiranti del nostro Paese, le attirano a sé, investono su di esse e le rendono fruttuose al meglio, trasformandole in protagoniste dei processi di crescita e di miglioramento”. Nonostante in valore assoluto il numero di partenze sia di poco superiore rispetto allo scorso anno emerge, ancora una volta, la necessità di scomporre il dato e, dalla disaggregazione, appare evidente quanto la situazione, pur sempre molto complessa, sia comunque completamente differente rispetto all’anno precedente. Se lo scorso anno, infatti, sono stati registrati aumenti significativi per tutte le classi di età dai 50 anni e fino agli over 85enni, quest’anno è evidente un brusco arresto, anzi un vero e proprio calo proporzionale all’aumento delle classi di età. Nel dettaglio: -12,5% (1.611 unità in meno) nella classe 50-64 anni; -30,1% (-1.239 unità) nella classe 65-74 anni; -63,3% (-1.064 unità) nella classe 75-84 anni e -116,7% (-558 unità) per gli 85+. In realtà il confronto con l’anno precedente registra un decremento del -2,5% (768 unità) anche per la classe 35-49 anni e del -1,9% (-61 unità) per la classe 15-17 anni. Di conseguenza solo tre classi di età presentano segni positivi: +8,1% per i 18- 34 anni; +8,2% per i 10-14 anni e +5,5% per chi ha meno di 10 anni. L’età di chi è partito nell’ultimo anno si è significativamente abbassata e questo “non dovrebbe far dormire sonni tranquilli”. Del resto, se come da più anni si registra ovvero che i dati AIRE anticipano quelli dell’ISTAT di un anno, tra dodici mesi verificheremo l’ulteriore grave passo verso il baratro che l’Italia demograficamente sta compiendo.

ITALIANI VERSO 195 DESTINAZIONI, REGNO UNITO PRIMA META NEL 2018

Il 71,2% degli iscritti all’AIRE per solo espatrio da gennaio a dicembre 2018 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Ad uno sguardo più dettagliato sono ben 195 le destinazioni di tutti i continenti. È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. Torna il protagonismo del Regno Unito che, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). Considerando però i numeri contraddittori sulla reale presenza di italiani sul suolo inglese si può pensare che molte di queste iscrizioni siano, probabilmente, delle “regolarizzazioni” di presenze già da tempo in essere, “emersioni” fortemente sollecitate anche dalla Brexit che ha provocato molta confusione nei residenti stranieri nel Regno Unito e a Londra in particolare, e continua tuttora a disturbare il sonno degli innumerevoli lavoratori di origine straniera impegnati nei diversi settori occupazionali. Al secondo posto, con 18.385 connazionali, e nonostante il decremento di 1.622 unità rispetto all’anno precedente, vi è la Germania (-8,1%). A seguire la Francia (14.016), il Brasile (11.663) la Svizzera (10.265), la Spagna (7.529).

DAI PREGIUDIZI ALLA RIVALSA: SPECIALE MIGRANTES NEL RIM 2019

Il Rapporto Italiani nel Mondo 2019 della Fondazione Migrantes – presentato il 25 ottobre a Roma - conserva la struttura degli ultimi anni ma introduce una novità sostanziale: il tema dello Speciale 2019 – Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiudizi all’amore per il made in Italy – è presente in ogni sezione, un filo conduttore che permea tutto il volume. Dopo aver dedicato le ultime edizioni ai territori regionali di partenza, alle città di approdo, ai principali paesi di destinazione della neo-mobilità giovanile italiana, la redazione del Rapporto ha voluto interrogarsi e riflettere su un tema fondante della mobilità italiana: la percezione e la conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi che hanno accompagnato il migrante italiano nel tempo e in ogni luogo. “Si tratta di una annualità profondamente diversa rispetto agli anni precedenti, probabilmente più qualitativa, dove il fare memoria di sé diventata occasione per meglio comprendere chi siamo oggi e chi vogliamo essere”, si legge nel rapporto. I vari saggi di questa quattordicesima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo narrano ulteriori pagine di storia: di come cioè in alcuni contesti gli italiani si sono presi la loro rivalsa diventando protagonisti e fautori del bello, soggetti attivi di positività, leader da imitare.

RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO: NECESSARIO RIPENSARE L’AIRE

Ripensare l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) e i requisiti sui quali è stata costruita all’origine. È una delle “proposte” che arriva dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, presentato il 28 ottobre a Roma. Necessità già sottolineata nelle edizioni precedenti del Rapporto: “La fluidità della mobilità, la libera circolazione, la globalizzazione del lavoro e dello studio, la complessità dei profili dei migranti italiani, la stessa Italia di oggi paese multiculturale e interetnico, nonostante il più delle volte non si riconosca tale, sono solamente alcuni degli elementi che obbligano al ripensamento dei criteri di iscrizione”, si legge nel rapporto.

DALLA PERSONA MIGRANTE ALLA COMUNITA’ “MULTISITUATA”

Parlare di mobilità italiana oggi significa trovarsi di fronte non a progetti definiti, ma a storie migratorie in divenire che mutano a velocità impensabili per i motivi più disparati: la nascita di un figlio, il sopraggiungere di un problema di salute, una promozione di carriera, una opportunità lavorativa, ecc. Le cause possono essere plurime e molto differenti tra loro. Ecco perché secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2019 della Fondazione Migrantes, “non vale più la strategia del ‘per sempre’ come quando si sfidava l’oceano e dopo infiniti giorni di navigazione si giungeva dall’altra parte del mondo e ci si rimaneva per lunghissimi anni (se non definitivamente) prima di ripercorrere faticosamente e rischiosamente la strada del ritorno in patria. Oggi, invece, si cambia più volte destinazione e paese di residenza e non solo perché ci si muove liberamente in uno spazio più ampio, l’Unione Europea, ma anche e soprattutto per la maggiore libertà di movimento data dalla contrazione dei tempi degli spostamenti e dall’avvento dei mezzi di viaggio più veloci e meno costosi che hanno aperto la possibilità dello spostamento per molte più persone e per una “fetta” di mondo più vasta”.

MIGRANTES-ACLI, L’EMIGRAZIONE RIMANE UN “AFFARE DI FAMIGLIA”

Matura sempre più ampiamente la necessità di considerare le scelte migratorie in termini di decisioni familiari. Il migrante non è un individuo isolato, ma agisce in risposta a una rete di promesse, obblighi e progetti creata all’interno del nucleo familiare esteso. Il Rapporto Italiani nel Mondo 2019 della Fondazione Migrantes presenta i primi risultati di una indagine realizzata dalle ACLI su questo specifico tema. Tale studio parte proprio dalla considerazione di quanto storicamente l’emigrazione italiana sia stata un “affare di famiglia” in quanto la scelta di espatriare coinvolgeva tutti i membri, della famiglia ristretta e allargata. Alcuni partivano, altri restavano a casa, per poi ricongiungersi in un secondo momento. Come in passato anche oggi – sottolinea il Rapporto - nonostante l’approccio seguito sia stato e sia ancora prevalentemente centrato sull’individuo, la famiglia risulta essere ancora l’unità di analisi che aiuta meglio a descrivere la complessità dei percorsi di mobilità. I risultati preliminari dello studio esplorativo condotto dai ricercatori delle ACLI mettono in evidenza almeno tre elementi: il primo è che le famiglie expat sembrano presentare una struttura molto dinamica; il secondo riguarda la diffusione delle convivenze di fatto in luogo delle unioni matrimoniali; il terzo tema riguarda il posizionamento professionale degli italiani in quanto si conferma una prevalenza dei segmenti superiori, così come una minore, ma pur sempre rilevante, presenza in settori a medio-bassa specializzazione. Un altro elemento riguarda le differenze riscontrabili tra i nuclei familiari residenti nelle grandi capitali e quelli trasferitesi in contesti più periferici dove, anticipano i ricercatori delle ACLI, è possibile riscoprire il concetto di “rotta migratoria”.

