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Antonia Masanello, il coraggio di una garibaldina

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Antonia Masanello, il coraggio di una garibaldina

Ha vissuto un’epoca che non le apparteneva. Era donna, moglie e madre e allo stesso tempo una combattente. Vestiva i panni di un uomo e un berretto per nascondere i lunghi capelli, cosicché nessuno potesse mettere in dubbio il coraggio della sua anima. Si chiamava Antonia Masanello ed era, prima di tutto, una garibaldina. Sin da ragazzina. Dotata di temperamento audace e spirito battagliero, Tonina aiutava, infatti, i connazionali del Lombardo-Veneto a espatriare in Piemonte per fuggire dal tiranno austriaco. Doveva essere giovanissima, considerato che sul suo certificato di nascita l’anno indicato è il 1833. Il documento, rivenuto da Alberto Espen, bibliotecario e autore del libro “Uomini e territorio fra passato e presente. I primi duecento anni del comune di Cervarese S. Croce (1807-2007)”, ce la restituisce viva dall’oblio della dimenticanza. Non più una figura mitologica, ma un’eroina in carne e ossa, che s’innamora, mette al mondo una bimba e lotta per un ideale con le braccia e con il cuore. Un cuore che deve aver sofferto molto salutando la sua terra natia per non tornarvi mai più e che avrà sanguinato lasciando la figlia in casa di amici per correre da Garibaldi. A Genova, l’amara sorpresa: l’eroe dei due Mondi è già salpato. Il sacro fuoco, però, continua ad ardere. Con il marito trova asilo su una delle navi pronte a raggiungere Marsala. Per salire a bordo “Masenela”, alla veneta, è costretta a camuffarsi da uomo: si spaccia per il cognato, assume l’identità di Antonio Marinello e si arruola nel terzo reggimento della Brigata Sacchi. L’agognato incontro con le giubbe rosse avviene a Salemi, dopo la battaglia di Calatafimi. La vita militare non impedisce a Tonia di farsi onore in battaglia. Imbracciando armi e fucili con lo stesso ardore di un soldato navigato, si guadagna il rispetto di quelli che conoscono la verità. Con i Mille conquista il Regno delle Due Sicilie, espugna la fortezza di Gaeta, dove si sono rifugiati i sovrani borbonici, e punta verso Roma. L’incontro di Teano fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, nuovo Re d’Italia, mette però fine al sogno. L’esercito si scioglie, Antonia ottiene il berretto da caporale e il congedo con onore: si torna alla vita di tutti i giorni. Gli strascichi della guerra, però, sono in agguato: a Firenze l’esile fisico di Tonia non regge le fatiche e la povertà. Il 21 maggio del 1862 “Masenela” perde l’ultima battaglia della sua vita, quella contro la tisi. Nel 1957 le sue spoglie sono trasferite da San Miniato a Trespiano. Nessuno sa che aspetto avesse questa garibaldina: c’è chi dice bionda, chi riccia, chi minuta: l’unica immagine che abbiamo di lei è quella nata dalla fantasia di Piero Perin, artista di Cervarese, scolpita su un tondo di terracotta. Sguardo fiero, sorriso a fior di labbra e capelli al vento: un’amazzone della libertà. La sua, la nostra.

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