di Paolo Pagliaro
(18 giugno 2020) Con disciplina e onore, come richiede l’articolo 54 della Costituzione, negli anni di tangentopoli Franco Bernabè ha condotto l’Eni, gigante energetico di proprietà dello Stato, fuori dalla palude della corruzione e del clientelismo.. I commensali al banchetto delle prebende e delle tangenti non gliel’hanno mai perdonato e per anni Bernabè è stato nel mirino loro e dei loro giornali. Poi l’eterno ragazzo di Vipiteno è stato due volte alla guida di Telecom, è stato nel cda della più grande società petrolifera cinese, e oggi è presidente di Cellnex, il primo operatore indipendente di telecomunicazioni in Europa. Questi brevi cenni biografici sono un incentivo a leggere la storia di quarant’anni di capitalismo italiano, che Bernabè ha scritto con Giuseppe Oddo e Feltrinelli ha pubblicato con il titolo “A conti fatti”.
E’ un bilancio che parte dagli anni della formazione tra Torino e Portland, dove Bernabè tra le tante cose impara quanto sia decisivo nella democrazia americana il principio del bilanciamento dei poteri, sconosciuto in Italia. Poi ci sono i corsi estivi di matematica temuti a Urbino da Bruno De Finetti, dove nasce la frequentazione con Mario Draghi. Dopo gli impieghi all’Ocse e all’ufficio studi della Fiat, c’è il passaggio all’Eni e l’impegno per lo smantellamento di un apparato di potere, quello delle partecipazioni statali, che si autoriproduceva da decenni. Lì Bernabè può contare sull’appoggio di un riformatore come Giuliano Amato, del cui contributo alla modernizzazione dell’Italia qualcuno finalmente ci restituisce memoria. Poi ci sono Telecom, impresa impossibile, e le altre tappe di una carriera che non sembra conclusa. Della Cina, che ha frequentato a lungo, Bernabè dice che non va identificata con il partito comunista ma con i valori millenari dell’armonia, del rispetto e del merito, Di se stesso l’autore racconta l’indispensabile. Dice tra l’altro che se vuole vedere qualcuno, preferisce prendere un appuntamento perché gli incontri casuali finiscono sempre con qualche richiesta inopportuna.