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direttore Paolo Pagliaro

I messaggi vocali?
Meglio in dialetto

La lingua italiana è in continua evoluzione. Il vocabolario si amplia di neologismi, spesso derivati dall’inglese e dal mondo dei social. GIF, abbreviazioni e acronimi sono diventati la base della comunicazione testuale in mobilità. Un termine molto usato di recente è “e-taliano”: un italiano né scritto né parlato, ma digitato, che testimonia come il linguaggio stia cambiando, senza abbandonare la propria identità locale e culturale. Negli ultimi anni si sta infatti assistendo a un recupero e a una valorizzazione sempre maggiore del dialetto e delle lingue locali. Un trend che non riguarda solo i “senior” - come potrebbe essere scontato immaginare - ma che coinvolge direttamente le nuove generazioni e il mondo dei social. In occasione della Giornata Nazionale del Dialetto che si celebra il 17 gennaio, Wiko ha condotto un sondaggio sui dialetti nella sua community di Instagram. L’idioma locale si rivela essere ancora oggi, nel 2020, un evergreen per il 79% dei rispondenti. E’ la scelta linguistica più immediata quando si parla con gli amici per il 62% del campione. Inoltre l’utilizzo di espressioni locali è premiato anche per la sua efficacia. “Una parola in dialetto vale più di 1000 frasi o sinonimi in italiano”: il 78% dei partecipanti al sondaggio si trova d’accordo con questa affermazione. E cosa accade quando il linguaggio è mediato dall’utilizzo dello smartphone? Il dialetto non sembra subire tentennamenti, conquistando il territorio delle note vocali. Nel 64% dei casi nelle note vocali perché più colorito e spontaneo. Meno semplice invece inserirlo nei messaggi di testo, probabilmente per difficoltà di riportare nella corretta forma scritta le espressioni dialettali.

Sui social, inoltre, il 60% dei partecipanti al sondaggio ha ammesso di utilizzare espressioni dialettali che non sono della loro regione o città. Espressioni più note come quelle siciliane, campane, laziali – e romane nello specifico – sono diffuse su tutta la penisola, generando curiosità e voglia di ammetterle nel proprio vocabolario. Non è un caso che il 37% affermi di integrare il dialetto anche all’interno degli hashtag. Forme come #daje, #jammebell, #scialla, travalicano i confini di città e regioni, accompagnando status, foto e video nei profili social. L’amore per il dialetto, la scelta di fare di questa cifra stilistica la propria caratteristica distintiva ha anche premiato la popolarità e la riconoscibilità di influencer e YouTuber. Il 55% del campione segue abitualmente questi profili divertenti e oggetto di condivisione. Le lingue, troppo spesso accusate di essere in qualche modo corrotte e minacciate dall’era digitale, in realtà stanno dimostrando un’ottima capacità di adattamento ai nuovi media. Il discorso vale quindi, sostiene la ricerca, anche per il dialetto che si sta affermando come linguaggio di "moda” grazie proprio ai social e alla voglia di riscoprire e valorizzare il proprio passato. (red – 14 gen)

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