TORNARE IN ITALIA? PER MOLTI E’ UN SOGNO NEL CASSETTO

Nonostante molti degli italiani in mobilità partiti nel periodo più recente non abbiano potuto scegliere se restare in Italia o partire alla volta dell’estero, essi si ritrovano a vivere fuori dei confini nazionali col desiderio di ritornare in Italia, a parità ovviamente di condizioni o, comunque, a patto che trovino risposta positiva una serie di necessità avvertite. È quanto emerge dal Rapporto Italiani nel mondo 2019, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. L’elemento del ritorno è come una sorta di “sogno nel cassetto” del migrante di qualsiasi epoca e di qualsiasi luogo. “Ci sono, però ritorni e ritorni – si legge nel Rapporto -. Alcuni parlano del rientro fisico come cambiamento effettivo di residenza dall’Italia all’estero, altri invece parlano di un rientro ‘ideale’, di un ‘vivere fra due e più realtà’ senza problemi”.

MIGRANTES: SERVE UN METODO DI NARRAZIONE DIVERSO

“Da più parti dopo il ‘terremoto’ politico estivo vissuto dall’Italia e dopo le tante discussioni, più o meno accese sul piano europeo, che hanno visto l’Italia recitare una parte non di secondo piano, arrivano le richieste di occuparsi di emigrazione italiana tra le priorità del nostro Stato e non più (o meglio non soltanto) di immigrazione”. È quanto si legge nel Rapporto Italiani nel Mondo, della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. “Salutiamo con favore il cambio di orientamento – si legge ancora - auspicando, però, che non vi sia una semplicistica sostituzione di argomento, dall’immigrazione all’emigrazione, ma che esso sia accompagnato da un metodo diverso nella narrazione in modo che di mobilità italiana, memori di quanto successo a proposito dell’immigrazione, non si finisca con lo s-parlare e l’operare sregolato, confuso e a tentativi”.

SASSOLI: AUMENTA LA MOBILITA’, RIFLETTERE SULLE POLITICHE

“E’ importante riflettere sulla tematica” delle nuove emigrazioni, contro la “retorica sovranista e nazionalista” che “non lascia spazio a riflessioni su quella che è stata la nostra storia, fatta di emigrazione”. Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in un messaggio inviato alla Fondazione Migrantes, in occasione della presentazione – il 25 ottobre a Roma – del Rapporto italiani nel mondo. “A Bruxelles – prosegue Sassoli – sono entrato in contatto con persone che hanno lasciato il nostro paese, che si sono integrati in culture diverse senza dimenticare le proprie radici”. Secondo il presidente del Parlamento europeo, il ruolo dell’Unione è anche quello di “accompagnare gli Stati membri nel loro tragitto di riflessione sui temi di apertura: non siamo solo un Paese di arrivo e di approdo, ma anche di partenza”. Il fatto che la mobilità sia aumentata, secondo Sassoli, deve “farci interrogare sulle nostre politiche” contro “la retorica che rifiuta le parole accoglienza e tolleranza”. Sassoli ringrazia poi la Fondazione Migrantes, che cura da 14 anni il Rapporto Italiani nel mondo. “Grazie per i vostri sforzi, necessari per ricordarci che dobbiamo essere più coraggiosi”.

