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Italiani all’estero e referendum: virus, tempi stretti e diritti a rischio

Il tempo stringe e il virus corre: la partecipazione degli italiani all’estero alle  imminenti votazioni referendarie del 20-21 settembre sulla riduzione del numero dei parlamentari è, ora come non mai, in discussione. Eppure è un appuntamento importante per gli italiani nel mondo: la posta in gioco è il taglio dei parlamentari eletti oltreconfine.  Con la riforma i deputati eletti nella Circoscrizione Estero diventano otto anziché dodici mentre quattro saranno i senatori, non più sei. Me è un referendum  che arriva quando ancora c’è una pandemia in corso e “gravi problemi in America come in Sudafrica”. “Votare però, è un inalienabile diritto di ogni cittadino e non esiste norma che può imperdire il voto”. Gli ostacoli quindi vanno superati. Da dove partire? Da una corretta e diffusa comunicazione. Una comunicazione chiara, forte, coesa che faccia capire “che non si tratta di tagliare solo i costi della politica”. Di questo, e non solo, si è parlato oggi pomeriggio nell’assemblea  - in videoconferenza - voluta dal Consiglio generale degli italiani all’estero per discutere i contenuti del referendum.

SCHIAVONE “Si avvicina la date delle votazioni referendarie del 20-21 settembre sulla riduzione del numero dei parlamentari -  ha detto il segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero, Michele Schiavone – il Cgie è consapevole che, per la ristrettezza dei tempi che ci separano dal voto, è necessario che anche i Com.It.Es. e le associazioni italiane all’estero compiano uno sforzo straordinario per informare le comunità italiane all’estero sul contenuto del referendum costituzionale confermativo sul quale le elettrici e gli elettori dovranno esprimersi per corrispondenza – prosegue Schiavone -. La partecipazione al voto è un diritto costituzionale e le istituzioni devono assicurarlo nel miglior modo possibile”. Certo va ricordato che a causa del coronavirus non sono poche “le difficoltà della rete dipolmatico consolare” , come pure quelle "legate alla corrispondenza”, ha aggiunto Schiavone che ha annunciato che è in programma nei prossimi giorni un incontro con il Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Ricardo Merlo  e  con il Direttore generale per gli italiani all'estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali. “Dilazionare i tempi e mettere tutti gli elettori in condizione di votare sono le garanzie che chiediamo” dice Schiavone. “E’ necessario avere un’ idea organizzativa forte, bisogna calibrare gli interventi, lavorare su quanto oggi è già deciso. Il Cgie dovrà prendere una decisione e le nostre proposte dovranno essere rispettate” .A proposito del referendum in materia di riduzione del numero del parlamentari Schiavone ha invitato a riflettere “non solo sui  numeri e i tagli ma anche sul profondo cambiamento a cui andrà incontro la rappresentanza”. “E’ necessario fare una informazione diffusa che oggi però non si vede, bisogna informare i connazionali  sul contenuto e gli aspetti del referendum”.

LE SCADENZE E I DUBBI E’ stata fissata al 20-21 settembre la data del referendum confermativo popolare, originariamente indetto per il 29 marzo, che vedrà coinvolti anche i cittadini italiani residenti all’estero. Gli italiani all'estero iscritti nelle liste elettorali, possono votare per posta oppure possono scegliere di votare in Italia presso il proprio comune di iscrizione elettorale, comunicando per iscritto la propria scelta al Consolato entro il 28 luglio. “Ma quanti connazionali ne sono a conoscenza?” si chiede qualche consigliere. “La partecipazione al referendum  sarà scarsissima se non addirittura inesistente. Le difficoltà sono oggettive. Ci sono tempi stretti e problemi con le spedizioni" avverte un altro rappresentante del Cgie. Che la soluzione sia invitare tutti  all’astensione?  È una delle opzioni discusse che potrebbe essere adottata per “dare un segnale forte” .  Altri consiglieri hanno parlato del referendum come di  “una sfida”: “Vogliamo votare, partecipare e andare avanti. Lottare per i nostri diritti”.  Tuttavia c’è  chi ha fatto notare: “Ci sono problemi organizzativi e poco tempo a disposizione. Il voto all’estero sarà totalmente imparziale”. Quindi c’è chi si è posto la domanda: “E’ più pericoloso il virus o il virus della politica?”

