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direttore Paolo Pagliaro

Il paese dei ricorsi
e delle incompiute

Il paese dei ricorsi <br>e delle incompiute

di Paolo Pagliaro

Tempo fa Romano Prodi disse che per far crescere il Pil dell’Italia era necessario abolire i Tar e il Consiglio di Stato, tra i principali ostacoli allo svolgimento efficiente dell’attività economica. Era una battuta, che però si è tentati di prendere sul serio tutte le volte che si ha a che fare con i danni provocati dall’eccesso di contenzioso in materia di opere pubbliche. Sono passati vent’anni da quando in Toscana si progettarono casse d'espansione e scolmatori per contenere le piene dell’Arno a Firenze e Pisa, ma ad oggi ne è stato realizzato solo il 25%. Tra le cause di questo ritardo, il presidente della Regione Enrico Rossi ha citato i ricorsi dei proprietari delle terre espropriate per realizzare le casse e quelli delle imprese che non hanno vinto gli appalti per costruirle. Dati i tempi lenti della giustizia, i lavori sono rimasti bloccati per anni.
In effetti il contenzioso sui contratti pubblici è tra le principali cause dell’inefficienza. Per i grandi appalti Consip, ad esempio, il tasso di litigiosità è intorno al 30%. Inoltre, anche quando il giudice rigetta le richieste di sospensiva, normalmente le stazioni appaltanti bloccano l’aggiudicazione, per evitare possibili accuse di danno erariale.
L’anno scorso, inaugurando l’anno giudiziario, il presidente del Consiglio di Stato richiamò le imprese alle loro responsabilità rispetto alla piena accettazione del principio di concorrenza e a un eccessivo ricorso al contenzioso. Oggi lo ha fatto il governatore di una regione impegnata a fronteggiare l’emergenza maltempo. Sul banco degli imputati non c’è solo la burocrazia, ma anche l’abuso che noi facciamo dei ricorsi al Tar, quasi 70 mila l’anno scorso.

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