PROVENZANO: EMIGRAZIONE VERA QUESTIONE SOCIALE, SUD SI IMPOVERISCE

"Dovremmo richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sul vostro lavoro, negli ultimi mesi abbiamo vissuto un 'impazzimento' generale: abbiamo parlato solo di invasione, spesso accompagnata da un linguaggio di odio. Abbiamo rimosso la vera questione sociale, che emerge dal Rapporto: il fatto che l'univa via di mobilità sociale è diventata quella dell'emigrazione, che l'unica possibilità di migliorare la propria condizione di vita è andarsene". Lo ha detto il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, intervenendo il 25 ottobre a Roma alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo, della Fondazione Migrantes. Il costo sociale dell'emigrazione ha visto "una perdita, negli ultimi 10 anni, di circa 30 miliardi. Un costo sociale che, in particolare, ha pagato il Mezzogiorno", ha detto. "Il fenomeno delle nuove emigrazioni l'ho sempre visto come un 'frammento' di specchio che restituisce l'immagine di quello che siamo e di quello che potremmo diventare – afferma il ministro -. Ci restituisce le linee di frattura sociale su cui la mobilità si muove". "È uno specchio che a seconda dell'angolatura cambia immagine - afferma -. Il fenomeno della nuova emigrazione, guardato nella sua complessità, ci descrive come la retorica dei 'bamboccioni' è smentita dai fatti". Secondo il ministro per il Sud i flussi dell'emigrazione oggi "sono interessanti perché riguardano spesso la fascia più istruita della popolazione". Provenzano aggiunge: "L'emigrazione diventa sempre più precoce: i giovani partono per diverse ragioni", ma quella "determinante è la mancanza di occasioni di lavoro". Un'emigrazione precoce, riflette, che inizia "già al momento della scelta universitaria": questo "ha determinato un circolo vizioso per cui si stanno impoverendo le università meridionali". "Il tema non è che i giovani se ne vanno ma la mancanza di circolarità, il fatto che la 'fuga' non è una libera scelta ma una necessità", ha sottolineato il ministro per il Sud. Secondo Provenzano è necessario "mettere a fuoco quanto pesi il tema dell'emigrazione" e "inquadrare nella sua dimensione vera il fenomeno, che caratterizza da sempre la storia umana".

PROVENZANO: CON LE PARTENZE LO STATO PERDE UN INVESTIMENTO

Con l’aumento della mobilità italiana verso l’estero “si perde l’investimento che lo Stato ha fatto sul percorso di istruzione, che fa ricchi altri territori, ma soprattutto si perde il valore che ogni persona ha nei processi di sviluppo che non può essere dimenticata”. Lo ha detto il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, a margine della presentazione, il 25 ottobre a Roma, del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. “Non mi piace parlare di cervelli in fuga – sottolinea Provenzano -, sono persone che troppo spesso hanno scelto la via dell’emigrazione non come libera volontà ma come necessità, anzi come l’unica possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita e questo è inaccettabile”.
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EMIGRAZIONE, PROVENZANO: GOVERNO CONSAPEVOLE

“Per troppi anni la Fondazione Migrantes è stata una voce nel deserto, che richiamava l’attenzione sul fenomeno delle emigrazioni”. Lo ha detto il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, a margine della presentazione, il 25 ottobre a Roma, del Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. “Con la mia presenza voglio testimoniare la consapevolezza del governo che, dopo aver parlato ossessivamente con toni inaccettabili per troppi anni della presunta invasione, mette a fuoco la vera questione sociale e democratica che torna a essere l’emigrazione – sottolinea Provenzano - soprattutto dei giovani, del sud verso il centro nord e di tutta l’Italia verso il resto dell’Europa e del mondo”.
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LICATA (MIGRANTES): RAPPORTO “ITALIANI NEL MONDO” E’ UNO STRUMENTO CULTURALE

"Aneddoti, racconti, interviste. Otto pagine in più rispetto allo scorso anno. L’edizione 2019 è un’edizione che ha dovuto affrontare più problemi ma dopo 14 anni possiamo dire che questo è il volume della maturità: uno strumento culturale che la Chiesa mette a disposizione della società. Il Rapporto comprende la realtà e i nodi da sciogliere. Non si può analizzare però la mobilità italiana slegandola dal contesto italiano”. Lo ha detto Delfina Licata curatrice del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Il volume è stato presentato il 25 ottobre a Roma e mette in luce anche quest’anno la realtà della mobilità italiana nel mondo con il contributo di circa 70 studiosi dall’Italia e dal mondo “che ringrazio per la professionalità: lavoriamo insieme tutto l’anno da 14 anni. Chi collabora al Rapporto mette al centro la persona umana e lega il passato con il presente” ha detto Licata.

