Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Le due facce della medaglia
(in attesa di Mario Draghi)

di Giuseppe Perrotta

(19 maggio 2020) Cercare di capire quello che sta succedendo al nostro paese è un esercizio mentale assai complicato. Proviamo a semplificarlo e a farlo con l’umiltà di chi ha una visibilità molto ridotta del puzzle e che deve affidarsi alla fantasia per ricostruire il quadro completo. Con questo limite, mi immagino l’Italia come una medaglia sul verso della quale si muovono alcuni temi e personaggi politici, mentre sul retro si incrociano tutt’altre persone e problemi.
Proviamo ad esaminare il verso. C’è il governo Conte al quale il virus, oltre a dare una boccata di ossigeno, ha messo fra i piedi la situazione ingarbugliata che tutti registriamo. Il rebus, meglio dire il più complicato dei rebus, è quello di far fronte, con pochi reali spicci, ai prossimi mesi che vedono l’incrociarsi di una pesante diminuzione delle entrate con la necessità di sostenere un esercito di disoccupati provenienti per gran parte dal settore del turismo e della ristorazione, uno dei pilastri del paese soprattutto nella bella stagione.
Dietro la raffica di decreti che promettono molti più soldi di quanti non siano in concreto in cassa (e che, probabilmente per questo, sono affidati a centinai di articoli poco chiari e ad una burocrazia visceralmente frenante) c’è la speranza che mamma Europa converta le chiacchere in oro. Nel frattempo si fa debito sotto l’ombrello della BCE, sperando che rimanga aperto. Si campa alla giornata temendo il ritorno del virus ed ancor più quello del populismo che rischia di risorgere a cavallo di uno scontento generale prossimo venturo.
Nel retro campeggia il rapporto con la Germania che sta uscendo dall’epidemia molto più egemone in Europa di quanto non lo sia stata fino a qualche mese fa. Non solo ha potuto affrontare la bufera usando quel surplus che in barba agli accordi europei si era tenuto in tasca, ma si trova, liberata dalla zavorra inglese, a confrontarsi con gli scomodi partner di occidente gravemente indeboliti, Francia compresa. E’ quindi in grado con ciascuno di essi di condizionare gli aiuti dettando le regole del gioco.
Per quanto riguarda noi, ci sta dicendo con il linguaggio ambiguo con il quale fa muovere le istituzioni europee, che non è intenzionata a dare un euro ad un governo cosi debole da essere inaffidabile e in odore di esser travolto dal populismo. Ci dice anche che sarebbe disponibile ad aiutarci se contribuisse allo sforzo anche la nostra ben nota ricchezza privata. Probabilmente ci chiede anche qualcos’altro che io non sono in grado di immaginare ma che è ben presente a chi di noi sta trattando col capitalismo tedesco.
Costui non è certamente Conte e nemmeno Gualtieri o Gentiloni, che interfacciano le istituzioni europee che sono, per dirla alla siciliana, in questo momento dei “pupi”. A mio avviso, e a quello di molti altri, costui non può essere che Draghi che quei signori conosce benissimo e che è probabilmente l’unico italiano credibile ai loro occhi. Quel che gli chiedono, sempre nell’immaginario, è di presentarsi con un pacchetto che comprenda un accordo, dotato di garanzie, fra il PD, i berlusconiani di varia foggia, Renzi compreso, e la lega che vada all’appuntamento con lo scalpo di Salvini. Una base forte in grado di supportare una patrimoniale. Una impresa non facile per il nostro uomo, ma comunque possibile ed in ogni caso necessariamente propedeutica ad una sua futura presidenza della repubblica. Speriamo che ce la faccia. Deve presentarsi loro con queste credenziali e trattare il finanziamento dell’Italia contro chissà quali contropartite industriali o finanziarie. Queste sono le cose che si muovono sul retro e sul verso della nostra medaglia.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)