 IL DIBATTITO A dare il via al dibattito Luigi Billè, consigliere Cgie in Gran Bretagna che ha sottolineato  che “i veri ambasciatori dell’Italia sono gli italiani all’estero che rappresenetano il 6% del Pil” e  ha espresso non pochi dubbi sulla rappresentanza degli eletti all’estero: “Non sarebbe meglio rafforzare Comites e Cgie?”. Per il vicesegretario generale del Cgie Silvana Mangione è necessario “votare contro” il taglio dei parlamentari perché “aggiunge un' offesa a un insulto” . Mangione ha sottolineato e ricordato “il valore del Cgie” e il valore della “rappresentanza di cui abbiamo diritto noi italiani all’estero”.  “Nulla deve impedire l’esercizio del nostro diritto di voto. Dobbiamo muoverci e pensare anche a un dopo referendum e fare le nostre richieste per la futura legge elettorale. Votare contro e impedire il taglio dei parlamentari eletti all’estero  è la prima cosa da fare. Votare - ha continuato Mangione - è un inalienabile diritto di ogni cittadino”.  “Dobbiamo riflettere su cosa succederà dopo, valutare i passi da compiere dopo l’esito del referendum – ha detto la consigliera Silvia Alciati, in collegamento dal Brasile - ma se vogliamo avere uno spazio e una rispettabiltà  dobbiamo conquistarla ora. Siamo in un momento di difficoltà, avremo la più bassa partecipazione: la posta nei nostri Paesi non  funziona. Forse qualcuno punta proprio sul fatto che noi dall’estero non siamo pronti per votare e sa che non ci sarà una partecpazione numerosa”.    “Verranno violati i  diritti dei connazionali all’estero  - il monito arrivato da Vincenzo Arcobelli, rappresentante negli Usa per il Consiglio Generale degli Italiani all'estero  -  molti  non avranno la possibiltà di votare per questo referendum, specie  in zone come il Sudafrica o in Sudamerica dove la pandemia sta generando gravi difficoltà - se non si ha la possibiltà di votare la Costituzione viene violata. Oggi è necessario fare una  comunicazione seria e precisa  e difendere i nostri diritti e doveri”. Tra i numerosi interventi quello di un altro esponenete del Cgie, Vincenzo Mancuso, che ha lanciato un appello:” Serve una maggiore coesione e collaborazione tra  gli eletti all’estero. Bisogna ragionare sull’importanza effettiva della  rappresentatività”.  Anche per Franco Papandrea, consigliere CGIE per l' Australia e la Nuova Zelanda il referendum rischia di registare una “bassissima partecipazione” all’estero oltre “al fatto che andrebbe chiarito che una cosa è il taglio del numero dei parlamentri altra cosa è il taglio dei parlmentari eletti nella circoscrizione estero”. È necessario dunque comunicare  e informare “anche attraverso radio e tv”. “Che misure informative ha messo in campo il Maeci? Quale sarà la posizione del Cgie ?” si è chiesta invece la consigliera Maria Chiara Prodi. Un invito all’unità, alla solidarietà e alla collaborazione è arrivato invece da Marcelo Carrara: “Gli italiani all’estero devono essere una squadra, ora dobbiamo fare squadra”.  “Visti i tempi stretti bisogna puntare sull’essenziale: serve un grande appello del  Cgie”, l’invito arrivato, infine, dal consigliere Norberto Lombardi.

I PARLAMENTARI All’assemblea hanno preso parte anche alcuni parlamentari eletti all’estero: Massimo Ungaro di Italia  Viva, Fucsia Nissoli di Forza Italia e Francesca La Marca e Angela Schirò del Partito Democarico. Ungaro – che ha invitato a mettere da parte "inutili e sterili polemiche" - ha ricordato l’avvio dei lavori per l’istituzione di una commissione parlamentare bicamerale per le questioni degli italiani all’estero che “verrà alla luce nell’estare 2021 e sarà necessaria per avere una rappresentanza più incisiva” . “E’ nostro diritto, parlo anche da italiana all’estero, avere una rappresentanza - ha detto Schirò – dovremo fare il possibile per informare i cittadini su questo referendum. Capisco i dubbi e le perplessità emerse oggi”. Nissoli si è detta sicura che vincerà il sì: “Alla gente non interessa avere parlamentari in più. È necessario ora capire la vera effiacacia degli eletti all’estero. Bisogna essere onesti con gli elettori. Anche a questo referendum voteremo con un metodo obsoleto e costoso - ha aggiunto Nissoli -poteva invece essere la giusta occasione per sperimentare il voto elettronico. Ma da anni sento solo parole, parole, parole”. La Marca ha invitato tutti  a mettere da parte le polemiche: “Non stiamo facendo squadra come invece dovremmo. Tutti sanno che gli eletti all’estero si sono mossi e si sono espressi contrariamente al taglio del numero dei parlamentari all’estero. Ci siamo dichiarati contrati  anche andando contro la linea dei nostri partiti. Sono stati i 5 Stelle a volere questo referendum e il Pd in questo caso ha perso un’ occasione. Ma è una battaglia loro. Unendo le forze – ha continuato La Marca -  è possibile cambiare le cose ma i tempi sono stretti. Nessuno di noi voleva abbianare il taglio dei parlamentari con il taglio dei parlamentari all’estero.  Ora dobbiamo puntare sulla comunicazione e pensare alla diffusione di un messaggio perché dall’estero arrivi un ‘no’ forte e chiaro”. (PO / Gil – 25 lug)

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