LICATA (MIGRANTES): OLTRE IL 40% HA TRA I 18 E I 34 ANNI

“Noi della redazione del Rapporto vogliamo cominciare a parlare di ritorni, vogliamo parlare di rientri e di valore aggiunto. Crediamo che la mobilità sia qualcosa di positivo. Ma è necessaria la circolarità. Bisogna avere il diritto di scegliere di restare”. Lo ha detto Delfina Licata curatrice del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes che viene presentato oggi a Roma. Il volume mette in luce anche quest’anno la realtà della mobilità italiana nel mondo con il contributo di circa 70 studiosi: “L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%) – ha sottolineato Licata - il 71,2 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Sono 195 le destinazioni di tutti i continenti”.

LICATA (MIGRANTES): NARRAZIONE DELLA MOBILITA’ PARTENDO DAL “CHI”

“La nostra responsabilità è sempre stata quella di dare attenzione al dato. Abbiamo sempre avuto la necessità di comunicare attraverso il numero. Ma oggi la mobilità pretende una descrizione qualitativa: una descrizione del chi”. Lo ha detto Delfina Licata curatrice del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes presentato il 25 ottobre a Roma. Il volume mette in luce anche quest’anno la realtà della mobilità italiana nel mondo. Licata ha posto l’accento sulla necessità di una giusta “narrazione della mobilità” che troppo spesso ancora parla di “cervelli in fuga”.

MONS. RUSSO (CEI): ITALIA TERRA DI PARTENZE

“La missione della Chiesa è vivere con la gente e tra la gente. Un posto particolare nel cuore della Chiesa lo hanno i migranti di ogni nazionalità, al di là dei paesi da cui partono e delle terre in cui arrivano, dei percorsi migratori che compiono. Siano essi migranti economici, richiedenti asilo o rifugiati, altamente qualificati o senza qualifica che vivono da protagonisti la transnazionalità, chi oggi è attore di mobilità dà alla Chiesa l’opportunità di vivere il segno più peculiare della sua natura e cioè la ‘cattolicità’, contribuendo efficacemente alla comunione tra i popoli e alla fraternità”. Lo ha detto Monsignor Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana intervenendo il 25 ottobre a Roma alla presentazione della XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. “L’Italia – ha aggiunto - è storicamente terra di partenze. Lo era ieri e continua ad esserlo oggi. Lo vediamo dai numeri del Rapporto Italiani nel Mondo. Numeri importanti certamente, ma soprattutto, e lo abbiamo sentito, profili diversi che spronano a far di più e meglio come studiosi e operatori. Chi parte oggi tra gli italiani ha motivazioni differenti rispetto a chi partiva nel passato e a chi parte oggi, nello stesso momento storico, da altre parti del mondo. Siamo chiamati a volgere il nostro sguardo e il nostro impegno verso tutti in modo uguale ricercando nuovi strumenti per guardare al migrante come soggetto in movimento all’interno di uno spazio comune che è la Madre Terra, che è di tutti e non di alcuni solamente, madre quando accoglie e matrigna quando costringe ad andare via” ha continuato Monsignor Russo.

