Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SULLE AMBULANZE I PRIMI
A INCONTRARE LA PAURA

 “Siamo sulla strada buona per battere il virus ma Milano è un territorio complesso, estremamente difficile da controllare. La necessità di preservare la città dal contagio è prioritaria perché se si verificasse qui quello che è successo in contesti con popolazione meno elevata ci troveremmo di fronte a un serio problema gestionale”. Ad affermarlo è il coordinatore tecnico del settore dipendenti di Misericordia Milano, autista soccorritore in questi giorni in prima linea sulle ambulanze del capoluogo lombardo dove si sta combattendo quella che potrebbe rivelarsi, per il nostro Paese, la battaglia decisiva contro il Covid-19. Sembra infatti ormai chiaro che se il virus dovesse sfondare in città, sarebbe una catastrofe non solo per il sistema sanitario regionale, ma per quello dell’intera penisola. Milano è dunque divenuta una "linea del Piave" dove non è consentito fare più un passo indietro. “Di gente in giro per fortuna ce n’è poca – dice il soccorritore -. Finalmente è passato il messaggio di stare tutti a casa: una misura fondamentale. Ho l’impressione che la gente abbia preso coscienza dell'entità della crisi anche se sento dire da alcuni colleghi che soprattutto nei fine settimana ci sono persone che vanno ancora nei parchi pubblici perché non tutti sono recintati o sorvegliati. Ma in questa emergenza, qui come in tutta Italia, il nemico pubblico numero uno sono gli assembramenti. Vedo che mediamente nei supermercati la gente sta a distanza ma il problema fondamentale, quello che può veramente far danno, sono gli assembramenti estemporanei”.

Insomma, anche se sempre di meno, sembra esserci ancora chi non ha timore del contagio. . .

“Sì ma ripeto: sempre di meno. Del resto noi che siamo in prima linea, compresi ovviamente i medici e gli infermieri, ormai abbiamo a che fare quotidianamente con la paura delle persone. Noi soccorritori in particolare siamo quelli che la incontrano per primi e ormai abbiamo capito che prima ancora del coronavirus arriva la paura. La paura di ciò che potrebbe succedere. Il prezzo di una situazione in cui si è spesso sospesi nell’incertezza. Spesso ci troviamo impegnati con persone che hanno altre patologie ma che hanno il terrore del virus e quando arriviamo nelle loro abitazioni queste già si spaventano vedendo ciò che dobbiamo indossare”.

 

Come si svolgono le modalità dell’intervento? “Secondo prassi, la nostra centrale operativa attua un triage telefonico approfondito, facendo quindi già una scrematura tra sospetti Covid e non sospetti. In questo periodo i sospetti sono tanti perché si cerca di filtrare l’invio delle ambulanze che, va ricordato, non sono infinite e soprattutto si cerca di inviarle solo quando sono realmente utili. Allorché la centrale sospetti che al telefono ci possa essere un paziente contagiato dal Coronavirus, veniamo preallertati e quindi prima di salire in casa della persona da soccorrere dobbiamo indossare tutti i presidi previsti: tuta protettiva completa, occhiali, mascherina, due paia di guanti e calzari. Posso capire che la gente si spaventi, perché sembriamo davvero dei marziani. Eppure, nonostante la gravità della situazione scene di panico non ne ho vissute. Forse anche perché a queste persone è già stato spiegato per telefono, dalla centrale operativa, cosa succederà. Quindi sono preparate e collaborative e questo facilita molto il nostro lavoro. Noi ovviamente cerchiamo il più possibile di tranquillizzarle ma non bisogna mai rinunciare ai protocolli di sicurezza. Senza, ripetere, perdere mai il contatto umano”.

Come state a materiale? “Il grosso problema sono le mascherine. È un problema nazionale e noi lo viviamo in prima linea. Parte del nostro staff è impegnato costantemente nella loro ricerca mentre per gli altri dispositivi la situazione è meno grave”.

Cosa vorrebbe dire al grande pubblico? “Che noi operatori del settore ci uniamo alle raccomandazioni del governo: state in casa. Come faccio anche io non appena terminato il turno di lavoro. Questo messaggio è fondamentale che passi”. (17 mar - gds)

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