DI TORA (MIGRANTES): LA CHIESA E’ ACCANTO A CHI PARTE

“Invito a considerare il Rapporto Italiani nel Mondo una sorta di enciclopedia da collezionare ogni anno perché dentro troviamo la nostra storia. L’Italia continua a cambiare sotto i nostri occhi. Il movimento di persone è globale e gli italiani ne fanno parte da protagonisti”. Lo ha affermato il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, intervenendo il 25 ottobre alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo, curato dalla Fondazione Migrantes. Il Rapporto, afferma Di Tora, è “uno strumento culturale che la Chiesa italiana ha voluto nel 2006 e ha affidato alle cure della Fondazione Migrantes” e che dimostra come sia possibile “stare insieme oltre le differenze e riuscire nel rispetto e nell’impegno reciproco a realizzare qualcosa di bello e costruttivo. Questo lavoro ci dimostra che è possibile abbattere le barriere”. Si tratta, spiega ancora Di Tora, di “numeri dalla lettura complessa, percorsi difficili da rintracciare e seguire. A noi la Chiesa ha dato il compito di studiare, approfondire, essere attenti a ciò che accade per essere sempre pronti a camminare accanto ai migranti, per seguire gli italiani che partono da ciascuna diocesi italiana fino ad ogni luogo in cui decidono di risiedere sia esso in Europa o oltre oceano”.

ROSSINI (ACLI): PER PARTIRE SERVONO CONDIZIONI INTELLETTUALI

“Le ragioni per le quali sempre più italiani vanno all’estero non solo legate solo alla questione economica: si pensa alle condizioni di vita e alle opportunità. Si cercano migliori opportunità non solo per sé ma anche per la famiglia”. Così Roberto Rossini, Presidente delle Acli intervenendo il 25 ottobre a Roma alla presentazione della XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Chi parte dunque “pensa alla famiglia, all’educazione dei figli, al fatto che i figli possono imparare un’altra lingua. Il maschio un tempo partiva da solo: oggi parte con la famiglia” ha aggiunto Rossini. Per “decidere di spostarsi” devono esserci “le condizioni economiche e intellettuali- ha sottolineato il presidente Acli -: spostarsi vuol dire sapersi adeguare a una nuova cultura ecco perché per spostarsi è necessario avere una condizione intellettuale. Bisogna possedere delle risorse, una consapevolezza”. Per chi emigra “lo spostamento serve per garantire uno status” continua Rossini che ha sottolineato che se si decide di partire per andare all’estero è perché “si pensa che all’estero ci sia una maggiore mobilità sociale”.

ROSSINI (ACLI): CHI PARTE METTE IN DISCUSSIONE LA PROPRIA IDENTITA’

Sempre più spesso oggi parte per l’estero chi ha “un titolo di studio e una professionalità elevata. Si parte alla ricerca di condizioni di lavoro stabili”. Così Roberto Rossini, Presidente delle Acli intervenendo il 25 ottobre a Roma alla presentazione della XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. “I giovani che partono hanno bisogno di sostegno psicologico” perché quando si parte “si mette in discussione la propria identità”.

UNGARO (IV): RAPPORTO MIGRANTES E’ UNO STRUMENTO PREZIOSO

“Sono stati oltre 128 mila i cittadini italiani espatriati nel 2018. E sono oltre cinque milioni i connazionali residenti fuori dalla Penisola. È quanto emerge dalla XIV edizione del Rapporto ‘Italiani nel mondo 2019’ della Fondazione Migrantes, presentato il 25 ottobre a Roma. L’Europa è la destinazione principale e, significativo a dirsi, le regioni di partenza non sono solo quelle meridionali: il ‘primato’ va alla Lombardia seguita dal Veneto, le due locomotive economiche d’Italia. Per guardare al futuro e fermare la nostra emorragia di talenti e che interessa le fasce più dinamiche della nostra società è necessario, sin dalla prossima legge di Bilancio per il 2020, investire nella formazione dei nostri giovani, specie nel periodo post-universitario, in iniziative imprenditoriali legate alla new economy in meritocrazia, cancellando al contempo l’ingiusta differenza di incentivo fiscale per il controesodo tra chi è già rientrato e chi rientrerà dal prossimo 1° gennaio. Da ultimo un grazie a Delfina Licata per la puntuale competenza nel lavorare a questo prezioso rapporto che ci permette di conoscere e capire l'Italia fuori dall'Italia”. Così commenta la presentazione oggi del Rapporto Migrantes 2019 l’Massimo Ungaro di Italia Viva, deputato eletto nella Circoscrizione Estero-Europa.

(© 9Colonne - citare la fonte)